È il neologismo con cui sono oggi indicati i “figli d’arte”, ovvero i “bambini del nepotismo”. E per non incorrere nella gogna social, molti artisti con genitori famosi si nascondono dietro pseudonimi e preferiscono entrare nella musica dalla porta di servizio. Ecco chi sono
Raramente un “figlio d’arte” è riuscito a uscire dall’ombra del padre famoso, a non essere schiacciato dal peso del nome che porta e, soprattutto, a superare i dubbi e i pregiudizi del pubblico. Un “figlio d’arte”, secondo molti, è un raccomandato, un “figlio di papà”. In tempi di social e di haters, i rischi sono aumentati. Oggi i “figli d’arte” sono il nuovo zimbello della rete, stigmatizzati e presi in giro. La cultura woke americana ci è andata giù più pesante, tanto da coniare un neologismo – “nepobabies” – che suona come i “bambini del nepotismo”.
Per evitare di diventare vittime della gogna social, molti “figli d’arte” decidono di seguire le orme del papà famoso nascondendosi dietro un nome d’arte, evitando così di essere immediatamente additati come “nepobaby”. E, celandosi dietro pseudonimi, preferiscono entrare nella musica dalla porta di servizio, affidandosi a produttori indipendenti e suonando in piccoli festival con cui costruire una carriera.
È, ad esempio, il caso di Lolahol. Dietro questo si nasconde Lourdes León, la prima figlia nata dalla relazione tra Madonna e il regista Guy Ritchie. Lourdes è famosa fin dalla sua nascita, poiché molte delle canzoni di Ray of Light, il settimo album di Madonna, erano dedicate alla nuova maternità dell’artista. Lourdes, tuttavia, ha intrapreso una strada diversa nella sua carriera musicale con collaborazioni con artisti come Eartheater, noti per la loro musica sperimentale e le loro esibizioni stravaganti. Lourdes presenterà Lock & Key, il suo primo EP, in Spagna il prossimo settembre al Brava, un festival in stile pop che indica che, nonostante per ora non voglia usare apertamente la fama di sua madre, forse aspira a catturare parte del pubblico di mammà.
È forse più noto il nome di Elia Hewson. Il figlio di Bono degli U2 e di Ali Hewson preferisce però confondersi con i compagni degli Inhaler, una band che sta cominciando ad affermarsi nel mondo del rock alternativo. L’etichetta di “figlio di” non è stata d’intralcio per Elia Hewson, che è riuscito con gli Inhaler a piazzare i suoi due album, It Won’t Always Be Like This (2021) e Cuits & Bruises (2023) in vetta alle classifiche anglosassoni.
Pochi dei 200mila ascoltatori mensili di Buzzy Lee su Spotify sapranno che dietro questo alias ci sia Sasha Spielberg, figlia di Steven Spielberg e dell’attrice Kate Capshaw. Con due album, Spoiled Love (2021) e Internal Affairs (2023), Buzzy Lee è più che integrata nel mondo indie dopo aver collaborato con il prestigioso produttore Nicolas Jaar e aver fatto da opening act per Haim e Dirty Projectors, due gruppi particolarmente amati dalle riviste di tendenza. Sasha Spielberg è anche una pittrice e sotto lo pseudonimo di By Sashy vende ritratti ad acquerello.
La schiera dei “nepobaby” è molto affollata. Nel cinema, nella moda e nella musica. Gracie Abrams, figlia di J.J. Abrams, creatore della serie Lost e molte altre, e della produttrice Katie McGrath, è nata con un piede nell’industria cinematografica e televisiva, ma la sua carriera artistica si sta sviluppando nella musica. Abrams ha iniziato a comporre all’età di 9 anni e il suo talento è stato scoperto dalla Interscope Records, una delle maggiori etichette americane (di proprietà della Universal). Il suo sound può essere classificato come alternative-pop, sulla scia di Billie Eilish o Lorde, che hanno espresso la loro ammirazione per il lavoro musicale di Abrams. Il suo primo album, Good Riddance, è uscito quest’anno.
Quando i tuoi genitori sono due attori molto famosi come Uma Thurman ed Ethan Hawke, è impossibile sfuggire all’etichetta di “figlia di”. Maya Hawke ha provato (e ci è riuscita) a ritagliarsi un’interessante carriera musicale da solista legata al folk. Ad oggi ha pubblicato due album, Blush (2020) e Moss (2022), che sono stati accolti positivamente dalla critica specializzata. Ha però ottenuto molta più notorietà come attrice: è un volto già noto al grande pubblico grazie a Stranger Things, dove interpreta Robin dalla terza stagione, e ad altri due successi Netflix come i film Horror Street (2021) e Revenge now (2022).
Willow è la figlia di Will Smith e Jada Pinkett Smith. Sembrava un astro nascente dopo il “boom” di Whip My Hair, il suo primo singolo, diventato multiplatino negli Stati Uniti a soli 10 anni. Poi l’immediata parabola discendente con 21st Century Girl e Fireball, due fallimenti commerciali. Willow ha deciso allora di esplorare altre strade: a 15 anni era già autrice completa del suo primo album, Ardithipecus, uscito nel 2015. Il suo sound pop sperimentale ha ricevuto buone recensioni, ma Willow doveva ancora ritrovarsi artisticamente nei codici di musica punk ed emo. Infine, la svolta nu-metal del suo ultimo album, COPINGMECHANISM, che non ha convinto molti.
Il nome di Delroy Edwards non sarà familiare ai più, ma quello di Brandon Avery Perlman (il suo vero nome) svela un cognome famoso. Delroy è il figlio di Ron Perlman, un attore noto a Hollywood per i suoi ruoli in film come Cronos (1993), Alien: Resurrection (1997) o Pacific Rim (2013) e per aver vinto il Golden Globe per la sua interpretazione nell’adattamento televisivo da La bella e la bestia (1987). Edwards è un DJ e produttore, e le sue registrazioni di elettronica lo-fi (registrate con apparecchiature antiquate, rudimentali o lo-fi) sono uno squisito segreto per i fan di questo tipo di suono.
Frankie Cosmos è stata una delle rivelazioni musicali indie degli ultimi anni per riviste specializzate anglosassoni come Pitchfork, che hanno elogiato l’adorabile sound indie pop di Fool, il suo singolo di maggior successo sulle piattaforme streaming, o quello di album come Next Thing (2016) o Inner World Peace (2022). Frankie Cosmos è il nome d’arte di Greta Simone Klina, figlia di Kevin Kline, attore premio Oscar per A Fish Called Wanda, e di Phoebe Cates, star indiscussa degli anni Ottanta grazie ai suoi ruoli in That Exciting Course (1982) o Gremlins (1984).
Samia è invece la figlia dell’attore Dan Finnerty, noto a Hollywood per aver guidato il suo gruppo musicale comico The Dan Band, con il quale è apparso in film come Those College Parties (2003) o Starsky & Hutch (2004). Steven Spielberg lo ha scritturato in The Terminal(2004) dopo averlo visto cantare con The Dan Band e ha prodotto il suo speciale televisivo. Anche la madre di Samia, Kathy Najimy, è un’attrice popolare ed è apparsa in moderni classici Disney come Sister Act (1992) o The Witches Return (1993). Tuttavia, la carriera musicale di Samia si è sviluppata al di fuori dell’industria e il suo primo album, Honey, è stato pubblicato da una etichetta indipendente.
Le gemelle svedese-australiane Anna Mirandaed Elektra-June-Kilbey-Jansson sono le figlie del cantante della band australiana The Church. Si chiamano Say Lou Lou e la loro musica, in uno stile retro-pop che può far venire in mente i Fleetwood Mac o Lana Del Rey, ha raccolto un considerevole seguito tra i fan dell’alt-pop. I due album pubblicati, Lucid Dreaming (2015) e Immortelle (2019), non hanno infiammato le classifiche di vendita, ma sono stati ben accolti dalla stampa specializzata.
In Italia, il figlio di Gigi D’Alessio ha tentato di nascondersi dietro l’alias LDA, acronimo del nome Luigi D’Alessio, puntando su un genere musicale diverso dal neomelodico del padre. L’esito non sembra positivo. Il pubblico lo ha bocciato al Festival di Sanremo, anche perché LDA non è stato troppo coerente nella presa di distanza dal padre.
Storie simili sono quelle di Tredici Pietro, figlio rapper di Gianni Morandi, che prova a farsi strada nel mondo dell’hip hop italiano, e di D’Art, figlio di Raf, che ha dato una nuova svolta alla sua carriera di cantante, facendo uscire il suo singolo Stupenda. D’Art perché figlio d’arte e perché da piccolo era chiamato D’Artagnan dagli amici. E poi c’è Leo Gassmann, figlio di Alessandro e nipote di Vittorio, che nel 2020 vinse nella categoria nuove proposte al Festival di Sanremo e dove quest’anno è tornato da “big” senza ottenere grandi risultati.
Il passato non offre grandi speranze ai “nepobaby”. Rarissimi sono stati i casi in cui qualche “figlio d’arte” è riuscito a smarcarsi dall’ombra di genitori così famosi. «Se nasci in mezzo alla musica e l’ami, ti appartiene. Che tu abbia successo o no», ha detto Otis Redding III, figlio della celebre voce soul. È morto lo scorso 18 aprile. Neanche un trafiletto di giornale a ricordarlo.