Disco

Alice: conservo i tesori di Battiato

Esce l’emozionante l’album “Eri con me”, con il quale la cantante forlivese continua il suo impegno «di essere strumento di ciò che Franco ha trasmesso musicalmente». «Senza di lui avrei smesso di cantare»
La copertina di “Eri con me”

Da musa a custode dei gioielli del suo compagno d’arte. Prima con lo show Alice canta Battiato, in tour da due anni e mezzo, adesso con l’album Eri con me, sulla cui copertina appare mentre si prende cura delle piante nella bow window di casa sua. «Le canzoni che Franco ci ha lasciato sono un bene prezioso che va innaffiato, alimentato, tenuto sempre vivo», spiega Alice. «E il mio desiderio è quello di essere strumento di ciò che Franco ha trasmesso musicalmente e del suo pensiero».

Eri con me raccoglie sedici canzoni del maestro di Milo, registrate in studio con Carlo Guaitoli (pianoforte, direzione) e I Solisti Filarmonici Italiani. «Sedici canzoni frutto di un percorso iniziato molto tempo fa», continua Alice, fresca di Premio Tenco. «Perché dal 1980, da quando è cominciata la nostra collaborazione, in varie fasi mi sono ricollegata a lui artisticamente per il piacere e il desiderio di cantare le sue canzoni». 

Nel 1980 Il vento caldo dell’estate attraversava l’Italia, evocando l’essenza di una stagione di amori, bugie, malinconie, e consacrando il talento di una cantante di Forlì, Carla Bissi, diventata prima Alice Visconti e poi semplicemente Alice. Merito dell’incontro con Franco Battiato e Giusto Pio, da cui sarebbero poi venuti fuori altri brani pietre miliari di quell’epoca, come Per ElisaChan-Son Egocentrique e I treni di Tozeur

«Fu il nostro comune manager, la buonanima di Angelo Carrara, a farci conoscere», ricorda Alice. «Era il 1979, io avevo iniziato a scrivere canzoni ma desideravo confrontarmi con qualcuno che mi dicesse continua o lascia perdere. Carrara pensò a Battiato, che mi disse: “Ascolto e poi ti dico”. Quando ci rivedemmo fu spiccio: “Continua così, ci rivediamo tra un anno e facciamo l’album”. E questo accadde. Se non avessi incontrato Franco avrei probabilmente smesso di cantare, perché non riuscivo a realizzare quello che sentivo giusto per me». Oggi, invece, Alice festeggia cinquant’anni di carriera.

Nacquero Capo Nord e il singolo Il vento caldo dell’estate. «Quel disco scaturì da una collaborazione intensissima tra di noi e Giusto Pio», continua Alice. «Il vento caldo dell’estate era basato su un tema scritto da Francesco Messina che Franco risolse in canzone. Il mio sogno di cantautrice si concretizzò nel miglior modo possibile». Poi arrivò la vera svolta: l’album Alice, quello di Per Elisa, la canzone che trionfa al Festival di Sanremo. 

«Capo Nord rappresentò il mio punto di svolta artistico, con Sanremo a cambiare davvero è stata la mia popolarità», tiene a sottolineare. «Sanremo è stato un episodio cruciale nella mia vita artistica, ma anche personale. Dal giorno dopo la vittoria non ho più potuto vivere una vita… Uno spartiacque. È un momento che ricordo con gioia, ma resta solo un momento di un percorso ben più grande. Ce ne sono stati altri con un peso superiore, almeno rispetto alle mie aspettative»

Era il 1981. Un anno memorabile per il Festival, che ritrova slancio, per Alice e anche per Franco Battiato, che dilagava con La voce del padrone. «Ci trovammo entrambi sugli scudi, io grazie a quel disco ebbi un notevole successo in Germania. Poi, le nostre strade si separarono».

Ma chi ha perso le tracce del fortunato sodalizio ai tempi della Chanson Egocentrique o del duetto all’Eurofestival con I treni di Tozeur («quando la canto mi commuovo, mi unisco ancor di più a lui») è stato un po’ distratto. I riferimenti incrociati tra i due, infatti, non sono mai venuti meno, dai Gioielli rubati dalla pupilla al maestro nel 1985 ai blitz della cantante di Forlì ai concerti del vate etneo con Antony e la Filarmonica Arturo Toscanini, dalla Eri con me firmata Battiato-Sgalambro su Samsara (2012) fino al duetto nella cover del brano La realtà non esiste di Claudio Rocchi, incluso poi in Weekend (2014) insieme a un brano dello stesso Battiato (Veleni), autore anche della traduzione della Tant de belles choses di  Françoise Hardy.  

