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Nada: combatto contro le ingiustizie

La cantautrice toscana venerdì 24 marzo a Palermo apre la tre giorni di “A qualcuno piace Franco” portando sul palco il nuovo album “La paura va via da sé se i pensieri brillano”: «Un titolo un po’ zen», spiega. Da Piero Ciampi a John Parish, la carriera della “bambina che non voleva cantare” diventata una delle voci più potenti e libere della musica italiana: «La strada da percorrere la scelgo io»

Artista senza tempo, che non cerca espedienti. La sua determinazione è diventata una delle caratteristiche della sua arte. Lo spirito indomito è quello di sempre. Anzi, adesso, dopo più di cinquant’anni di carriera, arriva più forte che mai all’orecchio di chi ascolta La paura va via da sé se i pensieri brillano, l’album che Nada ha pubblicato lo scorso ottobre, a tre anni dall’uscita di È un momento difficile, tesoro. Il nuovo disco è prodotto da John Parish (PJ Harvey, Eels, Tracy Chapman), alla terza avventura musicale con la cantautrice toscana. Ed è stato registrato e mixato in Inghilterra, fra Bath e Bristol.

Nada Malanima (foto Simone Cecchetti)

Nada porterà le nuove canzoni in versione acustica venerdì 24 marzo alle 21.00 a Palermo sul palcoscenico del Cinema De Seta, ai Cantieri Culturali della Zisa, per aprire la “tre giorni” di “A qualcuno piace Franco”. «Il titolo dell’album è un po’ zen», spiega Nada. «Mi rispecchia tantissimo e nella cui veridicità credo molto, perché la provo tutti i giorni su me stessa. Il senso è che la paura è un sentimento che convive con noi e che ci serve, perché ci frena in tante cose. Ma se dalla paura vieni sopraffatto al punto da finire vittima dell’ansia, dell’angoscia, allora in qualche modo la devi superare. Perché solo con in testa pensieri chiari si può riuscire a vedere le cose con lucidità e a stare meglio. Serve, allora, esorcizzare la paura».

La sua determinazione è diventata una delle caratteristiche della sua arte. Le collaborazioni e le esperienze maturate sono tantissime: musica, teatro, televisione, scrittura. Dall’incontro con Piero Ciampi nel 1973 (sodalizio che porterà alla realizzazione di tre album tra il 1973 e il 1976) a quello col teatro con maestri come Giulio Bosetti, Dario Fo, Marco Messeri. Con la pubblicazione di cinque libri, Nada si è imposta anche come scrittrice sensibile e schietta. La sua vita è diventata prima il romanzo Il mio cuore umano, poi un film, La bambina che non voleva cantare per la regia di Costanza Quatriglio, trasmesso da Rai1 nel 2021 con grande riscontro di pubblico e critica. 

Quella “bambina che non voleva cantare” a 69 anni si è trasformata in una delle voci più potenti della musica italiana. Un’artista senza tempo, che non cerca espedienti: assale gli impulsi che la pervadono con un’insistente attività di autoanalisi, ma sa anche essere impetuosa nel mostrare lo sdegno per un mondo sempre più insensibile e impietoso. Un’artista sincera, reale, protagonista assoluta della musica italiana da decenni, fuori dagli schemi, lontano dalla moda e da facili e orecchiabili melodie, con pensieri e testi che non vanno alla ricerca di inutili sovrastrutture, ma che, spesso, indagano l’imprescindibile. Donna e artista ben ancorata al suo mondo e al presente: «La strada da percorrere la scelgo io», sottolinea. 

La parentesi mainstream l’ha definitivamente chiusa negli anni Ottanta, anche se durante i concerti non manca di cantare Ma che freddo fa, Ti stringerò e Amore disperato. In scaletta, Nada lascia sempre spazio a un omaggio a Piero Ciampi, il cantautore con uno smisurato talento ma troppo spesso ignorato, che incontrò negli anni Settanta. Protagoniste saranno le canzoni del nuovo album, eclettico eppur intimo nel suo viaggio interiore intriso di chitarre potenti, sonorità che si accostano al rock alternativo, contaminazione musicale, alla ricerca espressiva legata alla canzone d’autore e, soprattutto, d’autrice. E, fra i nuovi brani, non possono mancare In mezzo al mare («Il sole e le spiagge non c’entrano niente. È una metafora, il mare del nostro vivere. Bisogna buttarcisi dentro e godere di quello che abbiamo») o l’urlo roco di Io ci sono che sembra rincorrere in versione punk The Great Gig in the Sky dei Pink Floyd.

E ancora Chi non ha, un’appassionata denuncia sociale. «È una canzone per me molto importante che tratta il tema dell’ingiustizia, un’ingiustizia che continuo a vedere in tutto il mondo e che reca molta sofferenza agli esseri umani. Un’ingiustizia che è egoismo, prepotenza, miseria, disuguaglianza, tutte cose che viviamo sempre di più e che sono causa delle guerre e di tutti i mali, di tutti i disastri che ci addolorano. Spero in un futuro migliore, ma vedo questo vento nero che aleggia ovunque, un individualismo che spinge chi è più fortunato a tenere tutto per sé, senza attenzione per chi non ha nemmeno il minimo indispensabile per vivere, anzi, per esistere, che è ancora più grave. È cecità, è sete di potere».

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