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Bono: l’IRA e l’estrema destra volevano uccidermi

Il leader degli U2 rivela alcune pagine di “Surrender”, la biografia che uscirà il primo novembre nel mondo, in Italia il 2 novembre per Mondadori. «Una gang di Dublino aveva pianificato il rapimento delle mie figlie». «Negli Usa se avessi cantato “Pride”, mi avrebbero sparato» 
L’edizione italiana di “Surrender”

Comincia tutto con un annuncio affisso all’inizio dell’anno scolastico, nel settembre del 1976, sulla bacheca della Mount Temple School di Dublino: «Batterista cerca musicisti per formare una band». Non passa molto tempo prima che Larry Mullen, Adam Clayton, David Evans e Paul David Hewson, poi soprannominato Bono Vox dall’amico Fionan a sottolineare quelle sue incredibili doti vocali, si ritrovino a suonare nella cucina del primo, trasformata in un’improbabile sala prove. «È bizzarro come il nostro destino si compia naturalmente. Siamo tutti stipati in quel forno che è la cucina di Larry. Come facciamo a far entrare in questa stanza così piccola la batteria, gli amplificatori e noi, apprendisti rockstar?», scrive Bono ritornando con la mente a quei giorni, cruciali per quello che sarebbe stato il futuro degli U2, una delle più grandi band di sempre.

All’epoca il cantante aveva solamente 16 anni. Oggi ne ha 62 e racconta la sua vita in un’autobiografia intitolata Surrender. 40 canzoni, una storia e uscirà nel mondo il primo novembre, per poi arrivare nelle librerie italiane il giorno successivo (edito da Mondadori). Per presentarla, ha intrapreso un tour cominciato al Cheltenham Literature Festival. In 696 pagine e 40 capitoli, ciascuno ispirato a una canzone del gruppo, il frontman degli U2 si mette a nudo e confessa le fragilità dell’uomo, nascoste dietro l’apparente invincibilità dell’artista: «“Surrender”, arrenditi, è una parola carica di significati per me. Essendo cresciuto nell’Irlanda degli anni Settanta, con i pugni alzati (musicalmente parlando), non era una prospettiva che mi venisse naturale», dice lui, nato nel Northside di Dublino da padre cattolico e madre protestante e cresciuto nei primi, durissimi anni delle violenze settarie tra protestanti unionisti e repubblicani cattolici che avrebbero insanguinato l’Irlanda del Nord per un trentennio (che gli U2 avrebbe raccontato in Sunday Bloody Sunday).

Bono con la sua famiglia: da sinistra, la moglie Ali Hewson e le figlie Eve e Jordan

E proprio a quel periodo che seminò sangue e terrore nell’Irlanda fanno riferimento alcune delle pagine più drammatiche dell’autobiografia. Bono rivela di essere stato minacciato e che anche la sua famiglia si è trovata in una situazione di pericolo. Il leader del quartetto irlandese ha raccontato di quella volta in cui le autorità lo avevano avvertito che la moglie Ali era diventata un probabile obiettivo dell’IRA, a causa delle voci che sostenevano che «l’opposizione degli U2 ai paramilitari fosse costata all’IRA una considerevole raccolta fondi negli Usa». A correre rischi sono state però anche le figlie del cantante. «Un famoso capo della gang di Dublino aveva pianificato di rapirle e i suoi uomini stavano tenendo sotto controllo le nostre case da diversi mesi e avevano già ideato un piano elaborato», ha detto. Fortunatamente l’IRA non ha poi dato seguito alle sue minacce e la famiglia dell’artista ha potuto così vivere (relativamente) tranquilla.

Un altro momento di preoccupazione si è verificato invece negli anni Ottanta in Arizona, questa volta per via dei gruppi dell’estrema destra americana, che avevano preso di mira Bono e gli U2 per la canzone Pride, tributo a Martin Luther King. Prima del concerto la band aveva infatti criticato la reticenza dell’allora governatore dello stato a dedicare una giornata commemorativa all’icona dei diritti civili e per tutta risposta il frontman era stato avvertito che sarebbe stato fatto fuori prima della fine del brano, se avesse cantato la strofa che descriveva l’uccisione di King.

«Mi sono mezzo inginocchiato per cantare la strofa incriminata», ha ricordato Bono. «Poi mi sono reso conto della gravità della situazione e ho chiuso gli occhi. C’era una minima possibilità che venissi ammazzato, ma hai visto mai?». Una volta riaperti gli occhi, il leader degli U2 ha poi scoperto che il bassista, Adam Clayton, si era piazzato davanti a lui per tutta la durata della strofa, così da proteggerlo da eventuali spari provenienti dalla folla.

Bono (al secolo Paul David Hewson) spiega di aver «cominciato a scrivere questo libro nella speranza di realizzare un disegno dettagliato di quanto mi ero limitato a schizzare con le canzoni. Le persone, i luoghi e le possibilità della mia vita. Surrender è la storia di un pellegrino immobile… che si è divertito un mondo durante il viaggio». Per la prima volta, Bono racconta in prima persona la sua vita straordinaria e le persone che ne fanno parte. Dalla sua infanzia a Dublino, compresa l’improvvisa perdita della madre quando aveva 14 anni, all’incredibile traiettoria che ha trasformato gli U2 in uno dei gruppi rock più importanti del mondo, fino agli oltre vent’anni di attivismo contro l’Aids e la povertà estrema. Con grande franchezza, capacità introspettiva e ironia, Bono apre una finestra sulla sua vita, così come sui familiari, gli amici e la fede che lo hanno sostenuto, messo alla prova e ispirato. Bono ha realizzato inoltre quaranta disegni originali per Surrender, annunciati da un video animato, da lui narrato e basato su alcuni dei suoi disegni. Il video contiene un estratto del capitolo Out of Control, nel quale Bono racconta di quando scrisse il primo singolo degli U2: era il 10 maggio 1978, giorno del suo diciottesimo compleanno. 

«Tutta la passione che mette nella sua musica e nella sua vita Bono la mette anche sulla pagina», dice Reagan Arthur, che è anche editor dell’artista. «Sette anni fa un’altra leggenda, il compianto direttore della Knopf Sonny Mehta, ha acquistato il libro, sapendo che Bono rientrava nella tradizione dei grandi narratori irlandesi. Abbiamo la fortuna di avere gli appunti di Sonny su una prima bozza del manoscritto, e l’ulteriore fortuna non solo che Bono abbia una storia sensazionale da raccontare, ma anche di aver trovato in lui uno scrittore di grande talento. Surrender è un libro sincero, intimo, irriverente e profondo: una straordinaria storia di vita».  

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