Libri

Formidabili quegli anni dei cantautori

Due libri ricostruiscono pagine importanti della storia musicale nazionale. “Un gusto superiore” di Piergiorgio Pardo e “Il cielo bruciava di stelle” di Gino Castaldo scelgono la strada più difficile: raccontare qualcosa di complesso e per certi aspetti inafferrabile

L’unico autentico romanzo collettivo e popolare prodotto dalla nostra cultura del Novecento, ovvero la canzone d’autore, è al centro di due libri usciti in quest’ultimo scorcio d’anno: Un gusto superiore – Il cantautorato progressivo italiano dal beat al bit (Crac Edizioni, pp. 352, euro 22,00) di Piergiorgio Pardo e Il cielo bruciava di stelle – La stagione magica dei cantautori italiani (Mondadori, pp. 335, euro 20,00) di Gino Castaldo. Due libri o, meglio, due storie entrambe (finalmente) libere dall’obbligo del biografismo che è una parte ingombrante del mestiere del giornalista e dello scrittore. Entrambi scelgono piuttosto la strada più difficile: raccontare qualcosa di complesso e per certi aspetti inafferrabile. 

Piergiorgio Pardo

Piergiorgio Pardo, scrittore, giornalista, docente, musicista, vocal coach e conoscitore delle controculture giovanili, alle quali ha dedicato altri suoi lavori, e delle tendenze musicali che racconta nelle trasmissioni e nei podcast che cura per Radio Popolare o negli articoli per Billboard Italia, vuole dimostrare che esiste «una forma di cantautorato italiano talmente vicino, per estetica, immaginario e attitudine, allo spirito originario e innovatore del progressive (rock, pop, eccetera) e ad alcune delle sue numerose declinazioni, da potere essere chiamato “cantautorato progressivo”».  

Questo cantautorato progressivo, secondo Pardo, avrebbe determinato «un gusto, “superiore”, per dirla con il titolo del disco mistico della coppia Claudio Rocchi e Paolo Tofani. Superiore: nel senso della ricerca, della innovazione, della capacità di porsi in modo dialettico di fronte all’immaginario estetico collettivo». “Progressivo” nei contenuti, nelle scelte musicali, nelle contaminazioni, quanto in quelle liriche, nei riferimenti culturali.

“Progressivo” sembra anche lo stile con cui è scritto il libro. Una iniziale foga creativa dettata da “astratti furori” porta l’autore a una introduttiva rincorsa frenetica dal Modugno fine anni Cinquanta alla Musica leggerissima di Colapesce e Dimartino. Per poi rallentare e soffermarsi nell’analisi di oltre duecento album, alcuni ancora oggi popolarissimi, altri dimenticati o persino poco noti, fino ai pirotecnici duetti finali con quattordici interviste che coinvolgono, fra gli altri, Fabio Zuffanti, Iononsonouncane, Morgan, Eugenio Finardi, Ivan Cattaneo, Leo Nero, Jenny Sorrenti, Amerigo Verardi.

Gino Castaldo restringe l’arco temporale della sua analisi ai tre anni, dal 1979 al 1981, che hanno visto figure come Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Franco Battiato, Fabrizio De André, Lucio Battisti, Francesco Guccini, Pino Daniele produrre, in una straordinaria sequenza, capolavori ed eventi che hanno cambiato per sempre il corso della musica e della società italiana. Un momento di grazia collettivo in cui l’Italia intera ha affidato a una figura nuova di artista il compito di dare voce ai propri sentimenti, alle paure, ai dubbi, persino alle domande sul futuro. 

Gino Castaldo

Anche leggendo il libro di Castaldo sembra di ascoltare un bell’album: sono le canzoni, i momenti in cui sono state scritte, il senso profondo di una magica combinazione tra musica e parole, il filo conduttore di una trama complessa che scorre come la puntina sui solchi del vinile illuminando personalità e personaggi straordinari, in qualche caso amici in altri soltanto rivali (perché alla fine tutti i grandi artisti sono rivali tra loro), aneddoti formidabili e sconosciuti, figure minori, città, soprattutto Bologna ma anche Roma, Napoli, Milano, che diventano palcoscenici e fucine di novità. Storie che in quegli anni s’incrociano continuamente anche con quelle di altri importanti artisti della canzone d’autore come Gianna Nannini, Edoardo Bennato, Paolo Conte, Giorgio Gaber, Roberto Vecchioni, Antonello Venditti e altri.

Il libro diventa racconto di un periodo storico del nostro Paese, in cui terrorismo, stragi di stato, violenza diffusa, crisi economica, l’obbligo di dare una lettura ideologica ad ogni aspetto del vivere hanno ispirato canzoni senza tempo: E così il racconto è punteggiato da brevi capitoli dedicati ai principali fatti di cronaca intitolati con una raffinatissima citazione “Entr’acte” che in francese vuol dire intermezzo, ma che è anche il titolo del capolavoro del cinema dadaista firmato nel 1924 da René Claire. 

Due risvolti di una unica grande storia artistica e umana che ha composto l’italian great songbook. Storie di perdenti e di vincitori, sconosciuti e famosi, che hanno lasciato una impronta importante nello sviluppo della musica in Italia. B-movie e kolossal che fanno parte dell’immaginario collettivo nazionale. Due libri necessari e originali che raccontano anni formidabili e irripetibili senza nostalgia e che non soltanto fanno capire come la musica sia un bene prezioso, ma anche che ci insegna a guardare in modo più profondo e consapevole a un passato straordinario. Per capire quello che siamo stati, che siamo e che saremo. 

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