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Al cinema. Supereroine contro Paola Cortellesi

– Scende in campo Captain Marvel per contrastare la riscossa del cinema italiano 
– “Lubo”, la vendetta di un nomade che diventa dongiovanni. Maria Grazia Cucinotta nel film “Il meglio di te”
– La tragica storia del soldato Pietro

THE MARVELS fantasy, diretto da Nia DaCosta, con Brie Larson e Zawe Ashton. Durata 104 minuti.

Una supereroina contro Paola Cortellesi. È il sequel di Captain Marvel e vede l’eroina Carol Danvers/Captain Marvel (Brie Larson) fronteggiare una nuova minaccia, anche se questa volta non sarà sola. Accanto a lei, infatti, ci saranno altri supereroi pronti ad affrontare i villains. Dopo aver recuperato la sua identità, sottrattale dai tirannici Kree ed essersi vendicata della Suprema Intelligenza, Carol deve occuparsi di un universo destabilizzato, essendo l’unica che può farsi carico di questo grande e impegnativo compito. Quando si imbatte in un wormhole, collegato a un rivoluzionario Kree, si rende conto che i suoi poteri da Captain Marvel sono intrecciati a quelli dell’adolescente Kamala Khan (Iman Vellani), sua grande fan, e a quelli del capitano Monica Rambeau (Teyonah Parris), nipote di Carol e astronauta S.A.B.E.R.. Il trio dovrà formare una squadra, The Marvels, e collaborare per imparare a lavorare in sinergia, unendo i loro poteri di luce, per salvare l’universo intero da una perfida Kree e dal suo esercito. Voto: 3.5 su 5

ANCORA VOLANO LE FARFALLE drammatico, diretto da Joseph Nenci, con Giovanni Cacioppo e Giancarlo Dumitrache.

Racconta la vita di Giorgia (Beatrice Mariani), una ragazza di Pesaro affetta da una malattia ereditaria molto rara: l’Atassia di Friedreich. La malattia degenerativa colpisce il sistema nervoso e in particolare il midollo spinale. Giorgia ha gravi problemi di coordinazione dei movimenti ma nonostante la sua condizione è piena di ambizione e di voglia di superare i limiti imposti dal suo male. La vediamo lottare quotidianamente con molta positività e raggiungere grandi risultati. Giorgia ha una grande fiducia in se stessa e nelle sue capacità, grazie a questo lato del suo carattere riesce a godersi la vita e trasformare l’impossibile in possibile, come diventare insegnante di nuoto e girare il mondo. Voto: 3.5 su 5

IL MEGLIO DI TE drammatico, diretto da Fabrizio Maria Cortese, con Vanessa Contucci e Maria Grazia Cucinotta. Durata 96 minuti.

«È il mio film più maturo che parla di amore e rabbia e di quanto sia stupido non perdonare, un difetto che mi appartiene». Maria Grazia Cucinotta parla di Il Meglio di Te, con protagonisti l’attrice nei panni di Nicole e Vincent Riotta in quelli di Antonio. Quest’ultimo è un uomo di successo ormai malato terminale, mentre Nicole è una donna molto bella, sua ex. I due si sono amati molto, come si vede a inizio film in un lungo flashback, poi tra loro qualcosa si è rotto e lei sembra avere avuto buoni motivi per chiudere questa storia. Ora però si tratta di fare i conti con l’immediato futuro e relativa eredità e intorno al capezzale di Antonio si riuniscono parenti, amici e new entry.

Ci sono così la sorella (Anita Kravos) di Antonio con la compagna, la suocera (Giusi Merli) che ha scelto di vivere con lui e ancora Paola (Daphne Scoccia), giovane ragazza madre con il figlio. Arriva anche, non atteso, il nuovo amore (Simone Montedoro) di Nicole. Ma soprattutto nella bella casa in campagna di Antonio arriva lei che lui ama ancora forse ricambiato. Nella colonna sonora del film c’è la canzone omonima Il Meglio di Te interpretata da Giusy Ferreri. «Non nascondo che in questo film ci sia l’eco dell’ultimo saluto di mio padre, un medico, che vicino alla morte volle chiamare tutti, uno per uno. Ora quel suo ultimo saluto mi è rimasto dentro tutta la vita» rivela il regista. Dice invece Vincent Riotta, attore britannico di origini italiane: «Mi sono subito fidato del regista e lui ci ha messo in condizione di dare il massimo. Comunque, poco prima di girare il film, se n’è andata mia mamma e ho capito cosa significa davvero essere alla fine. E anche per questo il messaggio del film è: godetevi la vita». Voto: 3.5 su 5

LUBO drammatico, diretto da Giorgio Diritti, con Franz Rogowski e Christophe Sermet. Durata 175 minuti.

Già n concorso per l’Italia all’ultima edizione della Mostra di Venezia, racconta una vicenda drammatica e ammantata di razzismo, quella di uno jenisch che, solo per vendicarsi del fatto che gli hanno portato via i figli, diventa un dongiovanni seriale. Questo il lato incredibile e più originale di questa storia che però il regista sottolinea poco, lascia sotto traccia, quasi nel rispetto del dramma vero che colpì i bambini di questa comunità nella Svizzera del 1939. 

