– A Parigi 2024 debutta la street dance nata negli anni Settanta nel Bronx, espressione della cultura hip hop
– Fra le B-Girls italiane in gara c’è la messinese Alessandra Chillemi: «Voglio far capire al pubblico questa arte»
– E la Rai presenta “Spin”, una serie in 20 episodi in cui il breaking diventa una via di salvezza per una ragazza
Confermati l’arrampicata sportiva, lo skateboard e il surf (già presenti a Tokyo 2020), alle imminenti Olimpiadi di Parigi si assisterà al debutto del breaking o breakdance. Nata come forma di ballo di strada negli anni Settanta nel Bronx, è stata poi riconosciuta a livello internazionale come una vera e propria cultura e una forma d’arte. Una tappa fondamentale è stata nel 1983 con il film Flashdance, che ha fatto conoscere il breaking a un pubblico su larga scala mondiale. Poi il declino alla fine degli anni Ottanta e la rinascita come disciplina sportiva. Il breaking aveva fatto il suo debutto ai Giochi olimpici giovanili di Buenos Aires del 2018. Dopo il successo di giovani e tv è stato confermato dal Cio per Parigi.
La gara comprenderà due eventi – uno maschile e uno femminile – in cui 16 B-Boys e 16 B-Girls si affronteranno in sfide individuali. Gli atleti utilizzeranno una combinazione di mosse e improvviseranno al ritmo dei brani del dj. Tra le B-Girls italiane c’è anche la messinese Alessandra Chillemi, campionessa nazionale.

Una siciliana alla conquista dell’oro
«Le Olimpiadi sono sempre state il mio sogno, perché sono sempre stata una sportiva a 360 gradi», commenta Alessandra, classe 1999, atleta del gruppo delle Fiamme Azzurre (GS Polizia Penitenziaria). «Speravo di arrivarci in qualche modo, ma non pensavo di farlo col breaking! Sarà importante istruire il pubblico sulla nostra scena e sulla nostra cultura. Il breaking adesso è considerato uno sport, ma è anche arte e fa parte di una cultura più grande che è l’hip hop e ha dei valori solidi. Da parte nostra la vittoria e le medaglie sono ovviamente importanti, però lo è anche istruire la nuova generazione e chi ci guarda, per non snaturare il tutto. Il nostro compito sarà arrivare a questo grande pubblico e far capire cos’è il breaking e cos’è l’hip hop».
I segreti del breaking, spiega la danzatrice siciliana, sono «la musicalità, l’originalità, la performance di per sé, la tecnica: diciamo che vario molto come allenamenti. Alcuni sono finalizzati a creare delle cose nuove, dove anche la musica cambia. Se alleno la creatività scelgo qualcosa di più soft, ad esempio mi piace molto la musica jazz. Se invece alleno ciò che porterò in gara ascolto beat».
Usanza di quest’arte e, in generale, della cultura hip hop è l’uso di nomi d’arte: “B-Girl Alessandrina” è quella scelto dalla ventiquattrenne messinese. «Da noi il nome è importante! Fa parte della nostra cultura. O lo scegli tu o te lo danno gli altri, di solito porta una storia dietro. Il mio è stato un po’ forzato. Ho provato a usare di tutto quando ero piccola. Ero molto veloce, quindi ho usato ad esempio Speedy. Alla fine, è rimasto Alessandrina, perché ero piccola, giravo tanto e volevo distruggere il mondo. Tutti continuavano a chiamarmi così ed è rimasto. Adesso non sono più tanto “ina”, ma comunque all’estero non lo capiscono e poi rappresenta comunque il mio percorso, quindi ho deciso di lasciarlo».
Gli inizi, come per tanti breakdancer, sono stati open, in strada. «Facevo parte della Marittima Funk Crew e mi allenavo alla stazione marittima», racconta B-Girl Alessandrina. «Quelli erano dei momenti speciali perché in loro ho trovato una seconda famiglia. Io ero la più piccola nonché l’unica ragazza, sono entrata in questa crew a 8 anni. Loro erano molto più grandi, ne avevano 17-18, e mi hanno cresciuta. Ho sempre viaggiato con loro. Ricordo quei momenti sia di allenamento che al di fuori della palestra, le grigliate, era sempre una festa. Li porterò sempre nel cuore».

