Disco

L’atto di amore di Waters per “Dark Side”

La versione solista del leggendario album dei Pink Floyd sorprende e non sfigura nel confronto con il capolavoro del 1973
Il tono è ovunque cupo, profondo e ricco, con tempi rallentati. Ridotti gli strumentali, più spazio a poesia e filosofia
– Il remale sottolinea la grandezza di “Dark Side”, piuttosto che sfidarla. E si rivela un modo potente e commovente per un artista più anziano di interagire con il proprio io giovanile
Copertine a confronto

Quando Roger Waters annunciò che avrebbe ri-registrato come album solista Dark Side of the Moon, pietra miliare dei Pink Floyd, sembrò l’idea più egoistica che una rockstar avesse mai avuto. Sarebbe come se Paul McCartney avesse voluto rifare Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band senza fastidiose intromissioni di John, George e Ringo, o se Lindsey Buckingham avesse deciso che per migliorare Rumors sarebbe bastato cancellare il resto dei Fleetwood Mac e cantare e suonare lui stesso tutte le parti.

Roger Waters, un uomo che raramente si sottrae alle controversie, sapeva chiaramente come questo progetto sarebbe stato accolto. Mentre entra nel penultimo film epico dell’album, Brain Damage, lo senti mormorare: «Perché non ri-registriamo Dark Side?». Per poi emettere una risatina spontanea anticipando la reazione: «È impazzito!».

Roger Waters, 80 anni

Eppure, l’ultima follia del burbero e scontroso ottantenne non è proprio da buttare nel cestino. Tutt’altro. Si badi: la versione solista di Waters del capolavoro prog rock dei Pink Floyd del 1973 (ancora il quarto album più venduto di tutti i tempi) non è certamente un miglioramento rispetto all’originale. Cerca, tuttavia, di esserlo. È una operazione per certi versi simile a quella che gli U2 hanno fatto con Song of Surrender: un adattamento di canzoni storiche ai tempi di oggi. Come avrebbero scritto quelle canzoni oggi i sessantenni Bono e The Edge? La stessa domanda sembra porsela Waters. Con risultati notevolmente migliori rispetto ai suoi colleghi irlandesi.

«I ricordi di un uomo nella sua vecchiaia sono le azioni di un uomo nel suo periodo migliore», sono le prime parole che sentiamo pronunciate, con Waters che prepara il suo stallo adattando l’intro strumentale Speak To Me per accompagnare i testi di un Pink Floyd precedente (Free Four da Obscured By Clouds del 1972). Con la sua voce roca che porta con sé il peso spezzato di ognuno dei suoi anni sulla terra, Waters utilizza efficacemente il modello della sua più grande opera per riflettere sulle sue preoccupazioni dall’altra parte del telescopio del tempo.

Con i suoi battiti cardiaci di apertura e chiusura, c’è un arco implicito incorporato nell’originale che trasporta gli ascoltatori in un viaggio dalla nascita alla morte, alle prese con alcune delle grandi domande dell’esistenza. Waters sembra seguire il solco segnato da Leonard Cohen nell’album-testamento You want it darker, recitando come il poeta di Hallelujah brani di nuovi testi poetici che evocano visioni da incubo della battaglia tra il bene e il male, la guerra e la pace, Us and Them, affrontando tematiche filosofiche.

Il tono è ovunque cupo, profondo e ricco, con tempi rallentati (aggiungendo cinque minuti al tempo di esecuzione di 42,50 dell’originale), arrangiamenti adattati per violoncelli, archi vibranti e chitarre acustiche dai toni morbidi, con un organo davvero eccezionale. Tastiere e pianoforte hanno un ruolo di protagonista, mentre la lap steel guitar, il theremin e una voce femminile solitaria contribuiscono con note alte spettrali.

Ovviamente è assente la sensazione di una band che suona insieme a piena potenza. A volte può sembrare quasi scortese il modo in cui Waters s’intromette prepotentemente in posti dove ci si aspetta di sentire la chitarra solista di David Gilmour librarsi verso l’etere. L’originale dei Pink Floyd presenta lunghi passaggi strumentali per consentire all’immaginazione di fare il proprio lavoro, mentre il remake lascia molto meno all’interpretazione dell’ascoltatore. Waters ha cose da dire su un mondo in cui le probabilità di vita sono sfavorevoli per i poveri, gli umili ed i pacifici. E sembra preoccupato che i 45 milioni di copie dell’album originale già nel mondo non esprimano abbastanza chiaramente i suoi punti di vista. 

Pacifista da sempre (sebbene con modi un po’ aggressivi di trasmettere il suo messaggio), la sua schiettezza spesso lo mette nei guai, e attualmente è nuovamente coinvolto in accuse di antisemitismo che ha negato con forza. I fan dei Pink Floyd non dovrebbero lasciarsi distrarre dal lavoro offerto: una svolta elegiaca su un classico adorato fatto con amore, che offre genuino piacere musicale e un argomento lirico chiaramente affrontato per rilanciare l’idealismo di fronte alla povertà dei valori e all’estrema futilità della vita.

Anche in questa versione decisamente più pessimistica, le torri gemelle di Brain Damage ed Eclipse offrono ancora la conclusione più epica di qualsiasi album nella storia del rock. Ed è difficile non essere d’accordo con Waters mentre mormora, con soddisfazione finale: «Non è tutto buio, vero?». 

Questo è un album che sottolinea la grandezza di Dark Side, piuttosto che sfidarla. All’inizio ero scettico, ma il remake attento e amorevole di Roger Waters si è rivelato un modo potente e commovente per un artista più anziano di interagire con il proprio io giovanile. Le emozioni sono diverse, ma sono emozioni. 

4 Comments

  • Giorgio Ottobre 8, 2023

    Va bene tutto, ma oggettivamente un album noioso non molto emozionante e direi se non inutile superfluo.Detto ciò Waters rimane un pilastro nell’ ambito musicale.

  • Bruno Madeddu Ottobre 9, 2023

    Recensione scritta con amore e gratitudine per uno dei più grandi artisti del 900, grazie!

  • Paolo Ottobre 14, 2023

    Io son comunque riuscito a commuovermi: ok, non c’è la potenza della band, non c’è l’argento delle capacità giovanili…I migliori anni sono passati…Ma c’è un’immensamente triste consapevolezza che esce cupa e potente, addirittura da generare un senso di pietà per Rogers…Bravo infine a chi ha scritto la recensione

  • Roger Ottobre 15, 2023

    Lavoro misero, Roger doveva lasciare stare questo capolavoro firmato Pink Floyd.
    La vecchiaia fa brutti scherzi.
    Comunque rimane sempre il mio idolo di sempre.

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