Disco

Groove addicted: Malcom Strachan & others

Nel segno del jazz che confina con il soul e il funk “Point Of No Return” del celebre trombettista. Le radici reggae di Sebah ed i singoli di The Soul Immigrants e The Everettes

MALCOLM STRACHAN – Point Of No Return (Haggis Records)

Musicista scozzese, titolare alla tromba dei Funk’s Masters contemporanei britannici, “The Haggis Horns “. Ha registrato e suonato in  tour con artisti del calibro di Mark Ronson, Amy Winehouse, Corinne Bailey Rae, Jamiroquai, Martha Reeves and The Vandellas, Jess Glynne, The Craig Charles Fantasy Funk Band, Black Honey, The New Mastersounds, e la leggenda del sassofono jazz Lou Donaldson, oltre a diverse incisioni per la Blue Note Records. Questo è il suo secondo percorso solistico che resta all’interno del perimetro del jazz attraverso le sfumature del soul, del jazz samba e del latin, toccando anche le sponde della cinematica e per finire a bellissime e sinuose ballad che s’intersecano tra i solchi di questo lavoro ben riuscito.

Il precedente disco del 2021 About Time pendeva con compiacenza verso gli anni Sessanta in quel meraviglioso mondo sonoro della rinomata Blue Note Records. Questo invece guarda all’altrettanto affascinante giardino sonoro della CTI Records, del decennio successivo e soprattutto alla tromba di Freddie Hubbard che di Malcolm è l’ispiratore principale. Groove solidi, grassi dove il jazz incontra il funk; ritmi rocciosi che consentono a parti di corno e tromba di fluttuare sopra le righe con facilità. Gli assoli di tromba del leader mostrano perché è stato uno dei musicisti di session più richiesti nel Regno Unito negli ultimi vent’anni. In questa nuova avventura musicale lo accompagnano i musicisti che Malcolm ha conosciuto e con cui ha lavorato per oltre due decenni, spesso, nei The Haggis Horns, e la maggior parte è apparsa nell’album del suo debutto. A questi si aggiungono i nuovi arrivati: il percussionista ospite di lunga data di Haggis Horns, Sam Bell e la cantante jazz britannica Jo Harrop, che si aggiunge in due tracce con una vocalità che ci ricorda Flora Purim. L’arrangiamento degli archi è affidato Phil Steel e Richard Curran. Album che soddisferà appieno i palati più esigenti di un jazz che confina con il soul e il funk.

SEBAH – Speak With Your Heart (Self-Release)

Cantante di origini caraibiche nato in Francia, ci presenta il suo secondo lavoro d’ispirato e spirituale soul, speziato da effluvi caraibici. Registrato e composto in alta montagna, in un luogo idilliaco nel sud della Francia, mentre il resto del mondo era alle prese con l’epidemia di Covid. L’apertura dell’album L’Homme Dans le Miroir è l’unica traccia dell’album nella lingua nativa del cantante, il francese, ed è una canzone di profonda introspezione e autoanalisi che fonde reggae’ n’ soul con uno stile RnB / hip hop. She Keeps Her Eyes Dry e Mama Said sono tributi alla sua amata madre, una fonte costante di ispirazione e sostegno. Era la figlia di un soldato afro-caraibico delle colonie che ha dato la vita per il suo Paese, ed ha cresciuto Sebah e i suoi fratelli dopo la morte del padre. Do Your best (molto bello anche il video) incoraggia le persone a presentare il loro lato migliore anche quando il mondo che li circonda può sembrare confuso e negativo. Mentre A Letter è un messaggio afrobeat di ribellione pacifista pieno di speranza, un flusso di coscienza su di un groove jazz. Purity and Holiness è una melodia orecchiabile e commovente scritta alla nascita della nipote di Sebah; con i suoi desideri per il mondo ideale in cui spera che lei crescerà. Generous Man  è una canzone semplice che mescola gospel e pop e delinea chi vorrebbe essere come uomo. Only Actions Count è un mix groovy di vibrazioni old e new school con la chitarra alla George Benson del virtuoso della chitarra francese Steve Laffont. La canzone è un invito all’azione, che ci invita a seguire le cose fino in fondo. I’m Not Looking Back è un richiamo alle radici reggae di Sebah e parla dell’idilliaco scenario montano in cui è stato registrato l’album, e può essere considerato una sorta di ponte tra il precedente album dell’artista e questo. Good Morning Sun, infine, parla di un ritorno all’essenziale, nel tentativo di reimparare i semplici piaceri che la vita ci offre una volta che si riesce a vedere oltre tutto il disordine quotidiano che può lasciarci ciechi a ciò che conta davvero. Un lavoro che appassiona per la sua ispirazione e le calde sonorità, da ascoltare in queste notti invernali, magari accompagnandoci ad un buon rum davanti ad un camino.

THE SOUL IMMIGRANTS – Blame It On The End Game (Brown Bagger Strut Rec.)

Da South London, il ritorno sulle scene di una vera band incendiara di grande funk jazz con il loro nuovo singolo che non tradisce il loro passato quindi giù con groove frenetici del batterista David Bouet; il basso slap saltellante di Al Gibson; la chitarra di Emrys Baird tagliente e perdutamente funky; gli incastri di flauto e sax bollenti, gli incastri vocali soul ed appassionati. Il bandleader Emrys afferma: «Volevo tornare agli anni della mia adolescenza jazz-funk, quando ho avuto la fortuna di aver suonato con il bassista di Gil Scott Heron, Robbie Gordon, alias The Secretary Of Entertainment. Questa traccia si rifà a quei giorni e fa anche un cenno a Brian Jackson (dal punto di vista del flauto)». Il lato B  Brown Bagger Strut è un affare più “roots” con uno sguardo ad artisti del calibro di The Mohawks, Booker T & The MG’s e The Meters. Presenta il trombettista della Stone Foundation, Dave Boraston, come ospite speciale. «Mantiene viva le fiamma del funk», afferma il Maestro Fred Wesley, e tanto basta per comprendere.

THE EVERETTES – Soul Thing (Waterfall Records)

Non una stringente novità, è infatti un lavoro edito alla fine di novembre del 2022, ma meritevole di segnalazione per questo ennesimo combo che ci arriva dalla fervente Berlino. Band di nove elementi, con tre signore che cantano in puro soul, le tessiture soavi degli archi e dei corni, a rievocarci le atmosfere dei fascinosi gruppi femminili degli anni Sessanta del Northern Soul, Stax e Motown. Ci presentano un singolo (il primo dal loro esaltante album omonimo di debutto del 2020 ) r&b mid-tempo su ciò che conta davvero, cioè essere una brava persona. Registrato come si sovviene ad una band di nu soul agli Yeah Yeah Yeah Yes Studios. Un nuovo album è atteso per questo 2023, intanto gustiamoci questo delizioso bocconcino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *