Disco

La “Ricotta salata” doc di Alfio Antico

Il “live” registrato in Basilicata per il ventennale di “Anima ‘ngignusa” diventa un disco in vinile colorato in edizione limitata e dal 12 giugno sarà su tutte le piattaforme digitali. Cinque inediti, fra cui la title-track capolavoro, in un album che è la «narrazione di un frammento della vita» dell’artista lentinese e il racconto di un’amicizia nata vent’anni fa tra quattro ex ragazzi: Alfio Antico, Raffaele Brancati, Paolo Sorge e Amedeo Ronga

Fu attorno a una tavola, fra bicchieri di Chianti, formaggi e insaccati, discutendo di progetti musicali, che Raffaele Brancati buttò giù la proposta: «Perché non registriamo un album? Conosco la persona giusta con cui realizzarlo». Alfio Antico, percussionista lentinese, e Amedeo Ronga, contrabbassista napoletano di stanza in Toscana, si trovarono immediatamente d’accordo con il sassofonista compagno d’avventure in improvvisati concerti nel Chiantishire. «Dai, facciamolo!».

Correva l’anno 2000. La “persona giusta” era Luigi Esposito, direttore artistico di un jazz club di Matera, città nella quale Brancati aveva frequentato il Conservatorio, partecipando all’Orchestra per musicisti non residenti formata con fondi Unesco. L’Onyx, etichetta jazz che aveva in catalogo dischi di Bruno Tommaso, Nicola Arigliano e Paolo Fresu, e che portava avanti studi sulla civiltà e la cultura rurale, apre le porte al trio. 

«Non avevamo dubbi sullo stile e sul repertorio, ma sul metodo» spiega Brancati. È con l’inserimento del chitarrista jazz Paolo Sorge che l’immaginario poetico prende forma e si realizza in Anima ‘ngignusa. È un disco d’istinto, certificazione gioiosa di un’identità trovata e lungamente cercata. 

Da sinistra: Alfio Antico, Amedeo Ronga, Paolo Sorge e Raffaele Brancati sulla terrazza panoramica di Spinoso

Vent’anni dopo quei quattro ragazzi, chi con qualche capello in meno e chi con una chioma imbiancata, si sono ritrovati sullo stesso luogo del delitto: Matera. Richiamati proprio da Luigi Esposito, la “persona giusta” che aveva consentito loro di pubblicare il primo album, sul quale si accesero le luci del Premio Tenco con una serie menzioni speciali. E lì, in Basilicata, tra un laboratorio a Spinoso e un concerto nel chiostro dell’Abbazia San Michele Arcangelo a Montescaglioso, è cominciata a serpeggiare un’idea. Che, davanti a un bicchiere di Aglianico del Vulture e un piatto di orecchiette con peperoni cruschi, si è andata a concretizzare in un nuovo progetto: Ricotta salata, disco in vinile che documenta il concerto che Alfio, Amedeo, Paolo e Raffaele hanno tenuto il 9 settembre 2021 all’Abbazia di Montescaglioso. 

La copertina del disco

«Un disco che io paragono a un libro, da conservare gelosamente per poterlo riascoltare e sfogliare», commenta Gigi Esposito, il “deus ex machina” del progetto. «Un vinile che contiene non soltanto le musiche, i tamburi, i canti di un concerto dove la musica popolare si fonde con il jazz e la classica, ma un vinile che contiene un quaderno di appunti con immagini e la trascrizione delle narrazioni di Alfio, riportate testualmente così come lui le ha raccontate. L’atmosfera di serenità di quei giorni ha spinto Alfio a raccontarsi, aprire un dialogo intimo con i presenti che in quel momento era parte della sua famiglia. Il suo voler raccontare ogni brano si è trasformato in una narrazione di un frammento della sua vita trascorsa nella sua amata Sicilia, a Lentini. È un disco che riesce a trasmettere umanità in un mondo che ha bisogno di umanità».

