Storia

«Noi speriamo che vinciamo il Leone d’argento»

La storia di Giuseppe Calabrese, docente e cineasta di Troina, e della classe 2A di Altivole, nel Trevigiano. Dal secondo posto al concorso “Inventiamo una banconota” della Banca d’Italia al documentario “Scheilandia” premiato dalla Biennale di Venezia. «La mia classe non era considerata una delle migliori, da quando abbiamo vinto il premio è diventata un esempio per la scuola intera. È la dimostrazione che coinvolgendo gli studenti si possono ottenere risultati». Ora tenta il bis a Leonforte

Questa è una storia a metà strada fra School rock e Io speriamo che me la cavo. Del primo ha un cineasta deluso e squattrinato (nel film un musicista) che ripiega sull’insegnamento, ritrovando l’entusiasmo e l’ispirazione per riprendere in mano una telecamera. Del secondo, invece, il viaggio in senso inverso di un professore, in questo caso meridionale, costretto a emigrare al Nord per insegnare in una scuola media. Protagonisti sono Giuseppe Calabrese, il docente con ambizioni artistiche proveniente da Troina (Enna), e la classe 2A dell’Istituto comprensivo statale di Altivole, un paesino di circa 7mila anime nel Trevigiano.

La passione per l’arte e, soprattutto, il desiderio di rompere la monotonia delle giornate trascorse da cinque anni sulla cattedra per insegnare arte e immagine a una scolaresca difficile, multietnica, e che di Monet e Fellini non ne voleva sapere, spingono il professore Calabrese a coinvolgere la classe nel concorso nazionale “Inventiamo una banconota” indetto dalla Banca d’Italia nel maggio del 2021. «Bisognava disegnare la banconota del futuro, quella che verrà usata dai nostri nipoti», spiega il docente. Idea che i suoi allievi accolgono con entusiasmo. Viene progettata la “banconota luminosa”, sulla quale sono raffigurati un cervello, per metà umano per l’altra artificiale, un albero, per indicare la sostenibilità ambientale, una piazza con il simbolo dell’Onu, a sottolineare la socialità e la finalità di bene, e le luci di palazzi di periferia, come fattore “urban” ma anche per ricordare le persone che vivono ai margini. Infine, la frase di Victor Hugo che recita: “L’avvenire è la porta, il passato ne è la chiave”.

La banconota luminosa

E la banconota diventa la chiave per una meravigliosa avventura. «Perché a luglio arriva una lettera della Banca d’Italia che comunica che abbiamo vinto il premio regionale e ci invita a Roma, a Palazzo Koch per la finale nazionale», racconta ancora incredulo Calabrese. Il quale, sull’onda dell’entusiasmo riscopre di essere un cineasta e propone ai suoi studenti di filmare questa impresa e il viaggio che li porterà a Roma. Proposta approvata all’unanimità. Calabrese si fa mandare da casa la telecamera che aveva lasciato a Troina. E, “armati” tutti di smartphone e tablet, in autunno partono in treno con il Frecciarossa alla volta della capitale. «Tutti si sono adattati alle esigenze, chi a fare da microfonista, chi a piazzare il treppiede», sorride il docente ennese. «C’è stato un ragazzo che mi ha detto: “Prof, se va male con lo studio, almeno potrò fare foto e video per matrimoni”».

Gli alunni al Colosseo

A Roma, però, la gioia per essere usciti dagli stretti confini del loro paese, di vedere la capitale e stare a contatto con la Storia, si spegne quando a Palazzo Koch vengono resi noti gli esiti del concorso. La classe 2A si piazza al secondo posto, ex aequo con un’altra scuola della provincia di Latina. «Viene preferita la banconota di una scuola di Padova», racconta Calabrese. «È come perdere un derby. Ma, soprattutto, era un progetto graficamente inferiore, sebbene ben presentato». I ragazzi trevigiani portano a scuola soltanto 2mila euro, quando il primo premio ne prevedeva 10mila in più. «Il secondo posto fu accolto con malumore dai ragazzi», ricorda Calabrese. «Io, da siciliano, mi presi la rivincita assistendo al trionfo della “Regina Elena” di Acireale fra le scuole superiori». Non sarebbe stato l’unica rivalsa per il prof di Troina.

