– Quanto vale? E chi potrebbe partecipare a una gara pubblica per organizzarlo? Le ipotesi che circolano e le prospettive
L’“affaire Sanremo” vale intorno ai 70/80 milioni. Cinque e mezzo dei quali entrano nelle casse del Comune della Città dei fiori (di cui 2,3 vengono stornati per pagare l’affitto del Teatro Ariston). Poi c’è la struttura organizzativa per mettere in piedi la baracca che ha un costo di 20 milioni circa. Il tutto a fronte di un incasso di 54 milioni, quello registrato lo scorso anno, che con Amadeus è cresciuto di edizione in edizione.
La posta in gioco merita quindi una puntata nel caso in cui venisse confermata la sentenza del Tar ligure che stabilisce che il Festival venga affidato attraverso una gara pubblica. Da Mediaset, che non ha mai nascosto le sue ambizioni festivaliere (ci fu anche un tentativo di imitazione abortito con Mike Bongiorno), a Sky, forte della capacità di organizzare grandi eventi come successo con la finale di X Factor a Napoli, o alla Warner, potenzialmente interessata a portare il festival sul Nove per “ridarlo”” ad Amadeus, sarebbero in tanti ad avere le carte e le casse in regole per poter gareggiare con la Rai. E sono tutte le ipotesi che si stanno prospettando in questi momenti.
C’è chi punta su un fattore legato alla tradizione: è la Rai che da 74 anni cura l’evento e il Comune – nonostante qualche volta abbia minacciato di rompere il contratto – non ha interesse a mettere il prezioso giocattolo in mani esperte. «Sarebbe più comodo continuare con la Rai, perché ormai la macchina è rodata, ma se la legge dice che si deve cambiare, noi cambieremo», commentato infatti il sindaco Alessandro Mager, al suo primo Festival. Che, però, aggiunge: «Di sicuro il Festival è uno spettacolo talmente ambìto, visto che genera enormi profitti a partire dalla pubblicità, che in futuro magari più network potrebbero avanzare una manifestazione di interesse. E così lo spettacolo addirittura alla fine potrebbe uscirne migliorato. Dove c’è concorrenza, io non vedo mai negatività». Già, perché la gara pubblica potrebbe far alzare il prezzo e aumentare l’introito per le casse dell’amministrazione pubblica.
Senz’altro la sentenza dei magistrati è pesante per la Rai che ha nel Festival la sua corazzata e dai cui incassi dipendono gran parte degli stipendi dei lavoratori dell’azienda; tuttavia, potrebbe avere effetti benefici sulla rassegna canora. L’ingresso di un nuovo partner potrebbe portare una ventata di novità in una manifestazione paludata, sempre uguale a se stessa, dove la musica è sottomessa alle esigenze di promozione televisiva.