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Canzoni alla ricerca dell’impegno perduto

A cercare di ridare contenuti alla musica ci prova il Premio “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” che ha festeggiato i 25 anni con il docu-film “Rumore – Human Vibes” in anteprima mondiale il 24 marzo al BIF&ST – Bari International Film F&stival. «Oggi si registra uno stacco netto fra il mainstream e la musica di base, dove c’è più sensibilità per temi sociali». Aperte le iscrizioni alla XXVI edizione

Che la chitarra elettrica potesse essere una fiammeggiante spada di pensiero, lo sappiamo da molto tempo. Caso mai ce lo stavamo dimenticando, e specialmente in Italia, un tempo maestra di impegnati furori artistici. Dobbiamo, quindi, essere grati al Premio “Voci per la Libertà – Una canzone per Amnesty” che da venticinque anni mantiene accesa il fuoco della musica d’impegno. 

In un’epoca in cui la maggioranza dei giovani cantautori si chiude nel proprio piccolo mondo e quelli più anziani sfogliano l’album dei ricordi, quando ascoltare il Festival di Sanremo sembra spiare le confessioni sul lettino dello psicanalista e la protesta è ridotta dal rap a insulto o volgarità, sembrava dispersa quella sensibilità alle tematiche sociali e ai diritti civili che per molto tempo sono stati temi portanti non solo del rock barricadero, ma anche di un cantautorato d’impegno. «In effetti c’è uno stacco netto fra il mainstream, quello legato alle case discografiche, al mercato, con quella musica che nasce dalla base, dall’underground. Uno scollamento», osserva Michele Lionello, direttore artistico di “Voci per la libertà”. 

Qualche segnale di speranza arriva dalla XXVI edizione del premio sostenuto da Amnesty International. «Quest’anno abbiamo avuto un incremento nelle iscrizioni per quanto riguarda la sezione giovani che si è chiusa il 20 marzo», dice Lionello. «Sono oltre una settantina i partecipanti. È un segno positivo. Adesso saranno selezionati da una giuria di under 35 e il più votato sarà il primo degli otto finalisti. Gli altri sette verranno scelti fra tutti coloro i quali parteciperanno al concorso, le cui iscrizioni si chiuderanno il 22 aprile». La fase finale è prevista a Rovigo dal 21 al 23 luglio.

Se ancora è impossibile conoscere le tematiche affrontate nelle canzoni presentate, sulla base delle precedenti edizioni si può comprendere se i giovani partecipano perché avvertono la necessità di portare avanti un messaggio o perché vedono questo concorso alla stregua di tanti altri che si svolgono in Italia, come uno step sulla via verso il successo.

«Un po’ e un po’», commenta il direttore artistico. «Capita di incontrare due o tre artisti che tornano a iscriversi non per la notorietà ma perché hanno qualcosa da dire. E quello di “Voci per la libertà” è il palco per antonomasia per lanciare messaggi. Poi, vuoi anche per la popolarità che il premio ha raggiunto, grazie anche alla Targa Tenco che abbiamo vinto nel 2018 nella categoria “Album collettivo a progetto”, per altri è un passaggio per ottenere un po’ di visibilità».

Capita di incontrare due o tre artisti che tornano a iscriversi non per la notorietà ma perché hanno qualcosa da dire. E quello di “Voci per la libertà” è il palco per antonomasia per lanciare messaggi. Poi, vuoi anche per la popolarità che il premio ha raggiunto, grazie anche alla Targa Tenco che abbiamo vinto nel 2018 nella categoria “Album collettivo a progetto”, per altri è un passaggio per ottenere un po’ di visibilità

Michele Lionello
Michele Lionello, direttore artistico di “Voci per la libertà”

A raccontare 25 anni di impegno tra musica e diritti umani del festival “Voci per la Libertà” arriva il docufilm Rumore – Human Vibes che sarà presentato in anteprima mondiale venerdì 24 marzo al BIF&ST – Bari International Film F&stival. L’opera, scritta e diretta dalla regista napoletana Simona Cocozza e prodotta da Amnesty International Italia, Flicktales, Giallomare Film, ospita interventi Ivano Fossati, Carmen Consoli, Niccolò Fabi, Paola Turci, Daniele Silvestri, Modena City Ramblers, Nada, Negramaro, Roy Paci, Simone Cristicchi, Mannarino, Brunori Sas, Frankie Hi-Nrg mc, mentre la colonna sonora è realizzata con brani di artisti emergenti premiati. 

Il docu-film è ricco di immagini originali dell’archivio di Amnesty International, che documentano gravissime violazioni di diritti umani. Fanno da contrappunto la musica e i volti noti degli artisti che, da un lato, forse rassicurano, e dall’altro spronano lo spettatore a prendere posizione, o quantomeno a interrogarsi su temi che sono tanto contemporanei quanto, purtroppo, futuri. Rumore – Human Vibes diventa così anche un momento per riflettere su come l’arte – e in particolare la musica – sia uno strumento per parlare di diritti umani. 

«Spesso si sente parlare di “violazione di diritti umani”. Ma cosa significa veramente? Sappiamo forse cosa significa essere torturati, vedere la propria casa bombardata, essere costretti a fuggire?», dice la regista Simona Cocozza. «È stato questo il punto di partenza per affrontare questo mio nuovo documentario. Per quanto il racconto sia incentrato prevalentemente su preziose immagini di archivio, vorrei discostarmi da uno stile documentaristico patinato, per abbracciare uno stile volutamente ruvido, d’impatto, scomodo, proprio come le tematiche affrontate. Davanti a molte immagini si vorrebbero chiudere gli occhi, nell’illusione che certe cose non ci riguardino, che stiano accadendo dall’altra parte del mondo; ma tutto ciò è più vicino di quanto si possa pensare. Con Rumore – Human Vibes ho voluto raccontare quanto la musica, qualcosa di apparente effimero, possa essere molto concreta e, a volte, dirompente». 

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