– In occasione del Medimex di Taranto, dal 17 giugno al 6 luglio al MArTA della Città dei due mari sarà allestita la mostra “Amy Winehouse before Frank”: oltre cinquanta scatti del fotografo irlandese realizzati per l’album di debutto della compianta cantante britannica
– «Avrei voluto che il mondo avesse potuto conoscere la Amy che ho conosciuto io». E molte persone, che sono state vicine ad Amy nella sua breve e straordinaria vita, hanno ammesso di aver visto la vera Winehouse solo quando hanno potuto sfogliare l’album dei ricordi di Moriarty
Era il giugno 2003 quando Charles Moriarty, appena arrivato a Londra da Dublino, incontrò per la prima volta Amy Winehouse. Era per un favore a un amico. Avrebbe dovuto realizzare un servizio fotografica con la cantante, allora diciannovenne, per l’album di debutto Frank. Né lui né lei immaginavano quanto quegli scatti catturati in un giorno d’estate sarebbero diventati culturalmente importanti.

«All’epoca non mi sarei mai riferito a me stesso come un fotografo», ha raccontato Moriarty ventidue anni dopo. All’epoca aveva solo una fotocamera da 35 mm con un vecchio obiettivo malconcio, ma dopo una manciata di tentativi falliti con fotografi più esperti, Amy andò alla ricerca di un nuovo e fresco approccio.
Charles avrebbe avuto il compito di fotografare Amy, che non si è mai sentita a suo agio nell’essere al centro dell’attenzione. In qualche modo però, fra i due è nata una sintonia. «Ho cercato di rendere il set il più privo di stress possibile», spiega. «Volevo che fosse a suo agio. Avevo appena finito l’università, dove avevo studiato inglese e storia dell’arte, con l’idea di entrare nell’industria cinematografica. Mi è piaciuto scattare foto dei miei amici quando siamo usciti, e uno di loro mi ha chiesto di lavorare con Amy».

A Charles è stata consegnata una copia del demo per l’album Frank, e una settimana dopo ha incontrato la compianta cantante in un appartamento a East London. Amy si presentò verso le 16:00 del primo giorno di riprese, accompagnata da alcuni amici. Si è truccata, si è cambiata, si è seduta a ul tavolo da cucina in vetro e ha iniziato a prepararsi. Poi sono usciti e si sono messi al lavoro. Dopo una sosta in un negozio all’angolo per una bottiglia di vino bianco, la coppia si è fermata dietro a un pub e si è messa a fare i primi scatti. Hanno poi girato in studio, giù su Brick Lane, sul tetto di un edificio tra lo skyline di Londra. Hanno usato solo un rotolo di pellicola.

Charles Moriarty ha raccolto oltre cinquanta immagini inedite di Amy Winehouse in un libro, intitolato, Before Frank, e nella mostra itinerante Amy Winehouse before Frank by Charles Moriarty, che dal 17 giugno al 6 luglio sarà allestita al MArTA di Taranto in occasione del Medimex, in programma dal 17 al 21 giugno con i concerti di Massive Attack, Primal Scream e St. Vincent.
Il lavoro svolto da Charles Moriarty – che il 17 giugno sarà presenta all’apertura della mostra e incontrerà il pubblico – è una sorta di antidoto alla narrazione distruttiva della stampa, soprattutto quella britannica. Perché è doveroso ricordare che prima di Amy Winehouse c’era Amy: una ragazza ebrea del nord di Londra, nata a Southgate e cresciuta a Camden. Una ragazza che, come tante in quegli anni d’oro, voleva solo cantare. Gli scatti di Charles Moriarty sono stati realizzati a Londra e New York, in quello che fu un periodo cruciale della vita, anche professionale, di Amy Winehouse. Un periodo che il fotografo chiama affettuosamente “Before Frank”. In alcuni scatti possiamo vedere il suo lato divertente, la sua giovinezza, ma ci sono momenti in cui all’improvviso si vede la Amy Winehouse già star. E la ragazza di pochi frame precedenti non esiste più.

