La band di Leicester sembra essere rinata dopo l’espulsione del frontman Tom Meighan. Il nuovo album The Alchemist’s Euphoria è sorprendente per varietà di soluzioni sonore. «Questa band può andare davvero in qualsiasi direzione possibile», afferma il leader Sergio Pizzorno. Il gruppo atteso in concerto all’Alcatraz di Milano il prossimo 16 ottobre
Se la cittadina inglese di Leicester è conosciuta nel mondo lo deve alle imprese di due italiani. Il romano e romanista Claudio Ranieri che ha condotto la squadra delle foxes (le volpi che campeggiano nello stemma) dalla serie B alla vittoria della Premier League. E Sergio Pizzorno, sangue genovese e fede genoana, che ha fatto dei Kasabian la nuova “big thing” del rock inglese. La band di Leicester, complice una ascesa rapidissima nella scena musicale mondiale, si è presa di forza la leadership del britpop lasciata vacante dagli Oasis, dopo il burrascoso divorzio dei fratelli Liam e Noel Gallagher. Una conquista portata avanti a colpi di potenti hit che in meno di dieci anni di vita artistica hanno spianato la strada al gruppo di Pizzorno.
A differenza dei loro ex rivali Oasis, i Kasabian hanno avuto il coraggio di sperimentare, creando un suono originale che disegna scenari emotivi, fatti di accenti epici e abbondante pathos “albionico”. Più quelle melodie oblique che hanno fatto da architrave a tutto il rock inglese fin dai tempi di XTC o Stone Roses. E ancor più chiaramente al centro del progetto sonoro di formazioni faro come i Blur, per non risalire alla “preistoria” dei baronetti di Liverpool, i Beatles. Ma con diverse aggiunte: un largo spazio alla musica elettronica, da quella più tirata in clima rave party fino alle atmosfere electro-pop, a qualche reminiscenza hard rock stile Led Zeppelin, e ancora frammenti di psycho-soul quasi come prelevati dagli anni Sessanta e frullati in una macchina del tempo.
Il successo dei Kasabian si è basato sulla coesione fra lo sperimentatore Pizzorno e il carisma del frontman Tom Meighan, l’uno complementare dell’altro. Insomma, tutto l’opposto di quanto avveniva negli Oasis. Ma, alla fine, anche nella band di Leicester è stata contagiata da quel virus litigarello che serpeggia nel Brit Pop, forse lo stesso che colpì i Beatles. Due anni fa, infatti, Meighan fu espulso dal gruppo per aver aggredito la sua fidanzata. «Non potevano più lavorare con lui», dissero i suoi ex compagni. Quella separazione che poteva segnare la fine per i rocker laici del Leicester si è trasformata in un nuovo inizio.
Il cambio di formazione sembra aver rafforzato i Kasabian. Il loro settimo album The Alchemist’s Euphoria è il loro lavoro più vario dal punto di vista sonoro e, a volte, il migliore degli ultimi anni. Pizzorno vola fuori dalle trappole per dimostrare di essere l’uomo perfetto per guidare la band. “Portami in un momento in cui tutti possiamo credere, chiudi la porta sulla strada se te ne vai”, canta nel brano d’apertura Alchemist. La successiva Scriptvre è più grande e più audace, una dichiarazione cinematografica piena di fiducia. Inizia con un rap prima di colpire un riff semplice ma efficace che porta al coro pesante. In Rocket Fuel il gruppo sperimenta un rave industriale.
«È decisamente un tipo di musica che ti fa sentire come se tutto fosse possibile», commenta Pizzorno. «Ed è veramente emozionante perché, come sempre, questa band può andare davvero in qualsiasi direzione possibile».
I Kasabian porteranno la loro musica in Italia il 16 ottobre all’Alcatraz di Milano.