Interviste

Vincenzo Di Silvestro, il violino è un’orchestra

Il musicista catanese pubblica “Strings and Wires”, uno stupefacente album di livello internazionale nel quale viaggia negli sconfinati territori della musica fra elettronica e strumenti tradizionali. Un progetto nato e sviluppato online durante la pandemia. Dalle orchestre di Muti e Metha ai La Crus e Damien Rice per approdare a una formula musicale molto di tendenza in questo periodo

La chiave di volta per Vincenzo Di Silvestro, violinista e compositore con un lungo palmarès di importanti collaborazioni, è arrivata online. «Durante il periodo del Covid, essendo tutto fermo nel mondo dello spettacolo, ho cercato di sfruttare i social», racconta. «Imitando gli influencer ragazzini, ho contattato aziende che producono hardware, offrendo produzioni in cambio di materiale».

Il baratto ha funzionato. Due aziende si sono mostrate disponibili, «una di microfoni, l’altra di schede audio», prosegue il violinista catanese. «Mi sono così procurato i mezzi per crearmi uno studio per cominciare la pre-produzione di un disco».

Esce così l’album Life, contenente due splendidi brani – Breath e Without You – accompagnati da due straordinari video. «Anche questi realizzati attraverso Internet», rivela Di Silvestro. «Ho contattato un regista su Viber che mi ha proposto quei video a una cifra molto modica».

Uno di quei video, Without You, viene apprezzato anche da Flippermusic, una piattaforma di produzioni musicali che opera per Sky. «Proprio la mattina della festa di Sant’Agata dell’anno scorso, mi arriva una mail da questa società con la quale mi chiedono se possono chiamarmi», racconta il musicista. «Mi telefonano e vanno subito al nocciolo della questione. “Siamo sforniti di artisti che fanno musica elettronica con il violino: il nostro buyer americano ce l’ha richiesto. Lei avrebbe un disco?”. Spiego che ho bisogno di tempo per finire l’album. Ci accordiamo sulla tempistica e sul budget, dandoci appuntamento fra due mesi per ascoltare i provini e dare il via libera al progetto. È stata la loro unica intromissione in questa produzione, per la quale ho potuto lavorare in piena libertà, prendendo il tempo che mi serviva, dare il suono che volevo».

Il risultato è Strings and Wires, uno stupefacente album di livello internazionale, nel quale Vincenzo Di Silvestro fa suonare il violino come una orchestra, passando con disinvoltura dal rock al pop, dal metal al classico, dal tango al folk. Il suo strumento è stridente e struggente nell’iniziale Black Skin, scritta durante un viaggio in una notte di pioggia fra Catania e Siracusa. Si libra in volo sontuoso ed epico in Possibilities, omaggio ai La Crus, «del quale ero un fan da ragazzino»: il brano è ispirato al giro armonico di Infinite possibilità, che è nel primo disco del gruppo di Mauro Ermanno Giovanardi. È un violino nostalgico in Beginning, romantico in Tender love, sognante in Dreamers. È accompagnato da turbolenze e scariche elettriche in Thursday night, memoria di una passeggiata notturna per le vie di Vienna. C’è la Parigi caotica della settimana del Bataclan «e io ero lì per assistere al concerto di Pj Harvey seduto a fianco di Warren Ellis, il violinista di Nick Cave». Violini che sembrano decine e decine in String Art. «È un trucco al quale, ho scoperto dopo, ricorre anche Davide Rossi che cura gli arrangiamenti degli archi per i Coldplay», spiega Di Silvestro. «Io a casa ho cinque violini, una viola e un violoncello. Ho registrato con tutti i violini 2/3 volte cambiando suono. Ho sommato tutto, ottenendo alla fine l’effetto di un suono orchestrale. Ho usato per la prima volta questo metodo nel 2013 per l’album di Cesare Malfatti dei Las Crus. Volevo fare bella figura e m’inventai questo suono orchestrale».

Vincenzo Di Silvestro al violino con Mauro Ermanno Giovanardi dei La Crus e Rachele Bastreghi dei Baustelle

I La Crus, come Manuel Agnelli, Patrizia Laquidara, ricorrono spesso nella carriera musicale del violinista siciliano, i cui inizi discografici sono da cantautore.

«Nel 2015 ho deciso di scommettere su me stesso come cantautore. Scrivevo da quando ero ragazzo, ma non avevo avuto il coraggio di fare questo passo. Già suonavo come turnista con diversi artisti, ai quali ho chiesto una mano. La risposta mi ha confortato. Nel brano Domani è domenica ci sono Patrizia Laquidara e Cesare Malfatti. Fui candidato al Premio Tenco con il disco Invisibile la felicità».

Vincenzo Di Silvestro

Il violino resta, tuttavia, il primo amore, «lo suono da quando avevo 11 anni, adesso ne ho 40», ma l’anima è rock: «Sono stato sempre un rockettaro, pur amando la musica classica e suonandola spesso, soprattutto in duo con mia moglie che è pianista (ma ha suonato anche nelle orchestre di Riccardo Muti e Zubin Metha, nda). All’età di 13/14 anni io sognavo di suonare con gli Iron Maiden o gli Smashing Pumpkins. Mi piace sperimentare: a 15 anni comprai il primo pickup per il violino per imitare la chitarra. Avevo una band, i Toen, con la quale ho partecipato a Sanremo rock. Da lì ho cominciato ad andare in tour con Giovanardi, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz. Chiedevo soltanto carta bianca. Il ruolo dell’interprete non mi è mai bastato, devo dare qualcosa di mio. Per questo motivo sono andato oltre la classica».

Il punto di riferimento è Paganini o Davide Rossi o David Garrett?

«Paganini resta il più grande del suo tempo e del rock. Mi piacciono quelli che non hanno confini nella musica, come ad esempio Lucia Micarelli, violinista americana che spazia dalla classica al jazz al rock».

Negli ultimi anni si assiste al ritorno da protagonista del violino, sia in versione solista, sia negli arrangiamenti, in ambiti musicali moderni.

«È vero, si assiste sempre più a un intreccio fra strumenti rappresentativi della musica classica con l’elettronica. Ho letto le dichiarazioni di Thomas Bangalter, il co-fondatore dei Daft Punk, sui motivi dello scioglimento del duo con gli elmetti, ovvero per la paura dei robot. Ci stiamo spingendo troppo avanti con l’elettronica, tanto da snaturare l’uomo, fino a non riconoscersi nei suoni. C’è quindi un ritorno agli strumenti reali o, comunque, alla commistione fra elettronica e tradizione. Oppure si va alla ricerca di suoni reali, di ambienti sonori, come nel tentativo di Max Casacci dei Subsonica di far suonare la natura».

E nella vecchia Fiat Barchetta cabrio di Vincenzo Di Silvestro fa sempre bella mostra un violino da battaglia, «uno dei primi che ho acquistato e che ho sempre a portata di mano», sorride il musicista. «Sarà vecchio e un po’ malandato, ma ha suonato in momenti importanti. Lui c’era sempre ogni volta che mi serviva». Come quella notte a Taormina attorno alla fontana in Piazza Duomo, quando ha duettato con la chitarra e la voce di Damien Rice nell’aftershow del concerto al Teatro Antico. «Con Damien ci siamo già dati appuntamento per il 2 luglio a Villa Bellini». 

1 Comment

  • Santina Aprile 19, 2023

    Mi sono scappate le lacrime, sentendo la tua Grandezza…….perché ancora ti ricordo, teneramente quando ti vedevo piccolino con il tuo violino sulle spalle che svettava ( era quasi più grande di te) alla fermata dell’autobus e ti recavi con grandi sacrifici tutti i giorni a Catania a lezione. Ma tu sprizzavi una gioia interiore che ancora vedo quando suoni…..nell’uomo Vincenzo.

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