Interviste

Interviste storiche/5: Ennio Morricone

Dall’archivio personale ripesco alcune chiacchierate avute con protagonisti della storia della musica che non ci sono più. Colloqui non legati ad avvenimenti particolari, ma che sono quasi una sorta di lezione di vita. Come l’umiltà e l’autoironia di un maestro indiscusso come il re delle colonne sonore
Ennio Morricone e Giuseppe Tornatore

Ennio Morricone lo incontrai nel luglio del 2006, qualche giorno dopo che aveva terminato di comporre le musiche per La sconosciuta di Giuseppe Tornatore. Era atteso a Taormina per un concerto con l’Orchestra della Scala e ad Acicatena per presentare il film insieme con l’amico regista. «Faremo un duo: ci sottoporremo all’esame del pubblico», sorrideva. E l’ironia, oltre alla cordialità e alla disponibilità, è stato il tratto del maestro scomparso nel luglio del 2020 che più mi è rimasto impresso nel ricordo. Ancora Morricone non aveva ricevuto l’Oscar, l’avrebbe preso un anno dopo alla carriera, è questo è stato l’unico cruccio, anche se cerca di mascherarlo, in quella divertente chiacchierata.

Lo confesso non sono un direttore d’orchestra. Voglio dire che sono “solo” un compositore che dirige le sue opere; non mi sono mai azzardato a dirigere altro. Come dire: se devo rovinare qualcosa con la mia bacchetta, rovino la mia musica, mica quella di Mozart o Beethoven!

Ennio Morricone 1928-2020
Ennio Morricone

Con Tornatore sembra si sia instaurato un rapporto di collaborazione simile a quello che aveva con Sergio Leone?

«Con Peppuccio il mio legame forse è più forte che con Sergio. Ho fatto più film con Tornatore che con Leone. È una collaborazione più lunga e anche la positività è più forte».

Nel concerto di Taormina, però, il “piatto forte” saranno le musiche che ha composto per i film di Leone.

«Nella scelta del programma un po’ sono vincolato. Per esempio, guai se non includo le colonne sonore dei western di Leone (ci saranno infatti Il buono, il brutto e il cattivoC’era una volta il westGiù la testa). Se poi non faccio Mission, la gente si offende… E ancora Il clan dei sicilianiSacco e VanzettiMetti una sera a cena, i tre adagi di C’era una volta l’America. E anche alcune novità, come Novecento e i Promessi sposi, raramente eseguite dal vivo».

Alcuni musicisti non vogliono essere vincolati dai gusti del pubblico e, talvolta, cambiano gli arrangiamenti dei loro brani più popolari.

«No, io credo che sia giusto offrire al pubblico ciò che vuole. Ha pagato per sentire quelle musiche e poi sono dei “sempreverdi” che vanno oltre i tempi. Pensi che Mission ancora vende in tutto il mondo. Le musiche saranno esattamente quelle che ho scritto e che gli spettatori conoscono, senza alcun arrangiamento. Ci sono solo alcuni piccoli aggiustamenti nell’uso degli strumenti. Per esempio, il tema di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto comincia con un “assolo” di mandolino: un suono troppo esile per il teatro antico, così l’ho trasformato nel “pizzicato” di cinque primi violini. Niente altro».

Sergio Leone e Ennio Morricone

È vero che Stanley Kubrick la chiamò per comporre le musiche di Arancia meccanica?

«Sì che è vero, ma Sergio Leone me lo impedì. Telefonò a Kubrick dicendogli che io stavo lavorando per lui. Non era vero. E così fallì tutto, proprio quando io avevo raggiunto l’accordo e abbozzato alcune idee. Per correttezza, Kubrick non mi chiamò più».

Quanto è importante la colonna sonora nel successo di un film?

«La colonna sonora non è un elemento fondamentale di un film, non contribuisce al suo successo e, in fondo, potrebbe anche non esserci. Al contrario, un buon film, può rendere immortale una musica».

Il suo lavoro di compositore viene influenzato dal regista?

«Io parto, innanzitutto, dal regista e poi mi abbandono alla mia fantasia e alla mia tecnica. Le soluzioni a cui giungo possono essere accettate o messe in discussione; se vengono messe in discussione, il lavoro continua e continua il processo creativo fino a trovare nuove proposte. Le maggiori difficoltà insorgono quando il regista è indeciso e rende insicuro anche me: quando scrivo ho bisogno di basarmi su certezze, ma anche questo fa parte del gioco. Tutti i registi vorrebbero conoscere il risultato in anticipo, perché sono abituati a controllare ogni singolo elemento del film, dal doppiaggio ai costumi alla location, ma per quanto riguarda la musica devono affidarsi totalmente al compositore. Al regista non resta, insomma, che stare nell’incertezza dell’attesa. Di solito, però, i miei risultati sono buoni. Regista a parte, quello che mi interessa è scrivere musica e il cinema mi ha dato questa possibilità; grazie al cinema ho potuto comporre in maniera libera, cercando la mia strada personale attraverso un servizio offerto al regista».

Per quanto riguarda i sogni nel cassetto, invece, qualcosa c’è: mi piacerebbe realizzare un’opera teatrale, un’opera musicale, e se mi troverò tra le mani un buon libretto lo farò. In realtà, ho già scritto un’opera che doveva essere rappresentata proprio in Sicilia, a Palermo, ma ho ritenuto che non fosse stato scelto il teatro giusto e ho ritirato il progetto

Ennio Morricone

A Taormina, invece, si presenterà anche nelle vesti di direttore d’orchestra.

«Lo confesso non sono un direttore d’orchestra. Voglio dire che sono “solo” un compositore che dirige le sue opere; non mi sono mai azzardato a dirigere altro. Come dire: se devo rovinare qualcosa con la mia bacchetta, rovino la mia musica, mica quella di Mozart o Beethoven! Non ho mai pensato di dirigere un’orchestra come questa e quando mi è stata data questa opportunità sono stato felice e anche un po’ incredulo. Quello che provo adesso è una grande emozione, anche perché quando dirigo in studio siamo “quattro gatti”: io, l’orchestra, il regista e il fonico. Adesso, invece, mi troverò di fronte a un grande pubblico. In più, l’orchestra con cui lavoro per il cinema la conosco da anni, mentre è la prima volta con quella della Scala».

Lei, tuttavia, ha anche una carriera di compositore di musica classica.

«E continuo a farlo, ma il cinema mi ruba il tempo. Adesso, ad esempio, sto componendo le musiche anche per Liolà di Gabriele Lavia e Tutte le donne della mia vita di Simona Izzo».

Rimpianti? Sogni nel cassetto?

«Rimpianti non ne ho, credo, anzi, di aver avuto tutto. Qualcuno dice che il mio rimpianto sia di non aver vinto l’Oscar, ma per me questo riconoscimento non è poi così importante. Per quanto riguarda i sogni nel cassetto, invece, qualcosa c’è: mi piacerebbe realizzare un’opera teatrale, un’opera musicale, e se mi troverò tra le mani un buon libretto lo farò. In realtà, ho già scritto un’opera che doveva essere rappresentata proprio in Sicilia, a Palermo, ma ho ritenuto che non fosse stato scelto il teatro giusto e ho ritirato il progetto».

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