Disco

Il fascino erotico di Adriana Spuria

“I fiori del Male” quinta tappa d’avvicinamento al nuovo album della cantautrice. Nel singolo una forte dose di sensualità in cui sussulti di violini, venature blues, trip hop e Baudelaire avvolgono come la tela di un ragno

Cinque singoli, uno più emozionante dell’altro. Centellinati due all’anno, curati nei minimi dettagli. Una sorta di striptease al rallentatore, per accrescere il desiderio («perché credo che a volte sia più erotico lasciarsi immaginare»). La seduzione, la sensualità, la passionalità sono gli elementi di Adriana Spuria, talentuosa cantautrice che sconfina dai canoni della storia della canzone d’autore italiana cogliendo l’atteggiamento glamour di Astrud Gilberto per languire in timidi groove retrò o perdersi in atmosfere fumose, sognanti, rilassate e ipnotiche. Dark mood, nei testi e nei ritmi, incessanti, ma lenti. Negli spazi sonori riempiti da pochi strumenti che suonano note essenziali. Per poi, improvvisamente, scatenare scosse beat o correre veloci in deserti rock, provocando immagini cinematografiche: amanti solitari nei cocktail lounge, luce che scivola attraverso le veneziane, una colata lavica lasciata lievitare. Inquietante e affascinante allo stesso tempo. E, alla fine, ti ritrovi avvinghiato e sedotto, «al centro della tela del ragno», come canta nell’ultimo singolo I fiori del Male. «Baudelaire allude nei “Fiori del Male” al fascino erotico delle paure», spiega nel corso della canzone.

Il nuovo singolo, uscito a inizio anno, è direttamente collegato al precedente, Restless, cantato in inglese. Quasi una costola d’Adamo. «Inizialmente l’idea era quella di scrivere la versione italiana di Restless, brano composto scritto e interpretato interamente da me. Così decisi di affidare al genio di Gae Capitano il testo in italiano, perché, almeno per me funziona così, quando chiudo il cerchio della composizione con un testo in inglese di senso compiuto che mi soddisfa appieno, faccio fatica a riscriverlo in italiano, soprattutto se, come nel caso di Restless, è un testo che in italiano sarebbe un cumulo di parole tronche. Mi giunse così questa perla autorale di Gae. Lavorai di nuovo sulla melodia e mi accorsi che il brano si era evoluto in un altro rispetto all’originale. A quel punto decisi di chiedere a Gae di cambiare anche l’arrangiamento per valorizzarne l’unicità».

Adriana Spuria

Nasce così I fiori del Male, canzone che mantiene tuttavia le atmosfere misteriose e inquietanti alla Portishead del precedente. Se il sadomaso light serpeggia in Restless, quasi minimale, con le chitarre appena sfiorate e un basso dub pulsante, prima di lanciarsi in un ritornello rock che richiama nel gioco di parole Johnny B. Goode, il nuovo brano si carica di erotismo, in un’alternanza di suoni elettronici e analogici, sussulti di violini e venature blues, con Adriana Spuria che offre una interpretazione intensa, carica di pathos, drammatica. 

«Il videoclip raggiunge lo stesso scopo attraverso volti, sguardi e movimenti di danza in uno slow motion ipnotico», spiega l’artista. «L’attore che evoca la figura di Giuda, con una punta di ironia e con grande forza comunicativa, invita al silenzio e a non emettere giudizi, per accompagnare l’altra perla del coautore Gae Capitano nel finale “il bacio di Giuda ha un tocco speciale, ti lascia sospeso tra voglia e pudore, ma qui il giudizio è un dettaglio banale…”».

Fra le due canzoni c’è stato l’intermezzo di Fragile, che è conciso con un momento triste nella vita dell’artista siracusana: la scomparsa della madre. Che è la Thelma o la Louise, fate voi, della canzone, l’amica, la compagna di viaggio, piuttosto che soltanto un genitore, con cui Adriana Spuria ha affrontato gli ostacoli della vita. Un brano alla Johnny Cash, evocato con Ring of fire, con un refrain rock.

Più legati alla canzone d’autore nostrana Vero amore e la meravigliosa L’attimo sospeso. Canzoni sospese nel tempo, “legate a un soffio di vento”, che potrebbero rientrare nel repertorio di Mina. Gli anni Sessanta di Studio Uno e delle colonne sonore di Piero Piccioni mescolati con l’elettronica e il cool jazz. Adriana Spuria canta le nostre paure, soprattutto quella della solitudine, la fragilità dei sentimenti.

Dopo cinque singoli, e un sesto – December – altrettanto strepitoso in arrivo, forse è giunto il momento di dare un seguito a Il mio modo di dirti le cose, album pubblicato nell’ormai lontano 2011. «Dovrebbe uscire quest’anno: ci sono i cinque singoli usciti, DecemberVuci Amica (un brano in dialetto, nda) e un’altra versione de I fiori del Male», ci confida la cantautrice. «Se riesco a finirla, perché ho appena iniziato la produzione, inserirò anche Tra le stelle e le abitudini. E saranno nove brani, al momento otto sicuramente».

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