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“Exception”, l’anime di Netflix con le musiche di Sakamoto

Il tema della fuga dalla Terra invivibile nella storia e nella musica dell’artista giapponese che sta lottando contro un secondo tumore. «Volevo rendere il tema principale un pezzo sinfonico, sullo stile di Star Wars, che è diventato un punto fermo nella fantascienza»

Dal 2014 Ryūichi Sakamoto combatte contro il cancro. Nel 2014 gli fu diagnosticato un tumore alla gola. Quando, dopo diversi anni di cura, era andato in remissione, nel gennaio 2021, ha scoperto un altro tumore, questa volta al retto. «Mi ero sentito sollevato dopo che il cancro alla gola che avevo è andato in remissione dopo sei anni di cure», ha scritto sui social. «Tuttavia, sfortunatamente, mi è stato diagnosticato di nuovo un cancro, questa volta al retto. La notizia è sconfortante, ma grazie agli ottimi medici che ho conosciuto, l’intervento che ho subito è stato un successo. Ora sono in cura».

Nonostante i suoi problemi di salute, Sakamoto non ha comunque mai abbandonato la sua musica, restando prolifico come sempre, partecipando a concerti, mostre, mettendo in scena un’opera, Time, che fa parte della continua esplorazione dell’“asincronismo”, musica arrangiata al di fuori delle strutture temporali tradizionali, e adesso pubblica l’album Exception, colonna sonora dell’omonima serie anime horror spaziale, basata su una nuova storia di Hirotaka Adachi, in onda su Netflix, che sarà lanciata a livello globale il 14 ottobre.

La sinossi ufficiale della serie recita: «In un lontano futuro, l’umanità è stata costretta a lasciare la Terra e migrare verso un’altra galassia. Un veicolo spaziale viene inviato su un pianeta per conformarlo alla terra e l’equipaggio viene creato uno per uno da una stampante 3D biologica. Tuttavia, si verifica un errore fatale durante la creazione di uno dei membri. L’equipaggio inizia quindi a incontrare una serie di eventi imprevedibili».

«Per quanto riguarda la colonna sonora nel suo insieme, ho lavorato per mantenerla oscuramente ambient, volendo che sembrasse un brano musicale piuttosto che separato dalla scena», ha spiegato il settantenne artista di Tokyo. «Detto questo, ho incluso un certo grado di suoni aspri nelle scene di combattimento. Nel complesso, sono stato in grado di creare una colonna sonora che mi piace molto». Ed ha aggiunto: «Volevo rendere il tema principale un pezzo sinfonico, sullo stile di Star Wars, che è diventato un punto fermo nella fantascienza».

Bowie e Sakamoto nel film “Furyo” (1983)

Le sue vicende personali non possono non portare all’amico David Bowie, nonché partner di recitazione nello splendido film Furyo (Merry Christmas, Mr. Lawrence) del 1983. «Ho perso i contatti con lui per un po’ di tempo negli anni Novanta», ricorda. «Sapevo che viveva a New York e pensavo che ci saremmo incontrati da qualche parte in un ristorante o per strada, quindi non ho fatto troppi sforzi. E poi è passato. Quindi ho un grande rimpianto ovviamente. Non potevo credere alla sua morte perché amavo il suo ultimo album. Due giorni prima della sua morte, sembrava molto vitale. Era pieno di energia». 

La terra è durata circa 4,5 miliardi di anni, e durante quel periodo alcune cose appaiono e poi scompaiono, come i dinosauri. Quindi va bene se gli umani sono qui o se non lo sono. Ma stiamo uccidendo la maggior parte del nostro ecosistema, quindi sono molto triste per questo

Ryūichi Sakamoto 

Il tema di Exception, la fuga dalla Terra diventata invivibile, si ricollega a quello della sua opera “Time”, che prevede il ritorno dell’umanità nel mare dal quale sarebbe venuta. Il protagonista, attraversando e riattraversando il palco con il suo sho, un antico strumento a fiato giapponese, rappresenta la natura. Il ballerino e attore è un fragile simbolo dell’umanità, che lotta per costruire una strada attraverso l’acqua. Evocando visioni dell’innalzamento del livello del mare, Time – come il nostro nuovo secolo – presenta una premonizione che sembra anche un ricordo: alla fine dei tempi, torniamo tutti allo stesso mare.

«La terra è durata circa 4,5 miliardi di anni, e durante quel periodo alcune cose appaiono e poi scompaiono, come i dinosauri», ragiona Sakamoto. «Quindi va bene se gli umani sono qui o se non lo sono. Ma stiamo uccidendo la maggior parte del nostro ecosistema, quindi sono molto triste per questo».

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