La cantante irlandese è morta a 56 anni. Nel 1990 divenne famosa per aver cantato “Nothing Compares 2 U” di Prince. L’infanzia difficile, i suoi tormenti religiosi. Nel 2018 era diventata musulmana e si faceva chiamare Shuhada Davitt
Rasata come una skinhead, dolcissima come un angelo, Sinéad O’Connor, seducente e forte come una Giovanna d’Arco del Duemila, ha combattuto sin dalla nascita contro le ingiustizie e i suoi incubi. Si è arresa a soli 56 anni. Se ne è andata a un anno dalla scomparsa del figlio Shane, toltosi la vita a 17 anni dopo essere fuggito dall’ospedale.
In una dichiarazione, la famiglia della cantante ha dichiarato: «È con grande tristezza che annunciamo la scomparsa della nostra amata Sinéad. La sua famiglia e i suoi amici sono devastati e hanno chiesto privacy in questo momento molto difficile». Sinéad lascia tre figli.
L’acclamata interprete di Dublino ha pubblicato dieci album in studio, la sua canzone Nothing Compares 2 U è stata nominata il singolo numero uno al mondo nel 1990 dai Billboard Music Awards.
Un’infanzia difficile
Un’infanzia difficile quella della ragazza nata a Dublino nel 1966. A nove anni è stata affidata alla madre, alcolizzata e depressa, morta in un incidente molti anni dopo. È stata poi spedita dal padre in diversi collegi cattolici, dove nascerà l’altro aspetto complesso della sua vita: quello con la religione cattolica.
Fu, tuttavia, proprio una suora a notare il talento di Sinéad sentendola cantare e strimpellare la chitarra al riformatorio. Chiamò una insegnante e le chiese di darle attenzione. Come nelle favole, la maestra si affezionò a quella ragazza che aveva intanto cominciato a scrivere canzoni e già si esibiva in un brano che cantava spesso in concerto, Don’t Cry For Me Argentina. Da quel momento in poi, Sinéad è andata avanti soprattutto con la forza della sua voce, tagliente, incisiva, capace di gestire nella dinamica urlo e sussurro, e grazie alla sorpresa che suscitavano in chiunque l’ascoltasse l’eccezionale maturità dello stile e la sensibilità dei testi che scriveva.
I litigi e le battaglie
Una sensibilità esasperata che nascondeva la cocciutaggine tutta irlandese: il suo carattere poco condiscendente le ha spesso causato litigi nel corso della carriera. All’inizio con gli U2, con i quali collaborò, che accusò di voler distruggere, con la loro predominanza, tutta la tradizione musicale irlandese. Poi con Prince, del quale ha portato al successo Nothing Compares 2 U: «Il problema è che avevo inciso una sua canzone senza coinvolgerlo», raccontò. «È geloso, mi disse che non avrei dovuto. Penso francamente che quella canzone gli abbia salvato il suo culo fottuto. Era sommerso di problemi economici prima che il disco uscisse».
Religiosissima, ma acerrima nemica della Chiesa romana, più volte aveva reso note pubblicamente le sue considerazioni, con provocazioni chiare e dure. La più celebre era stata durante l’esibizione al Saturday Night Live, nel 1992, quando cambiò senza preavviso le ultime parole del testo di War, di Bob Marley, denunciando la pedofilia in certi ambienti cattolici e infine strappando davanti alle telecamere una foto di Papa Giovanni Paolo II, al grido di «combatti il vero nemico». Alla fine degli anni Novanta diventò prete di un movimento cattolico indipendente, decidendo di farsi chiamare Madre Bernadette Mary. La sua missione? «Salvare Dio dalla religione».
Problemi di salute mentale
Nel 2015 annuncia il suicidio attraverso i social. Viene ricoverata in una clinica psichiatrica: «Sono da sola, tutti mi trattano male e sono malata. Le malattie mentali sono come le droghe… E non c’è niente eccetto il mio psichiatra, la persona più dolce al mondo, che mi tiene in vita. Voglio che tutti sappiano cosa significa, e perché faccio questo video. Le malattie mentali sono come le droghe, sono uno stigma: all’improvviso tutte le persone che dovrebbero amarti e prendersi cura di te ti trattano male».
Le ultime notizie le aveva date nel 2018 quando annunciò la conversione all’Islam e il cambio del nome in Shuhada Davitt: «Questa è la naturale conclusione del viaggio di qualsiasi teologo intelligente. Tutto lo studio delle Scritture porta all’Islam. Il che rende ridondanti tutte le altre scritture. Mi verrà dato (un altro) nuovo nome. Sarà Shuhada Davitt».
Per noi rimane la Sinéad dolce e rasata, ragazza inquieta e ribelle, prodotto tardivo dell’esplosione punk, che avevamo conosciuta nel 1987 quando pubblicò il suo primo album The Lion and the Cobra.