Protagonista del film, come del libro dal titolo emblematico, Il seminatore di Mario Cavatore (Einaudi), a cui Diritti si è ispirato, è Lubo Moser (Franz Rogowski), giovane jenisch, ovvero la terza popolazione nomade europea dopo Rom e Sinti, che vive tranquillamente insieme alla sua famiglia, formata dalla moglie Mirana e dai loro tre figli, facendo l’artista di strada. Siamo però negli anni Trenta e il clima di guerra che c’è nell’aria fa sì che anche la Svizzera cerchi di rinforzare le sue frontiere, dichiarando la mobilitazione dei suoi cittadini maschi, compresi gli jenisch. E così Lubo si ritrova da un momento all’altro, in divisa, lontano dalla sua famiglia, con il compito di controllare e difendere i confini svizzeri. Una notte, però, riceve la visita di suo fratello che gli porta tragiche notizie: i suoi bambini sono stati presi dalla polizia e la moglie, che ha tentato invano di opporsi, è poi morta per il dolore. Tutto, comunque, nel segno della legalità: nella Svizzera di quegli anni è infatti da tempo attiva l’Opera “Bambini della strada”, organizzazione umanitaria con l’obiettivo di sradicare la piaga del nomadismo. Una storia che, con i dovuti distinguo, ricorda quella di Rapito di Marco Bellocchio. Da qui la seconda vita di Lubo, interpretato credibilmente da uno stralunato e bravo Rogowski, già villain nazista in Freaks Out di Gabriele Mainetti e protagonista assoluto di Disco Boy di Giacomo Abbruzzese e Passages di Ira Sachs. L’uomo, che ha disertato l’esercito grazie a un efferato delitto, si ritrova ricco e mette così in atto con più facilità un’originale vendetta: inseminare il maggior numero possibile di donne svizzere per corrompere con il suo sangue questa popolazione che gli ha rubato i figli. Nel frattempo, la vicenda di Lubo s’incrocia con quella di una famiglia d’immigrati italiani a Lugano che sconvolge il suo futuro in modo positivo. Voto: 3.5 su 5

CLUB ZERO thriller, diretto da Jessica Hausner, con Mia Wasikowska e Sidse Babett Knudsen. Durata 111 minuti.

Si svolge in un liceo privato internazionale d’élite. Miss Novak (Mia Wasikowska) entra a far parte dell’istituto e introduce un innovativo corso di alimentazione consapevole basato sulla restrizione, secondo il quale bisogna ridurre al minimo l’assunzione di cibo per avere una vita più salutare. Questo concetto estremo fa particolarmente presa su cinque alunni con cui l’insegnante stringe presto un legame esclusivo e manipolatorio. I ragazzi decidono di creare il Club Zero, un circolo molto chiuso basato sulla dottrina di Novak. I docenti dell’istituto e i genitori degli allievi non si accorgono subito di quello che sta succedendo. L’insegnante esercita liberamente la sua influenza sul gruppo e finisce per allontanare i suoi studenti dalle famiglie. Fino a quando qualcuno si rende conto che c’è qualcosa che non va… Voto: 2.5 su 5

RIABBRACCIARE PARIGI drammatico, diretto da Alice Winocour, con Virginie Efira e Benoît Magimel. Durata 105 minuti.

Si svolge a Parigi tre mesi dopo un attacco terroristico in una brasserie dove Mia (Virginie Efira) è stata ferita. Lei però non ricorda più cosa sia successo dopo aver sentito gli spari. Mia era a L’étoile D’Or casualmente per ripararsi dalla pioggia e il locale era pieno di gente, quando all’improvviso i criminali sono piombati all’interno e hanno iniziato a sparare. Quando si risveglia in ospedale, le raccontano quello che è successo ma lei ha solo un vuoto mentale che la tormenterà per mesi. Un giorno, passando davanti al luogo dell’attentato, incontra Thomas (Benoît Magimel) un uomo che la riconosce perché quel giorno c’era anche lui lì a festeggiare il suo compleanno. Inizia così la ricostruzione di un puzzle che la porterà a ricordare piano piano gli eventi di quella terribile sera e a riuscire finalmente ad andare avanti con la sua vita. Voto: 3 su 5

SOLDATO PETER drammatico, diretto da Gianfilippo Pedote, Giliano Carli, con Ondina Quadri e Benedetta Barzini. Durata 84 minuti.

Siamo nel 1918, poco prima della fine della Prima Guerra Mondiale. Un giovane soldato austro-ungarico (Ondina Quadri) cerca di fuggire dalle trincee e dagli orrori della guerra attraversando il confine italiano. Una volta passato l’Altopiano di Asiago, il soldato riesce a non farsi notare dalle pattuglie italiane e prosegue la sua fuga. Seguiamo il suo viaggio in Italia mentre ripensa alla sua vita e alla sua infanzia. Nella sua testa scorrono i ricordi di quando faceva il pastore, ripensa a sua madre (Timea Saghy) e al suo amico Maty (Hegyesi Abel) morto in guerra. Sul suo cammino entra in simbiosi con la natura che lo circonda, i boschi che attraversa somigliano a quelli della sua terra e la realtà gli sembra offuscata dalla sua immaginazione. Il destino però sarà crudele con lui, facendogli trovare la morte proprio quando pensava di aver ricominciato a vivere. Riconsegnato alla madre terra, il giovane soldato entrerà a far parte del ciclo naturale in cui la vita si rigenera sempre. Voto: 2.5 su 5

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