Tre giorni di festa per un “colosso” lungo 20 centimetri, 200 grammi di peso, 30 di guscio e 170 di ricotta che ha conquistato anche lo chef Carlo Cracco. Il centro del Trapanese condivide con Piana degli Albanesi il primato del dolce simbolo della Sicilia
A Dattilo, frazione di Paceco, una parrocchia, nessuna banca, una farmacia, seicento abitanti, forse meno, l’Eurobar è un luogo di pellegrinaggio. Non c’è bisogno di navigatore per trovarlo. Appena arrivate nel paesino dove vedete un assembramento di persone c’è l’Eurobar. Vengono da tutta la Sicilia e sono tutte intente ad affondare le labbra nella ricotta fresca e spumosa di cannoli titanici. Sono più rotondi e stretti, e la ricotta è esclusivamente e rigorosamente di pecora, quasi grezza e poco zuccherata. Canditi banditi, soltanto qualche goccia di cioccolato è ammessa.
Nel bancone pieno di babà, dolci margherita e altre leccornie, quei cannoli non li vedrete mai. Il motivo è semplice: i cannoli di Dattilo (come tutti quelli “seri”) vengono riempiti al momento. Quello che il titolare, un omone di mezza età, senza capelli, ti stende su un vassoio è un cannolo di 20 centimetri, 200 grammi di peso, 30 di guscio e 170 di ricotta. Cialda impastata con aceto e olio di oliva, fritta nello strutto, piena di piccole bolle imbiancate di zucchero a velo. Bocche generose, ricotta grezza fatta in zona Segesta, appena zuccherata. Costa 2,70 euro, equivale a un pasto completo. Per lui è venuto a Dattilo anche lo chef Carlo Cracco in una puntata di Dinner club, la trasmissione di Prime Time Amazon tv.
Per celebrare questa specialità dal 14 al 16 ottobre, il borgo trapanese organizza tre giorni di festa con un “villaggio dei sapori”, spettacoli e momenti di intrattenimento.
Dattilo non è tuttavia l’unica “capitale siciliana del cannolo”. A contenderle lo scettro è Piana degli Albanesi, nel Palermitano. È la sede della più grande comunità albanofona in Sicilia. Qui si parlano due lingue: il siciliano e un idioma antico albanese pre-ottomano. L’Extra Bar è il punto di riferimento dei golosi di cannoli. Il profumo che si respira è di strutto fritto. Nel laboratorio s’impastano le cialde con farina, strutto, vino e uovo nella giuntura. L’impasto è steso “a sfoglia” e tagliato con degli stampi artigianali, dandogli così la forma tipicamente romboidale. In seguito, proprio come si faceva una volta, queste forme vengono arrotolate trasversalmente in piccole canne di circa 20 cm ed infine fritte nello strutto.
Alle estremità dei cannoli si trovano le enormi bocche colme di ricotta setacciata con zucchero e miele. La ricotta è di pecora, nelle sue tipiche note forti e genuine, molto più cremosa e lavorata, generalmente più dolce rispetto a quella di Dattilo. Si ottiene grazie ai freschi pascoli montani del territorio Pianese. Ancora fresca, viene lasciata “riposare” facendola colare e compattare. Poi viene passata a setaccio, mescolata a mano ed infine zuccherata e condita con le gocce di cioccolato. I canditi servono a decorare solo l’esterno.
All’Extrabar i cannoli si riempiono al momento di essere consumati, per garantirne la freschezza e la fragranza. Mediamente un cannolo è tra i 15 ed i 20 cm e pesa 180 grammi, ma è possibile acquistare anche il formato medio (350 gr) e il magnum (3 kg). Il costo varia con il peso.
Qual è il migliore dei due? È come proseguire nella banale e superata disputa tra arancino e arancina. Sono buoni tutti e due.