– Dal 24 novembre nelle sale il documentario “Kissing Gorbaciov”, storia di una incredibile avventura musicale degli anni Ottanta partita dalla Puglia
– Uno scambio culturale che portò per la prima volta in Italia band del blocco comunista nel Salento e i nostri CCCP, Litfiba e Rats nell’ex URSS
– La svolta della glasnost tollerò lo show sadomaso della band di Lindo Ferretti e lo spogliarello di Annarella Giudici nella Piazza Rossa
– «Un progetto nato per sconfiggere l’idea di marginalità del Salento», racconta Sergio Blasi, eroe di quell’impresa e poi inventore della Notte della Taranta
– «Durante quel viaggio si crearono le condizioni per lo scisma dei CCCP», racconta il giornalista Francesco Costantini. Adesso la realizzazione del film ha riavvicinato i componenti della band emiliana
Nel 1985 Antonio Avvantaggiato, un giovane comunista, veniva eletto sindaco a Melpignano, il paese del Salento oggi famoso nel mondo per la Notte della Taranta. Veniva piantata una bandiera rossa in una regione scudocrociata. Non solo. L’enclave comunista si trovava a un tiro di schioppo da Maglie, la capitale della Democrazia cristiana, patria di Aldo Moro e della famiglia Fitto.
A irritare ancor di più il Bianco Fiore dc fu la fama che Melpignano in poco tempo si conquistò anche a livello internazionale (ne parlò il Time) per la politica sociale del Comune salentino. Che puntava sui servizi e sulla cultura. «Perché il sindaco considerava la cultura un elemento essenziale per lo sviluppo del territorio del Salento», ricorda Sergio Blasi “arruolato” da Avvantaggiato come consulente per le politiche giovanili e la cultura. «E la musica ebbe un ruolo prevalente».
Dall’estate del 1985 Melpignano, oggi patria della taranta, divenne la capitale pugliese del nuovo rock nazionale. Litfiba, CCCP, Moda (senza accento) si alternarono sui palchi dei festival organizzati dall’amministrazione comunale.
«Fu leggendo il libro Compagno Rock di Artemy Troitsky e, in particolare, l’ultimo capitolo dedicato ai gruppi del periodo della perestrojka e ai rock club dell’allora Leningrado, poi diventata San Pietroburgo, a farmi balenare l’idea di uno scambio culturale con l’Unione Sovietica», racconta Blasi. «Insieme con Antonio Princigalli, l’allora responsabile dell’Arci, elaborammo un progetto in due fasi: la prima prevedeva di far venire a Melpignano rock band russe, la seconda portare alcuni gruppi della new wave italiana a Mosca. Il progetto fu chiamato “Le idi di marzo” in omaggio a Gorbaciov che era stato eletto presidente nel marzo del 1985, corrispondente con il periodo del calendario romano».
Per realizzarlo, però, occorrevano finanziamenti. «Li chiedemmo all’Unione europea, ma invano. Tentammo la carta dell’associazione Italia-URSS, dalla quale non abbiamo mai ricevuto risposta», continua Blasi. «Decidemmo di mandare la richiesta direttamente all’ambasciata russa a Roma».
E qui comincia l’avventura che viene ricostruita nel film Kissing Gorbaciov dei registi Andrea Paco Mariani e Luigi D’Alife, dal 24 novembre nelle sale cinematografiche italiane.
«A inizio della primavera del 1988, mi chiama il sindaco: “Sergio vieni, dobbiamo parlare di una notizia importante”», riprende Blasi. «Corro in Municipio e Antonio (Avvantaggiato) mi mostra un telefax dell’ambasciata sovietica, con il quale si invitava il sindaco a un incontro. L’indomani partimmo alla volta di Roma. Fummo accolti e fatti accomodare in una stanza enorme con tante porte. A un tratto, se ne aprì una e ci venne incontro l’addetto culturale per dirci che Gorbaciov in persona non solo aveva letto il progetto e lo approvava, ma intendeva anche finanziarlo».
Comincia l’incredibile avventura
Il 23 e il 24 luglio 1988 si svolge a Melpignano il festival rock “Le idi di marzo” che portò per la prima volta in Italia band del blocco comunista come i russi Sekret, New Collection, Igre e Televizor, gli estoni Justament e gli sloveni Demolition Group, per farli avvicendare sul palco con una schiera di band italiane, dai Mista & Missis ai Downtowners ai Circo Braille, fino ai più noti Litfiba, CCCP ed i Rats. La critica musicale, presente numerosa all’evento, parlò del «primo sbarco ufficiale della nuova armata musicale russa».
«I gruppi russi furono scelti da un’agenzia culturale giovanile sovietica che si chiamava Sputnik», ricorda con divertimento Blasi. «Erano imbarazzanti, la band slovena suonava country. Più interessanti quelle che venivano dai club rock di Leningrado, Igre e Televizor».
«I CCCP sembravano l’unico vero gruppo sovietico», ride nel trailer del film il giornalista Gino Castaldo, che di quell’evento fu testimone insieme con Francesco Costantini, inviato della Gazzetta del Mezzogiorno di Bari, e Alba Solato dell’Unità. Questi ultimi due saranno anche testimoni della seconda fase del progetto.
