3.“Anatomia popolare” Ezio Noto
Sangu, Peddi, Cori, Ossa, Carni e Lena. Sangue, Pelli, Cuore, Ossa, Carni e Respiro. Sono gli elementi di Anatomia Popolare, l’album con cui Ezio Noto, cantautore e poeta di Caltabellotta, ha voluto salutare la rinascita dopo due anni di pandemia. «Come una pratica antica, popolare e “sciamanica” che prende di mira parti anatomiche del corpo umano, che diventano metafore di storie e emergenze creative», spiega l’autore.
Un album nato di getto, dettato da un’urgenza creativa, dall’impellente voglia di sperimentare nuovi suoni, nuove forme… E, per l’occasione. Ezio Noto ha messo insieme una superband con Alfio Antico, Mauro Cottone, Libero Reina…
«Ho la fortuna ormai da qualche anno di condividere questo viaggio con musicisti e creativi straordinari che mettono molto del loro bagaglio e della loro formazione, non solo musicale, nel progetto Disìu. Le “contaminazioni” favoriscono lo sguardo verso i generi, le diverse musiche e gli strumenti del mondo. Mauro che arriva dalla musica classica con la forza, la “monelleria” e l’irriverenza donatagli da Giovanni Sollima suo maestro di violoncello; Libero, di nome e di fatto, che ha un suo percorso da solista ma che condivide con noi il progetto da anni, lui è apertura totale ed è figlio di Andromeda; Francesco Less anima rock e curiosità infinita (ha curato tutti gli arrangiamenti di Anatomia Popolare); Roberto Ligammari è il ritmo che serve, la potenza e la dolcezza, la sensibilità che lo rende un grande musicista, padrone del silenzio, sapere quando non serve suonare; Eleonora Tabbì insegnante di canto jazz, apertura e delicatezza, preziosi interventi canori; lo storico Totò Randazzo, il basso di matrice rock prog. che si fonde ed apre il progetto; Francesco Barbata maestro del suono, prezioso, nelle viscere di Disìu fino al midollo, rappresentano una sintesi perfetta di quello che intendo per contaminazione e della mia visione della nuova cultura della musica popolare. Alfio rappresenta un magnifico regalo per noi. Anatomia Popolare è un lavoro corale in cui si possono conoscere le anime di tutti quelli che lo hanno creato e definito».
L’album si apre con Analisi, un brano selvaggio, dove Renato Miritello, alla voce, sembra Demetrio Stratos. È quasi una marcia funebre. Mentre Lena, a chiusura dell’album, scarna, suonata solo dal tamburo, con i recitativi tuoi e di Alfio e le voci di anziane e bambini ricorda le lamentazioni funebri. È la rappresentazione dello smarrimento dell’essere umano. Ossa, invece, è un divertissment, una filastrocca. Un inno sarcastico alla pace, nel quale i protagonisti sono degli scheletri che invocano un segno di pace: “Stringemuni sti quattr’ossa…” stringiamoci la mano. Un appello ed una intenzione che arrivano fuori tempo massimo. Il tema della morte, del restare soli ricorre nel disco. La paura diventa amarezza e sofferenza in Sangu, brano scritto per un amico che non c’è più. Cori è una ballata corale, una via di mezzo tra Fabrizio De André e Peppe Servillo degli Avion Travel, chitarre western e beguine. Musiche nuove e antiche per raccontare storie di ieri e di oggi.