Charles e Amy hanno avuto a disposizione appena un giorno in entrambe le città, Londra e New York, per quegli shooting. Il racconto per immagini di quel periodo è estremamente personale. Amy è fedele a sé stessa e tutte le immagini sono oneste e rivelatrici del suo passaggio da poco più che adolescente, con un sogno nel cassetto, a osannata professionista dell’industria musicale. Amy, infatti, aveva diciannove anni quando Charles Moriarty, a sua volta appena ventunenne, realizza i due shooting fotografici dai quali viene estratta l’immagine presente sulla copertina dell’album di debutto della cantante, Frank appunto.

Charles la immortala nei pressi di Spitalfields, a Londra. In quell’occasione incontrano un uomo che porta a spasso i suoi Scottish Terrier. Amy e Charles sono pieni di energia, spontaneità e ambizione. Come ha più volte ricordato Moriarty: «Spero che chi le osserva possa vedere la mia amica», Quello che Charles e Amy hanno prodotto in quelle due sessioni del 2003, con tanta incertezza e inesperienza, è di fatto Amy Winehouse che si appresta a raggiungere l’apice della sua carriera, fatta di alti – che l’hanno resa eterna – e di bassi che l’avrebbero uccisa.
È complicato individuare un’emozione precisa che può essere evocata in chi osserva queste foto. Felicità, tristezza, nostalgia o dolore. L’incertezza è forse dovuta al fatto che possiamo ritrovare, in questo album di ricordi, tutti gli elementi che caratterizzano la Amy Winehouse icona mondiale: il taglio di eyeliner alla Cleopatra, l’iconica acconciatura, gli abiti inequivocabilmente primi anni Duemila. Sono elementi apparentemente naturali che sembrano far parte di Amy da sempre. Eppure, come rivela Charles, è probabile che sia stato proprio lui il primo ad aver fissato, sulla pellicola fotografica, quegli elementi così unici, caratterizzanti e profondamente legati a quella personalità straordinaria. Una sorta di premonizione della Amy Winehouse che avremmo conosciuto negli anni a venire.

Charles Moriarty ha più volte detto che avrebbe voluto che il mondo avesse potuto conoscere la Amy che lui ha conosciuto, E molte persone, che sono state vicine ad Amy nella sua breve e straordinaria vita, hanno ammesso di aver visto e conosciuto la vera Amy Winehouse solo quando hanno potuto sfogliare l’album dei ricordi di Charles Moriarty.
La mostra si compone di 50 fotografie che Moriarty ha scattato ad Amy Winehouse e di altre 10 tra ritratti di nudo e nature morte, appositamente selezionate perché entrino in dialogo con la mostra Penelope, dedicata a una delle figure femminili più potenti dell’opera omerica, a cura di Alessandra Sarchi e Claudio Franzoni ospitata nelle sale attigue sino al 6 luglio, e con l’esposizione permanente del museo.
Il videomapping al Castello

Dal 19 al 21 giugno, sempre nell’ambito delle iniziative del Medimex, sulla facciata del Castello Aragonese di Taranto è in programma On the road compilation, Projection Mapping Show opera originale di Roberto Santoro e Blending Pixels, che ripercorre la storia della manifestazione e celebra pace e libertà. Il video mapping, infatti, intende evocare la strada che ha percorso il Medimex, richiamando le tappe più recenti, e diventare un’estensione del messaggio di pace e di unione che la musica veicola. Ogni forma d’arte può contribuire a divulgare e a promuovere quei valori autentici e fondamentali ad elevarci o semplicemente a riacquisire fiducia e speranza in un presente migliore.
La decisione di rappresentare l’importanza della musica come manifestazione di libertà e messaggera di pace è stata ispirata innanzitutto dalla comunicazione del Medimex, dove colombe, simboli di pace, e strumenti musicali fantasiosi hanno di volta in volta esplicitato questi temi in maniera fortemente evocativa. Rianimare queste forme, raccontando una nuova storia, significa rimarcare lo spirito Medimex e la condivisa convinzione che la musica può ridestare gli animi e le coscienze.