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Figaro qua Figaro là in versione hip-hop

Negli Stati Uniti le opere liriche vengono aggiornate, adattandole ai tempi ed ai suoni. Non natura morta, ma viva: ed è un successo. Da “Rent”, ripresa da “La Bohème”, alla prima opera jazz di Terence Blanchard. Adesso, il 3 febbraio, debutterà “The Factotum”, ispirata alla famosa aria rossiniana

Il Metropolitan Opera House, considerato il più importante teatro d’opera degli Stati Uniti, oltre che il più grande del mondo, di recente ha annunciato, in una sorta di marcia indietro, che le opere contemporanee sono diventate un’attrazione al botteghino. E questo dopo il clamoroso successo di Fire Shut Up in My Bones di Terence Blanchard, descritta dal compositore come «opera in jazz», primo melodramma di un compositore nero mai rappresentato al Metropolitan Opera.

L’opera del celebre jazzista di New Orleans, autore di numerose colonne sonore, non è il primo tentativo di rinnovare una tradizione operistica legata a composizioni di autori dell’Ottocento in replica da oltre un secolo. Alla fine degli anni Novanta, Jonathan Larson realizzò il musical Rent partendo dall’idea di prendere La Bohème di Giacomo Puccini e di aggiornarla. Larson adattò alle atmosfere di Broadway l’opera di Puccini, compositore ampiamente saccheggiato dagli autori di musical, Andrew Lloyd Webber in primis.

Il baritono Will Liverman

Guardando cinque anni fa un documentario sulla genesi di Rent, il trentaquattrenne baritono Will Liverman si è domandato «perché altri classici non venissero aggiornati, creando una nuova narrativa che recuperi la storia e racconti qualcosa di significativo per noi». Coincidenza ha voluto che Liverman, in quel momento impegnato ne Il barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, capitasse nel negozio di un barbiere nero. «Questa potrebbe essere l’ambientazione per una nuova interpretazione di Rossini», pensò il baritono. «Io, però, ero solo un cantante, non mi sentivo in grado di fare una simile trasposizione», ha raccontato al New York Times.

Liverman è poi diventato un protagonista fisso delle opere contemporanee al Metropolitan Opera, ricoprendo un ruolo da protagonista in Fire Shut Up in My Bones di Blanchard. Finché ha incontrato un suo vecchio amico, DJ King Rico, con il quale ha cominciato a comporre. Insieme hanno aggiornato Il Barbiere di Siviglia, adattando liberamente la storia a quella di un barbiere nel South Side di Chicago e fondendo la scrittura operistica con un caleidoscopio di stili come r&b, funk, hip-hop, gospel, rap e, naturalmente, barbershop. A loro si è unito Rajendra Ramoon Maharaj, collaborando al libretto dello spettacolo e diventandone il drammaturgo e regista. Il risultato è The Factotum, titolo che richiama la famosa aria rossiniana Largo al factotum. Il 3 febbraio debutterà alla Lyric Opera di Chicago.

Dj King Rico

«Quando Will mi ha parlato di questa idea, questa era la cosa più lontana dalla mia mente. Ho cantato l’opera al liceo, l’ho fatto per due anni. È stato davvero bello, ma poi ho preso un’altra strada», dice Dj King Rico, 33 anni. «Quando abbiamo cominciato a lavorare, quei ricordi sono tornati a suonare nella mia mente. Allora ho pensato: “Ok, lo faremo. Sarà davvero, davvero autentico”».

«Scrivendo, abbiamo notato che ci sono alcune parole che suonano così banali se provi a cantarle in modo operistico», prosegue Liverman. «E, in questi stili, devi mantenere lo spazio affinché la voce operistica sembri naturale. C’erano alcune parti che canto che ho dovuto riscrivere perché ho bisogno di respirare. Dal lato della creazione, inizi anche a pensare alle vocali e ad alcune parole che suonano meglio».

«Sta avvenendo un rinascimento e sono solo grato che ne facciamo parte!», esclama Dj King Rico. «Perché l’opera ha cambiato la mia vita da ragazzino di 14 anni che studiava quegli spartiti. Sento che se possiamo continuare ad espanderla e ad espandere il pubblico. In questo modo potrà andare avanti per le generazioni future».

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