Ricotta salata adesso è uscito in vinile colorato, pubblicato in cinquecento copie numerate in attesa di entrare dal 12 giugno in tutte le piattaforme digitali. Una confezione davvero lussuosa, come si facevano una volta gli Lp, con libretto fotografico, testi narrati e undici tracce. Quattro sono versioni “live” e riarrangiate di brani di Anima ‘ngignusa, ovvero: la delicata ballata Lettera d’amuri, accompagnata in punta di piedi dalla band, FrasturnatuIntro Pensa e ripensa e la stupenda Desiderio e serenata, correggendo così l’errore di trascrizione su Anima ‘ngignusa, dove appare con il titolo “Desiderio essere nata”. È la corrispondenza tra i genitori di Alfio, quando ancora erano segreti fidanzati, ai quali era vietato incontrarsi perché i nonni materni erano contrari. «Mi colpì una frase» ricorda il lentinese. «Mia madre scriveva: “Caro amato mio Turillo. Sono qua seduta sullo scalone della mia casa che tu conosci bene quando ogni tanto vieni a prendere gli ordini del massaro Puddu”». Da lì nasce il dolce ritornello della canzone: “Vorrei essere una pietra del tuo scalino Dove ogni giorno ti poggi a sedere”. 

«Sono lettere bellissime», continua il percussionista. «Oggi non esiste più la scrittura. Una volta, quando uno si spogliava per andare a letto, scriveva ciò che aveva nell’animo. Oggi, invece, con i telefonici tattatatata, ci stiamo allontanando dal dialogo, dal sorriso».

Altri due brani sono già stati pubblicati: Lu munnu, canzone classicheggiante metà in siciliano metà in greco apparsa su un album dell’artista greca Sofia Mavrogenidou, autrice delle musiche, e la poetica ballata d’amore La foglia, già contenuta nella raccolta Supramari, qui in una straordinaria versione ai limiti del tango.

Infine, cinque inediti. «Nati in quei giorni trascorsi in Abbazia», racconta Amedeo Ronga. «Ci trovavamo a suonare, discutere e ragionare in un grande salone sotto un antico affresco di San Michele Arcangelo che, con la sua spada, sembrava ammonirci minaccioso: “Fate le cose a posto”». Ed è stato così. 

Il brano che dà il titolo al disco è un vero capolavoro. Nelle musiche, nel testo e nell’interpretazione. Alfio Antico si conferma un istrione travolgente, un attore nato, improvvisando un testo divertentissimo: «Di dove sugnu? Sugnu da ricotta salata». «Perché la ricotta salata è meravigliosa, è Mediterraneo. Il sapore, la ricchezza dei sapori della creatività di un cibo povero. Perché ricotta salata e scarola cruda, quella tenera, e due gocce di olio e una cipolla fresca e un pane di casa e hai un pranzo meraviglioso. Il mondo è meraviglioso, purtroppo l’uomo lo disprezza e spesso è il meridionale stesso a disprezzare i valori di questa terra». Il brano suona come un blues del deserto, ed ha una chiusa tenorile sorprendente. 

Tutti i protagonisti della registrazione nel Chiostro dell’Abbazia di Montescagliso. In prima fila, con il cappellino, il deus ex machina Luigi Esposito

Altro inedito di grande impatto, non a caso primo singolo in digitale, è l’iniziale Fauno, basato su una pregevole composizione di Carmelo Zaffora: comincia con le dita di Alfio Antico che martellano e raschiano il tamburo a cornice, voce recitante prima, pastore urlante poi, infine seducente fauno mentre i musicisti dirottano la canzone verso un jazz d’atmosfera. «Alla registrazione hanno partecipato anche le campane dell’Abbazia», sorride Amedeo Ronga. «Si sentono nel finale e sembra voluto. Invece è stato un caso, come se gli spiriti dei monaci benedettini avessero voluto mettere la loro firma sul disco a mo’ di approvazione».

È una improvvisazione su una filastrocca della tradizione Tilochi Tilochi, mentre con Ricciulinedda Alfio lascia il mondo bucolico per trasferirsi sulla riva del mare e descrivere l’amore di una ragazza per un pescatore che però “puzza di pesce”. Treno a vapuri, infine, è un pezzo di virtuosismo del dio tamburo nel quale imita il «ciù ciù ciù pum ciù ciù» della vecchia locomotiva che sbuffava fumo. Gucciniano? È un brano strumentale, la risposta è nelle dita di Alfio.

Ricotta salata è la narrazione di un uomo, di un artista, che «dovrebbe essere riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’umanità», come disse Carmen Consoli. Ed è il racconto di un’amicizia fra quattro ex ragazzi: Alfio Antico (voce e percussioni), Raffaele Brancati (sax soprano, clarinetti e flauti), Paolo Sorge (chitarra) e Amedeo Ronga (contrabbasso), tutti valenti musicisti capaci di muoversi con estrema abilità fra jazz, classica e suoni ancestrali. Se Alfio Antico è la ricotta salata, loro sono i rigatoni con pomodoro e melanzana fritta per un disco che si gusta come una Norma.

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