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Billie Eilish prenota l’Oscar 2024

– La canzone What Was I Made For”, che interpreta nella colonna sonora di “Barbie”, è la favorita 
– A soffiarle la seconda statuetta della sua carriera potrebbero essere “I’m Just Ken” di  Ryan Gosling o la strappalacrime “It Never Went Away” di Jon Batiste

Puoi vincere sei Grammy o un Golden Globe, eppure stringere fra le mani la statuetta dell’Oscar è un sogno non soltanto di registi e attori, ma anche di moltissimi musicisti. È su questo palco che si consacra la celebrità di un musicista: da Bob Dylan a Ennio Morricone, da Adele a Lady Gaga. Quest’anno i cinque in gara sono Jon Batiste, Beck G, Ryan Gosling, Billie Eilish e Osage Tribal Singers. 

Tutti e cinque i candidati all’Oscar 2024 per la migliore canzone originale eseguiranno dal vivo il brano durante la cerimonia di consegna dei premi di domenica 10 marzo (diretta su Rai1 dalle ore 23:30). Billie Eilish sarà accompagnata dal fratello Finneas e, come ampiamente previsto, alla fine dovrebbe alzare la statuetta al cielo. È la terza volta in cinque anni che fratello e sorella si esibiscono nella “Notte delle Stelle”: hanno interpretatoYesterday come canzone “ad memoriam” nel 2020 e No Time to Die nel 2022 con la quale ottennero la prima vittoria. 

What Was I Made For è il tipo di canzone che gli elettori degli Oscar tendono ad amare. È romantica e commovente, con un messaggio importante al centro. È stata già premiata ai Golden Globes e nello streaming è di gran lunga la più popolare delle cinque, con 600 milioni di stream in più rispetto a I’m Just Ken”. Tuttavia, Ronson ha portato a casa il Critic’s Choice Award, il che significa che le due canzoni sono praticamente testa a testa finora in questa stagione di premi. 

Batiste è stato uno dei favoriti alle cerimonie di premiazione, avendo ricevuto ben 11 nomination soltanto ai Grammy 2021. La sua canzone è anche perfetta per gli Oscar: travolgente e sentimentale. Fire Inside di Becky G, sebbene orecchiabile, non riesce a catturare l’immaginazione allo stesso modo, con il suo tema “niente può trattenerti” che risulta piuttosto banale se paragonato al peso emotivo di Batiste. 

Queste le cinque canzoni in gara:

“The Fire Inside” – Becky G (Flamin’ Hot)

Il lungometraggio d’esordio alla regia di Eva Longoria racconta la storia delle (discusse) origini delle Flamin’ Hot Cheetos attraverso gli occhi di Richard Montañez, l’uomo che afferma di averle inventate. Il singolo principale, The Fire Inside, è stato scritto dalla leggendaria Diane Warren, considerata una delle più grandi cantautrici pop di tutti i tempi, e aggiunge un tocco in più alla storia di passione e perseveranza del film.

The Fire Inside è eseguita dall’artista americano-messicana Becky G su un ritmo reggaeton terroso; ha quel fischio distintivo che l’attraversa, forse come un cenno deliberato alla tradizione messicana. Il testo attinge molto chiaramente al messaggio centrale del film: “Ti diranno che sei pazzo / Ti chiameranno pazzo / Penseranno di poterti fermare / Ma non c’è niente che possa fermarti”.

“I’m Just Ken” – Ryan Gosling (Barbie)

La spettacolare I’m Just Ken è stata interpretata da Ryan Gosling, che è il volto di Ken nel film Barbie: The Movie di Greta Gerwig, ed è stata prodotta e co-scritta da Mark Ronson e Andrew Wyatt. La performance drammatica di Gosling si abbina perfettamente alla power ballad in stile anni Ottanta di Ronson e Wyatt, melodrammatica all’estremo. Sono quasi tre canzoni in una, che virano dal livello emo dei My Chemical Romance al territorio delle power ballad di Van Halen (il figlio del defunto artista, Wolfgang Van Halen, suona nella traccia) e allo sfarzo di Elton John.

Dietro la facciata divertente, però, la canzone riesce ad attingere ai temi del film con lo stesso successo di quelli di Eilish. Il Ken di Gerwig e Gosling è intrappolato nella sua fragile mascolinità, innamorato di Barbie ma incapace di sapere esprimere al meglio i suoi sentimenti. C’è un cenno molto sottile al classico “bravo ragazzo”, che afferma di essere femminista ma mostra rapidamente il suo vero volto quando viene rifiutato: “Ho trascorso la mia vita ad essere così educato / Ma dormirò da solo stanotte”.

“It Never Went Away” – Jon Batiste (American Symphony)

La canzone di Jon Batiste funge da traccia principale in un documentario sulla sua vita. American Symphony è l’esplorazione affascinante e commovente di Netflix di un anno nella vita dello straordinario artista americano, mentre sostiene sua moglie nella battaglia contro la leucemia. It Never Went Away è un tributo all’amore che dura. Batiste e sua moglie – giornalista, musicista e autrice Suleika Jaouad – si sono conosciuti al campo estivo quando avevano 12 e 14 anni.

Su sparse note di pianoforte canta con una franchezza disarmante, con un fraseggio semplice: “Avventura estiva / Questo è ciò per cui eravamo destinati”. C’è una dualità nel significato del ritornello: “Non è mai andato via”. Oltre all’amore che prova per sua moglie, Batiste potrebbe anche piangere il ritorno del cancro di sua moglie, dieci anni dopo che era andato in remissione. È una canzone bellissima, strappalacrime, e potrebbe conquistare i cuori agli Oscar.

“Wahzhazhe (A Song for My People)” – Osage Tribal Singers (Killers of the Flower Moon)

Scritta dal consulente musicale e compositore di Osage Nation Scott George, Wahzhazhe (A Song for My People) è presente nella scena di danza conclusiva di Killers of the Flower Moon di Martin Scorsese. George, il primo nativo americano a ricevere una nomination all’Oscar per la musica e i testi, ha detto a Osage News che lui e il direttore del linguaggio Vann Bighorse volevano scrivere qualcosa che esprimesse ciò che il popolo Osage aveva attraversato «e attraversa ancora oggi».

Indipendentemente dal fatto che si capisca la lingua, Wahzhazhe ha un potere sull’ascoltatore. L’improvviso colpo pesante del tamburo ti colpisce come una mano al petto; il coro di voci si alza e si abbassa insieme ipnoticamente.

“What Was I Made For?” – Billie Eilish (Barbie)

Nel diafano falsetto di Eilish e su morbidi accordi di pianoforte, What Was I Made Fortocca temi di autostima, fama e lotta per soddisfare standard impossibili. “Sembrava così viva/ Si scopre che non sono reale/ Solo qualcosa per cui hai pagato”, canta. Questi sono argomenti che Eilish conosce bene, si sovrappongono magnificamente anche a quelli che Gerwig e la protagonista Margot Robbie affrontano in Barbie, mentre il personaggio della bambola cerca di rintracciare la causa della crescente disillusione nei confronti del suo mondo perfetto e di plastica. Insieme alla commovente performance di Robbie in un attimo verso la fine del film, la canzone è diventata virale su TikTok poiché le donne l’hanno usata per colonna sonora del loro dolore, trauma e angoscia.

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