– L’ex Take That è una scimmia nel film “Better man” che racconta l’ascesa, la caduta e la rinascita del cantante di “Angels” e “Feel”. Nelle sale italiane dal primo gennaio 2025. «Io sono uno che è stato dipendente dalle droghe, dal sesso, dalla televisione, dal computer e dal cibo. Ora ho smesso con tutto, ma il problema del cibo resta»
– E, con grande sincerità, confessa: «Non l’ho fatto perché altri potessero riconoscersi nelle mie fragilità, l’ho fatto perché serve alla mia carriera». E ancora: «Nel 1984 a Sanremo ero strafatto, non ricordo nulla. Adesso vorrei tornarci». Sarà in concerto il 17 luglio allo Stadio Nereo Rocco di Trieste
Ospite internazionale durante la finalissima di X-Factor 2024 in piazza Plebiscito a Napoli, Robbie Williams spera adesso di essere invitato anche al prossimo Festival di Sanremo. Anche perché in ballo c’è il suo biopic Better Man, diretto da Michael Gracey e dal primo gennaio al cinema con Lucky Red.
Sul palco dell’Ariston si tratterebbe di un ritorno. Era il 1994 quando Robbie Williams irruppe al Festival con i Take That, richiamando migliaia di ragazzi provenienti da tutt’Italia: «Ero strafatto, e chi se lo ricorda», dice la popstar che tuttavia non dimentica «l’energia e il calore dei fan».
Better Man racconta l’ascesa, la caduta e la rinascita del cantante di Angels e Feel. «Il mio corpo è da sempre fonte di disagio mentale per me, perché ho dovuto lottare con il mio peso», rivela. «Io sono uno che è stato dipendente dalle droghe, dal sesso, dalla televisione, dal computer e dal cibo. Ora con le droghe, con l’alcol e il sesso ho chiuso. Ma il problema del cibo resta, mi ha fatto sviluppare una nevrosi che mi accompagna ancora oggi. Per me il corpo è causa di grande dolore e vergogna, anche se oggi sono “stramaledettamente” sexy».
L’artista non ha fatto questo film per altruismo: «Non voglio attribuirmi il valore di poter essere terapeutico per qualcuno. Io l’ho fatto perché serve alla mia carriera», dice Williams. Che ammette: «Io sono uno che per professione cerca attenzione, laddove non mi si dà io non esisto. Ho fatto Better Man per attirare l’attenzione su di me, poi se le persone si rivedono in questa storia mi fa stare bene, ma non è questo il mio obiettivo», confessa in tutta la sua schiettezza.
Robbie sceglie una scimmia per raccontare la sua vita sulle montagne russe, tra le luci della fama e l’oscurità delle dipendenze. «Nel film mi vedete con le sembianze di una scimmia per mostrare al pubblico come Robbie vede se stesso», spiega, sottolineando come «oggi ci siano così tanti biopic “ripuliti”». «Ci siamo stancati di vederli!», si lamenta. «Il nostro non è ripulito, anche in quei momenti in cui forse avrebbe dovuto esserlo. E questo ci dà un’unicità per vedere il film». Per il cantante «non è stato un problema spiegare chi sono con la massima sincerità e non trovo che sia insolito farlo». Il regista «si è trovato a lavorare con una figura pubblica che era fin troppo disposta a condividere, anche fino all’eccesso, le parti positive e negative. Le persone riconoscono l’autenticità perché che è qualcosa che ricerchiamo disperatamente e che non ci viene rimandata dai media così come vorremmo».
Better Man per Williams non è soltanto un biopic, è una liberazione: «Io ci ho messo la mia autenticità e il desiderio di condividere tutto di me, è stato liberatorio», ammette. «Se non dovesse essere un successo si andrà giù di terapia».
Uno sforzo niente male, girarlo. Come nella scena da musical a Regent Street con Robbie e i (finti) Take That. «Un anno e mezzo di preparazione solo per quel pezzo, la strada chiusa per noi, 500 ballerini, il bus a due piani. E al momento delle riprese muore la regina», racconta il regista Michael Gracey. «Dieci giorni di lutto, l’assicurazione non paga per la scomparsa di una sovrana. Così abbiamo dovuto trovare nuovi fondi e aspettare cinque mesi».
Intanto Robbie gironzola in Italia: ci tornerà il 17 luglio allo Stadio Nereo Rocco di Trieste, unica tappa del tour nella penisola.