A Milo l’annullo postale per il francobollo raffigurante l’autore de “La cura”, ma con il pensiero a Villa Grazia, «contenitore della sua attività artistica e delle sue produzioni», dice il Sovrintendente etneo Donatella Aprile raccontando il lavoro svolto per far apporre il vincolo. «Vogliamo dare un bene culturale alla città. Non posso accettare che Battiato venga omaggiato in tutto il mondo e qui da noi non si faccia nulla»
«Ogni giorno si fermano almeno cinque/sei macchine per chiedermi dov’è la casa di Battiato e se è aperta al pubblico». E ogni volta l’ispettore dei Vigili urbani Salvatore Raciti si toglie il cappello grattandosi la testa e scuotendola amareggiato. «Quel baule pieno di cose preziose ancora resta chiuso».
Tutta Milo vorrebbe Villa Grazia aperta al mondo. Per il momento deve accontentarsi del francobollo che farà viaggiare l’immagine del suo illustre concittadino, con cuffie e microfono su sfondo verde, su lettere e cartoline. Ieri, per lo speciale annullo alle Poste del borgo alle falde dell’Etna, c’erano tutti, dal sindaco Alfio Cosentino al rappresentante del ministero delle Imprese e del Made in Italy, dall’inviato della Regione alla Sovrintendenza ai Beni culturali di Catania. Compresa la scolaresca a intonare Cuccurucucù. Ma il pensiero era sempre rivolto alla casa di Battiato, sulla quale la Regione ha imposto il vincolo culturale evitando così la paventata cessione, contro la quale ci fu la levata di scudi del paese e dell’opinione pubblica.
«Portare avanti la pratica per ottenere il vincolo monumentale è stato il risultato un impegno gravoso», racconta la sovrintendente Donatella Aprile. «Villa Grazia non era la casa di vacanze di Battiato, ma la residenza dove ha vissuto e prodotto. Un contenitore importante della sua attività artistica e delle sue ricerche. Per affrontare un vincolo così complesso e articolato, ho dovuto formare una squadra con un esperto bibliografico, uno storico artistico e uno architettonico. È stato necessario raccogliere tutte le nostre competenze per il lavoro immane che c’era da fare e in così poco tempo».
Cosa è stato trovato nella villa?
«Il primo giorno di sopralluogo è stato per me un momento di grande emozione. Ogni cosa parlava di Battiato: i dipinti, i libri, perfino gli oggetti».
Gli eredi hanno collaborato?
«Hanno mostrato di aver gradito questo nostro studio. Certo, quando devi rapportarti con un privato, da parte di questo c’è sempre un po’ di preoccupazione. È un modo di dire che “dove la Sovrintendenza va, se la conosci la eviti”. Sono sicura che la famiglia Battiato condividerà. Esistono, tuttavia, delle titubanze, ma spero di potermi organizzare con i parenti di Battiato per mettere a frutto il lavoro di catalogazione e farlo conoscere a tutti».
Verrà aperta tutta la villa o solo una parte?
«Il vincolo è su tutta la struttura, compreso il giardino. Poi si vedrà con la famiglia. La villa potrebbe essere aperta solo su appuntamento o in certi periodi. Potrebbero essere fruibili soltanto le stanze in cui Battiato produceva, come il gazebo della pittura o la biblioteca. Abbiamo diverse soluzioni da proporre perché Milo possa finalmente avere una casa d’artista. Vogliamo dare un bene culturale alla città. Non posso accettare che Battiato venga omaggiato in tutto il mondo e qui da noi non si faccia nulla».
Si possono fare previsioni?
«Noooo… c’è tanto lavoro ancora da fare. Non c’è solo una parte burocratica. Anzi, la Regione si è attivata subito e collabora attivamente. Anche il neo assessore Elvira Amata ci ha sollecitati in tal senso e non vede l’ora di venire a Milo per l’apertura, essendo una fan di Battiato. E poi c’è la parte privata, relativa all’organizzazione con gli eredi».
La strada appare lunga, ma quando la sovrintendente Aprile saluta il sindaco di Milo, accanto al monumento a Battiato e Dalla che guarda l’orizzonte dalla piazzetta panoramica, lo sprona: «Dai! Restiamo in contatto. Quest’estate la casa si deve aprire!».