«Al ritorno, scopro su Internet che la Biennale di Venezia aveva indetto un concorso per il Leone d’argento alla creatività riservato alle scuole», continua Calabrese. «Corro in classe e dico agli studenti: “Perché non facciamo un documentario, raccontando la nostra esperienza usando tutto il girato?”».

«Sì, facciamolo e andiamo a vincere il Leone d’argento», rispose una ragazzina fra gli applausi dei compagni.

Nasce così il documentario didattico educativo Scheilandia, in riferimento al termine usato in Veneto per indicare il denaro e che ha una origine che risale al regno Lombardo-Veneto. «Un titolo scelto dagli alunni, che hanno contribuito anche a scrivere la sceneggiatura e al montaggio».

Durante il viaggio gli studenti incontrano i loro miti e si relazionano virtualmente con loro

Prima scena è una sequenza tratta dal La banda dei falsari con Totò e Peppino. Si parte. Lungo il cammino, tra passato, presente e futuro, gli studenti incontrano i loro miti e si relazionano virtualmente con loro. «Ogni fase del filmato ha un valore didattico ed educativo», tiene a sottolineare Calabrese, che nel lavoro è stato coadiuvato dalla collega di italiano, Valentina Spongia, e dal docente di sostegno Giulia Giordani. Il viaggio in treno diventa occasione per ripassare la fisica attraverso un libro e immagini di archivio di Enrico Fermi, ma anche per affrontare problemi sociali con la storia di Sadio Mané, il calciatore senegalese del Bayern di Monaco che fa costruire ospedali nel suo Paese, o con Rita Levi Montalcini che parla del ruolo delle donne nella società in una intervista con alcune studentesse. La passeggiata fra il Colosseo e Fontana di Trevi si mescola con ricostruzioni virtuali dell’antica Roma e spezzoni di film in bianco e nero, SciusciàUn americano a RomaVacanze romane. La visita all’Altare della Patria con il filmato dell’Istituto Luce sul viaggio del Milite Ignoto del quale ricorreva il centenario proprio in quei giorni. Fino alla scoperta di Palazzo Koch e al discorso del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in cui riprese le parole del professore di Storia e Filosofia, Pietro Carmina, morto nel crollo della palazzina a Ravanusa, nella sua lettera agli studenti in occasione del pensionamento. Sotto un albero, attorno a un alunno africano a capo tribù, i ragazzi ascoltano queste parole. È la scena finale di Scheilandia

Terminato il montaggio lo scorso febbraio, Calabrese invia il documentario alla Biennale. «Quattro mesi dopo arriva una comunicazione da Venezia che ci invita a presentarci venerdì 25 novembre all’Arsenale per ritirare il Leone d’argento», si emoziona Calabrese. E aggiunge: «La mia classe non era considerata una delle migliori, da quando abbiamo vinto il premio è diventata un esempio per la scuola intera. È la dimostrazione che coinvolgendo gli studenti si possono ottenere risultati. La realizzazione del documentario è stata occasione per apprendere e fare esperienza che potrà risultare utile al termine del ciclo di studi».

Il finale è in sintonia con Io speriamo che me la cavo. Il riconoscimento arriva quando tra il professore Calabrese e la sua classe si era creato un forte legame e, nello stesso tempo, con la lettera di trasferimento in Sicilia. «Porterò questa esperienza anche nella nuova sede, che è Leonforte», assicura il docente. «Il Leone d’argento è diventato uno stimolo per i miei nuovi studenti che vogliono dimostrare di essere pari, se non superiori, ai loro colleghi veneti. Ho potuto constatare che in Sicilia c’è tanto humus. Ci sono molti progetti in cantiere, spero di raggiungere questi risultati anche da qui».

La scolaresca premiata: al centro il professore Giuseppe Calabrese. Il sesto da destra è il preside, anche lui siciliano, Giuseppe Musumeci

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