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Cannes, la violenza del set sulle donne

– Il dramma di Maria Schneider rivive nel film “Maria”, storia della vita di una ragazza che fu segnata per sempre dal film “Ultimo tango a Parigi”
– «Girare “Furiosa: A Mad Max Saga” è stato un incubo», confessa Anya Taylor-Joy, chiamata a interpretare la versione più giovane del personaggio portato al successo da Charlize Theron

Il suo sguardo è quasi scomparso sotto la sua lunga frangia spessa. Maria Schneider fuma una sigaretta con la testa bassa, come se non volesse essere filmata. Tuttavia, la professione che ha scelto lo obbliga a farlo. È un’attrice, cioè condannata ad esistere attraverso la sua immagine. È anche una donna, quindi costretta a scegliere ruoli di schizofrenica, pazza, lesbica o assassina. Siamo nel 1977, e di fronte alla telecamera di Delphine Seyrig, la mitica interprete di Ultimo Tango a Parigi (1972) parla della sua condizione di donna al cinema. La storia vorrà che muoia a causa di un cancro appena trent’anni dopo (nel 2011), dopo una vita di oscillazioni tra depressione e dipendenza dall’eroina e una breve carriera sottoposta, secondo lei, alla «violenza del mondo del cinema dove gli uomini dettavano ancora tutte le regole», parole raccolte dalla giornalista di Le Monde Vanessa Schneider nel libro Tu t’appelles Maria Schneider.

“Maria” di Jessica Palud

Il dramma di Maria Schneider rivive adesso al cinema nel film Maria ispirato alla biografia di Schneider, storia della vita di una ragazza che fu segnata per sempre da quel film.  Quando ha girato quel film censurato e consacrato, finito al rogo e nella storia del cinema, Maria Schneider era una attrice di 19 anni e, dunque, per l’epoca, 1972, ancora minorenne. Un giorno accese la fantasia erotica di Bernardo Bertolucci, che a 31 anni veniva dal successo de Il conformista, e di Marlon Brando, che di anni ne aveva 48 anni ed era già un divo di Hollywood. I due erano a colazione insieme. E venne l’idea del burro. Ultimo tango a Parigi è la storia di un americano trapiantato a Parigi che dopo il suicidio della moglie ha smarrito ogni voglia di vivere. Vagando senza meta incontra una ragazza in un appartamento in affitto che i due casualmente visitano insieme. 

La “scena del burro” nel film “Ultimo tango a Parigi” di Bernardo Bertolucci con Marlon Brando e Maria Schneider

Dopo aver rifatto la scena della sodomìa simulata col burro, sul set è calato un silenzio quasi irreale. «Abbiamo pensato a quello che accadde realmente», dice Giuseppe Maggio, che interpreta Bertolucci. Maria è ispirato alla biografia che Vanessa Schneider ha scritto su sua cugina, impersonata da Annamaria Vartolomei, 25 anni, romena come romene erano le origini per parte di madre di Maria. La regista dice: «Io non giudico, ho fatto un ritratto di quella società attraverso lo sguardo di Maria Schneider. Ammiravo Bertolucci, di cui sono stata stagista per The Dreamers». Però aggiunge che «in nome dell’arte è tutto passato sotto silenzio. Il film interroga le beffe dell’integrità, i limiti dell’arte, il tradimento attraverso lo sguardo di Maria. Quando Schneider ha raccontato cosa era accaduto, nessuno l’ha ascoltata»

Jessica Palud è entrata nei suoi pensieri, nella sua pelle, nel suo respiro: «Ho cercato di provare quello che lei ha provato. Quando anni dopo ha raccontato quello che le era accaduto, nessuno le ha prestato ascolto. Non c’era nessuno a proteggerla». La cugina Vanessa dice che dal film «uscì danneggiata, iniziò a drogarsi, veniva insultata per strada, associata a un oggetto sessuale, la gente faceva battute volgari sul burro».

Una scena dek film “Maria” di Jessica Palud

La regista ha letto «la sceneggiatura originale e la sequenza del burro non c’era». Era un cinema di uomini fatto per gli uomini. Bertolucci prima di girare la avvisò che sarebbero andati oltre, che gli piace improvvisare e cercare momenti accidentali. Fatto sta che Marlon Brando le abbassò i pantaloni, e questo non era scritto. Bernardo a posteriori disse che voleva «le vere lacrime di Maria». Nel 2007, trentacinque anni più tardi, provò a liberarsi del suo tormento e raccontò l’inganno di essere stata avvertita «un minuto prima del ciak, Marlon Brando mi disse: “Non preoccuparti, è solo un film”».

Per la regista la “scena del burro”, quel tango sulfureo, è «di una violenza rapida, tranchant e senza appello». Quando Maria non c’era più e non poteva ascoltare le sue parole, Bertolucci ha dichiarato di avere avuto «sensi di colpa ma senza rimpianti». Ma in seguito ritrattò: «Maria sapeva tutto tranne il burro».

«La crudezza sta nell’inquadratura che mostra la troupe mentre assiste a tutto», dice Giuseppe Maggio. Cosa le ha consigliato la regista? «Di non cercare la malvagità. Ho vissuto il film da Bertolucci e non da spettatore. Per lui il burro era la mortificazione della famiglia borghese». 

“Furiosa: A Mad Max Saga”

Ieri ha acceso i motori i motori  Furiosa: A Mad Max Saga, riportando la distopia su ruote di George Miller sulla passeggiata della Croisette e lanciando uno dei film più attesi dell’estate. L’ultimo film Mad Max, interpretato da Anya Taylor-Joy nei panni di una giovane Furiosa, è stato presentato quasi esattamente nove anni dopo il debutto di Mad Max: Fury Road al festival francese. Per Taylor-Joy, Furiosa a Cannes chiude il cerchio. 

Il film sembra un videogame. D’altronde l’immaginazione di Miller ha alimentato The Last of Us, Fallout e una serie di altri incubi in scala di grigi per film, tv e videogame. L’attrice anglo-argentina Anya Taylor-Joy, chiamata a interpretare la versione più giovane del personaggio portato al successo da Charlize Theron, in diverse interviste rilasciate in questi giorni ha fatto intendere che quel set è stato, per molti aspetti, un incubo.

L’attrice anglo-argentina Anya Taylor-Joy nelle due ore e passa di film, lei, che è la protagonista, ha solo trenta battute

Che qualcosa non fosse andato bene, è parso chiaro nell’intervista data al New York Times. A cui La regina degli scacchi ha raccontato di aver trascorso in silenzio buona parte del periodo passato sul set in Australia. Nelle due ore e passa di film, lei, che è la protagonista, ha solo trenta battute (lo ha confermato il regista). Non stupisce, quindi, che abbia trascorso mesi girando scene senza pronunciare una parola. 

«Non sono mai stata così sola come nel periodo in cui ho fatto quel film. Non voglio entrare troppo nel merito, ma tutto quello che pensavo sarebbe stato facile è stato difficile». Ma è la risposta successiva che spiazza. Perché a richiesta di spiegazione, Taylor-Joy ha ribattuto: «Prossima domanda, scusa. Parliamone tra vent’anni». Per poi ammettere che le ci sono voluti due anni, cioè il tempo tra la fine delle riprese e oggi, per riprendersi.

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