«Come mai non ci hanno arrestati?»
Un anno dopo, verso Pasqua, Gorbaciov mise a disposizione un pericolante Aereflot per ricambiare l’ospitalità. «Su quell’aereo salimmo io, la combriccola pugliese, Alba Solaro, inviata dell’Unità, CCCP, Litfiba e Rats», ricorda Costantini. E a Mosca «accadde l’impossibile». Tant’è che i CCCP continuano a chiedersi: «Come mai non ci hanno arrestati?». «Perché in Russia ne combinammo di tutti i colori», sorride l’inviato del quotidiano di Bari.
In un palazzetto pieno di militari dell’Armata Rossa, precettati per l’occasione, i CCCP misero in scena uno dei loro show più sadomaso e Annarella Giudici e Danilo Fatur mimarono un coito sul palco. Sempre “la benemerita soubrette”, vestita da matrioska, muovendosi con il savoir-faire di una diva lasciò pian piano cadere gli strati del suo costume davanti alla Cattedrale di San Basilio, nella piazza Rossa di Mosca. «E dire che qualche giorno prima un militare mi aveva dato una manganellata sulla mano perché ero entrato nella Piazza Rossa con una sigaretta accesa e lì era vietato fumare», si meraviglia ancora Sergio Blasi. «Molto probabilmente l’esibizione dei CCCP e lo spogliarello di Annarella furono tollerati per dare un segnale di cambiamento, di apertura, di glasnost. Un segnale di Gorbaciov all’Occidente».
Il mondo stava cambiando. Qualche mese dopo, in novembre, sarebbe stato abbattuto il Muro di Berlino. Era la fine della Guerra fredda e l’inizio della globalizzazione.
Cambiava il mondo, cambiavano anche i nostri eroi
Anche i protagonisti di quella avventura stavano per intraprendere nuove ed esaltanti imprese. Negli spostamenti in treno fra Mosca e San Pietroburgo, si crearono le condizioni «per lo scisma che avrebbe sconvolto CCCP e Litfiba, dalle cui costole sarebbe nato il Consorzio Suonatori Indipendenti, i C. S. I», spiega il giornalista Francesco Costantini. «Così Annarella Giudici, Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni e Danilo Fatur, ossia la prima formazione dei CCCP – Fedeli alla linea, riuscirono a realizzare il sogno della fine che Ferretti e Zamboni avevano profetizzato qualche anno prima, quando si erano ripromessi di suonare fino a quando non avrebbero fatto un concerto a Mosca», commenta Sergio Blasi.
«Si capiva durante le session di prova prima dei concerti, nei capannelli che si formavano», racconta Costantini. «Fu lì che Gianni Maroccolo, Ringo De Palma e Giorgio Canali, il “nucleo toscano” proveniente dai Litfiba, cominciarono ad avvicinarsi a Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, il “nucleo emiliano” dei CCCP». La caduta del Muro porterà alla fine dell’Urss e anche dei CCCP: entrambi prenderanno il nome di CSI, Comunità degli Stati Indipendenti per la prima, Consorzio Suonatori Indipendenti per i secondi.
Il film Kissing Gorbaciov ricostruisce quel doppio tour, sia la tranche italiana, sia quella sovietica, con un riuscito intreccio di immagini di repertorio, materiale d’archivio, riprese e interviste fatte ad hoc a protagonisti e testimoni oculari, restituendoci il ritratto di un’avventura musicale che oggi ha dell’incredibile.
Paradossalmente se quella avventura nell’ex URSS portò alla separazione dei CCCP, la realizzazione del film ha favorito il riavvicinamento dei componenti del gruppo. La cellula dormiente si è risvegliata per una mostra sulla loro carriera, la ristampa dei loro album e per diversi incontri. Anche se la parola “reunion” resta tabù.
L’avventura di Melpignano, invece, è continuata. Anzi, si è fatta più importante. Non è passata alla storia per aver ospitato le rock band comuniste, ma per la Notte della Taranta che qualche anno dopo comincerà a prendere forma nella mente di Sergio Blasi. Partendo sempre da quell’idea iniziale del sindaco Avvantaggiato «di sconfiggere quella concezione di marginalità del nostro territorio», spiega Blasi. «Il Salento, scrisse Salvatore Quasimodo, è una “terra spaccata dal sole e dalla solitudine”. Ecco, noi volevamo sconfiggere la solitudine».
Ispirati dal pensiero di Franco Cassano, affidato alle pagine del libro Pensiero meridiano, si voleva restituire al Sud l’antica dignità di soggetto del pensiero. «Non pensavamo a misuraci con il Nord, perché non potevamo né volevamo», prosegue Blasi. «Volevamo dare alle nostre tradizioni una forza tale da poter dialogare con altri codici musicali contemporanei, senza perdere l’identità. Da lì è nata l’idea di un festival con al centro le nostre musiche, ma non riproposte così come erano state tramandate, ma contestualizzate a un tempo che era cambiato, accompagnandole dentro una modernità che le rendesse cittadine del mondo».