Dalle strade del Bronx a Place de la Concorde
Dalle strade del Bronx a Flashdance e adesso Place de la Concorde è un bel salto per la breakdance, comunemente nota come breaking, b-boying o b-girling. È uno stile dinamico di street dance che integra movimenti acrobatici del corpo con passi di danza ritmici. Le origini sono comuni con l’ascesa della cultura hip hop nei primi anni Settanta nel South Bronx, New York. È noto per essere lo stile di danza hip hop originale e più popolare.
La breakdance è stata creata da giovani locali africani e latinoamericani. Si ritiene comunemente che sia nata inventata da un disc jockey che organizzava feste nel quartiere. Il suo nome era DJ Kool Herc. Suonava alle feste di quartiere nei primi anni Settanta nella zona del South Bronx a New York. Riempiva di suoni e rumori le “pause” delle canzoni soul e funk di artisti come James Brown, ovvero le parti di un disco senza voce, con ritmo puro, percussioni e basso. Kool Herc isolava queste parti e le trasformava in loop. Molte canzoni di origine afro-americana, afro-caraibica e latina hanno queste “pause”, durante le quali avvenivano combattimenti con gli schiaffi. Da questi movimenti di schiaffi l’uno verso l’altro è nata una mossa chiamata “uprock” o “rocking”, poi sviluppata ulteriormente con l’aggiunta di movenze acrobatiche come planate e rotazioni che venivano fatte durante le pause del disco. Questo si chiamerebbe ballare fino alla pausa, rompere (break), o come i media hanno iniziato a chiamarlo negli anni Ottanta: breakdance. Una danza che sarebbe diventata lo stile di vita hip hop ed i suoi protagonisti si sarebbero chiamati b-boy i ragazzi e le donne b-girl.
Poiché la breakdance è iniziata come una danza di battaglia di strada, si crede che sia stata usata negli anni Settanta come un modo per risolvere le rivalità tra le bande di strada nei sobborghi di New York. Combattendo l’un l’altro, i membri di ogni banda hanno cercato di fare mosse migliori dei membri dell’altra banda. La breakdance ha ispirato altre forme di ballo come la capoeira brasiliana fight-dance, il kung fu, la ginnastica, la danza disco e il lindy hop.
Alla fine degli anni Settanta si formò a New York una troupe di breakdance. Si chiamava Rock Steady Crew. Nel 1983 pubblicò una canzone che tutti i breaker del mondo conoscono. Si chiama Hey You. Il video clip mostrava come Crazy Legs, Ken Swift, Buck 4 e Kuriaki si lanciavano sulla pista da ballo. Si vedono movimenti come il backspin, il mulino a vento e i passi di gioco di gambe: è il primo grande video musicale in cui è stata mostrata la breakdance.
Il singolo Hey you ha raggiunto la posizione numero uno nelle classifiche dei singoli belgi e olandesi e ha raggiunto la top ten in molti altri Paesi europei, incluso il Regno Unito.
Sempre nel 1983, il famoso gruppo rap Run DMC uscì con la canzone It’s like that. Nell’iconico videoclip vedi due troupe di breakdance che si scontrano al ritmo della musica dei Run DMC.
Attraverso videoclip come It’s like that e Hey You, la breakdance ha ottenuto le sue prime visualizzazioni all’estero. Poi, un primo assaggio di breaking è apparso in un film: il 15 aprile 1983 esce Flashdance nei cinema americani. Una scena girata in un vicolo con alcuni ballerini di breaking che imitavano il moonwalk diventa iconica e lancia la breakdance nel mondo.
Un anno dopo, nel 1984, sarebbero usciti due iconici film legati alla breakdance. Il primo è stato il film musicale chiamato Breakin, dove s’incontrano il famoso rapper Ice-T e il primo time breaker e coreografo Shabba Doo.
Solo un mese dopo, va nelle sale un classico assoluto: Beat Street, ambientato nel South Bronx. Segue due fratelli e i loro amici che sono tutti esponenti della cultura hip hop: breakdance, rap, DJ’ng e graffiti.
Attraverso questi documentari, film e videoclip, la breakdance sfonda in tutti i mass media, diffondendosi nel mondo. Dagli Stati Uniti alla Corea, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito e Paesi Bassi.
“Spin”, una serie tv su RaiPlay e Rai Gulp
In coincidenza con il debutto della breakdance ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, a pochi giorni dalla cerimonia di apertura, andrà in onda Spin, serie tv composta di venti episodi di circa mezz’ora, disponibile su Rai Play a partire da venerdì 5 luglio e su Rai Gulp da venerdì 19 luglio, tutti i giorni, alle ore 18.45. La serie, ideata e scritta da Michal Cooper Keren e diretta da Aviad Keidar, vede un cast internazionale composto da Kim Or Azulay, Shon Shlomo Amsalem e anche l’italiana Francesca Carrain, nel ruolo di Carla. Oltre a tanti campioni di breakdance fra cui dodici atleti della Federazione Italiana di danza sportiva e sport musicali.

Protagonista è una diciottenne, Emily, interpretata da Kim Or Azulay. Una ragazza proveniente da un quartiere difficile e con una situazione familiare complicata. Trova nella breakdance la sua unica valvola di sfogo: quando balla, tutte le preoccupazioni, i debiti lasciati dal padre, il crollo emotivo della madre, i problemi a scuola dei fratelli minori Sami e Daniella sembrano svanire. Si esibisce per strada insieme alla sua crew, composta dal fidanzato Jonathan (Shon Shlomo Amsalem) e dagli amici Shira e Benji, finché non le si presenta l’occasione di essere selezionata per allenarsi in un centro di preparazione olimpica per ottenere la qualificazione a Giochi di Parigi 2024.
All’improvviso, Emily si trova così a dover conciliare gli allenamenti intensivi e le rivalità al training camp, i turni alla tavola calda e le visite dei servizi sociali, che vorrebbero allontanare da casa Sami e Daniela in seguito ad una ricaduta della madre. Nonostante le difficoltà, grazie alla sua forza di volontà e alla passione per la breakdance, con una mossa rischiosissima, Emily riesce a battere la rivale Lia e a conquistarsi un posto alle gare di qualificazione olimpica di Roma, insieme al talentuoso campione nazionale Adam. E mentre Jonathan si fa prendere dalla gelosia e Benji e Shira cercano di saldare un debito con un pericoloso criminale della zona, Emily si impegna per trasformarsi da ballerina di strada in atleta professionista. Proprio quando sta per raggiungere il suo sogno, però, i problemi a casa e la vita del quartiere da cui proviene rischiano di far andare in fumo tutto ciò per cui ha lottato. La serie si conclude a Roma, dove si svolgono le qualificazioni finali: il biglietto per Parigi è a un passo, ma gli ostacoli da superare sono tanti.
Un po’ la storia romanzata di Bgirl Anti, Bgirl Alessandrina e Bgirl Spidergirl, al secolo Antilai Sandrini, Alessandra Chillemi e Chiara Ceseri, le tre ragazze della squadra azzurra di breakdance ai Giochi Olimpici di Parigi.