Franco Battiato e Alice

Insomma, le affinità elettive si sono protratte negli anni, nonostante i due abbiano viaggiato su rotte distanti che hanno portato la musa di Per Elisa ad allontanarsi dai riflettori – mostrando una rara curiosità nella ricerca, nella collaborazione, con frequenti incursioni nella classica – rispetto alla sempiterna popolarità del suo mentore.

«Ho avuto la fortuna di incontrare tante persone, italiane e straniere, che mi hanno accolto e accompagnato nella mia carriera, fra cui Francesco Messina, con il quale condivido la vita da oltre trent’anni», racconta Alice. «Con Franco non ci siamo mai persi di vista del tutto e siamo sempre rimasti amici fin dai primi momenti della nostra conoscenza. Chiaramente la nostra collaborazione più intensa risale a quegli stupendi anni Ottanta».

Trentasei anni dopo, nel 2016, quel tour in coppia sfiorato all’indomani del quinto posto all’Eurofestival con I treni di Tozeur, si concretizzò. Per Alice si chiudeva un cerchio. «Era un mio sogno che arrivava da lontano e che finalmente si realizzava: già nel 1984 gli chiesi di fare alcuni concerti insieme ma lui, quell’anno, decise di non esibirsi dal vivo. Mi raggiunse solo in qualche mia esibizione in Sicilia. Con Franco avevo un rapporto professionale e personale privilegiato. È stato un motivo di grande gioia per me condividere il palco con lui, l’avevo sempre desiderato e quando me lo hanno proposto ho esultato. Io quando cantavo Franco non facevo altro che aderire a quello che lui scrive, trovando una continuità fra le nostre sensibilità. Franco era una persona straordinaria che aveva qualità fuori del comune a diversi livelli. Aveva un’intelligenza sopraffina, ha fatto un grande percorso spirituale, era di una generosità straordinaria. E oltre ad essere un artista profondo, era un uomo di qualità superiori alla media. Tra me e lui c’era un’affinità che non saprei descrivere. Ma perché farlo? Solo le cose esteriori possono essere raccontate a parole».

Le canzoni di Eri con me sono state scelte «sulla base di ciò a cui sento di aderire pienamente e anche in relazione a quelle che sono i miei limiti e le mie possibilità dal punto di vista vocale». Quattro delle sedici Alice non le aveva mai interpretate: Da Oriente a Occidente, che apre l’album, Sui giardini della preesistenzaL’addio e Torneremo ancora, il testamento di Battiato, in chiusura. «Inizialmente non ero certa di inserirla, proprio per il rispetto per Franco e per la sua versione, per quel sentimento che trasmesso con un filo di voce», rivela l’artista romagnola. «È stata la canzone a imporsi. Ed è stato commovente interpretarla».

Sui giardini della preesistenza è stata la canzone più difficile da fare musicalmente, ammette Alice, mentre dal punto di vista emotivo sono risultate montagne insormontabili E io chi sono? e La cura. «Franco era solito farmi ascoltare al telefono i provini delle sue nuove composizioni», racconta la cantante. «Accadde anche per La cura. Sebbene al telefono e pur essendo ancora un provino, era qualcosa di talmente potente. Gli dissi: “Franco hai fatto un capolavoro, mi ha commosso”».

Franco era solito farmi ascoltare al telefono i provini delle sue nuove composizioni. Accadde anche per “La cura”. Sebbene al telefono e pur essendo ancora un provino, era qualcosa di talmente potente. Gli dissi: “Franco hai fatto un capolavoro, mi ha commosso”

Alice

Nel disco ci sono E ti vengo a cercare e Povera patria, non può mancare l’accoppiata il trittico Chanson egocentriqueI treni di Tozeur e Prospettiva Nevski. Canzoni che Alice continuerà a interpretare in giro per l’Europa, da sola con il maestro Guaitoli o con l’orchestra, «perché c’è bisogno di Battiato, lo vedo nei concerti», s’infervora. «Le persone hanno bisogno di essere nutrite a un alto livello, perché schiacciate da un mondo che ci prosciuga, alimentando la violenza, l’arroganza, dimenticandosi dell’altro». E, fedele discepola del Maestro, cita un mistico indiano del IX secolo: «“Tutto il dolore di questo mondo deriva dal desiderio di gioia per sé. Tutta la gioia di questo mondo deriva dal desiderio di gioia per gli altri”. È quello che ha fatto Battiato». 

Eri con me è album straordinario e commovente, come da tempo non si ascoltava. E, non a caso, esce soltanto in formato fisico, cd e vinile. 

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