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Artisti da tenere d’occhio nel 2024 – 3

– Metà africano, metà inglese, Skinny Pelembe è una scoperta del dj e producer britannico Gilles Peterson e può contare tra i suoi fan Iggy Pop e Grace Jones
– La sua musica è altrettanto cosmopolita, scivolando tra ritmi hip-hop, rock elettronico, avant-pop, soul raffinato e indie sognante. «Voglio suonare qualcosa che nessun altro ha finora fatto»
– «Un sogno lavorare con Gilles. Ma quando sono entrato in quel mondo agognato ho detto: “Non è per me”. È stato lo stesso Gilles a incoraggiarmi per uscire da quell’ambiente»

È nato a Doncaster, nell’Inghilterra settentrionale, ma le radici di Doya Beardmore, in arte Skinny Pelembe, risalgono a Birmingham e al Mozambico, e la sua musica è altrettanto cosmopolita, scivolando tra ritmi hip-hop, rock elettronico, avant-pop, soul raffinato e indie sognante. «Voglio suonare come nessuno ha mai suonato prima. Questo è l’obiettivo», sfida. «Che senso ha se qualcun altro l’ha già fatto?».

Nato a Johannesburg e cresciuto a Doncaster, il trentatreenne con le sue lunghe braccia raccoglie nei vasti territori hip-hop, indie, soul, reggae, folk, blues, avant-pop, rock elettronico e dub. E, nel suo secondo album Hardly the Same Snake, getta tutto quanto dentro un frullatore e sputa tracce che suonano tanto familiari quanto aliene. Iggy Pop e Grace Jones sono suoi fan, il dj e producer Gilles Peterson, l’inventore dell’acid jazz, è il suo Pigmalione: lo ha scoperto nel 2019 e immediatamente lo ha fatto firmare per la sua etichetta poco. E quando Beardmore ha preso la decisione di fare da solo per la sua seconda uscita, non è passato molto tempo prima che anche Hardly the Same Snake sia stato strappato dalla Partisan Records, etichetta anche di Ezra Collective, Laura Marling e Fontaines DC.

Le tracce di Hardly the Same Snake presentano frammenti di suggerimenti, ancora nebbiosi nei dettagli, ma pieni di magia e di fascino. C’è un occhiolino ai Massive Attack e una spolverata di Bloc Party. Nella politica Oh, Silly George accenna all’artista funk nigeriano Willaim Onyeabor. «Penso che sia ora di emigrare», intona Beardmore in una canzone sul sentirsi isolati in una terra straniera. Le discussioni sulla politica, però, sono aggirate. «Siamo in un’epoca di divisioni nette che se scegli una parte, vieni ostracizzato», riflette. «Non intendo dire alle persone cosa sentire o come pensare. Non me ne frega un cazzo di quello che pensi se almeno hai un po’ di rispetto per le opinioni di tutti gli altri».

Il compianto padre era un appassionato di musica country e faceva ascoltare in casa Johnny Cash e Marty Robbins. È stato attraverso i suoi fratelli, che Beardmore è entrato per la prima volta in contatto con il rap. «Ero costantemente intrappolato nel mezzo, cercando di compiacere sia mio padre che i miei fratelli», spiega. «Allora ho pensato: “Ehi, posso fare qualcosa che ci riunirà tutti e possiamo tutti ascoltarlo!”. Volevo creare questo personaggio, questo musicista, che collega quei mondi».

C’è voluto del tempo per costruire quel personaggio, quel musicista. È solo con l’uscita del suo secondo disco che Skinny Pelembe si è sentito come se avesse trovato la sua voce. Dreaming Is Dead Now del 2019 è stato pubblicato sull’etichetta di Peterson, realizzazione di un sogno per il fanboy di Gilles, come confessa di essere il giovanotto di Doncaster. Ancora più sorprendente la decisione di lasciare l’etichetta poco dopo per fare uscire Hardly the Same Snake. «Probabilmente volevo prendere una direzione diversa», commenta. «Il loro era un suono specifico. Ho fatto quel primo album anche per aver modo di trasferirmi a Londra e far parte del mondo dal quale ero affascinato. Quando sono entrato in quel mondo, ho detto: “Eh, non fa per me”. E la persona che mi ha incoraggiato a non cercare di entrare nella sua scatola o nel suo mondo è stato proprio Giles». 

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