Interviste

Un “Sabato italiano” lungo 40 anni

Sergio Caputo festeggia l’anniversario della canzone che lo ha reso popolare con un cofanetto e un tour. Nessuna nostalgia per quegli anni Ottanta: «Certo, una cosa mi manca di allora: i cantanti dovevano saper cantare»

L’orchestrina swingava indolente «la radio mi pugnala con il festival dei fiori / un angelo al citofono mi dice: “Vieni fuori”», finché esplodeva il ritornello: «E sembra un sabato qualunque, un sabato italiano / Il peggio sembra essere passato / La notte è un dirigibile che ci porta via lontano». La voce di Sergio Caputo volava sull’etere delle radio libere attraversando il tubo catodico con ben otto video lanciati dalla trasmissione Mister Fantasy, per diffondersi nei night club come nelle discoteche. Era il 1983 e si facevano prove di vintage che sarebbe esploso trent’anni dopo.

«Il brano fu erroneamente preso come un’esaltazione della dolce vita anni Cinquanta, mentre i riferimenti erano a personaggi precisi ed attuali, a localacci dove si suona rock; forse ha ingannato lo stile musicale», ricorda Caputo, che era un giovane pubblicitario con l’hobby della musica. quando apparve sulla scena con un album anticonformista, scritto e interpretato da lui, un mix di swing e blues con un linguaggio diretto, fresco e ironico, che gli regalò un grande successo immediato. Pochi avrebbero scommesso che quel primo disco di un giovane appassionato di jazz sarebbe diventato un evergreen.

«Amore, amicizia, malinconia, la paura del futuro e la voglia sfrenata di viverlo, con sogni da realizzare. Canzoni che esprimono emozioni slegate da tempi e contesti, emozioni che tutti abbiamo prima o poi provato nel corso della vita», così Sergio Caputo spiega quella che è stata, a suo avviso, la ricetta del successo del suo album più noto Un Sabato Italiano che, per il quarantennale, sarà celebrato da un cofanetto pubblicato dalla Sony e da un tour al via da Milano il 12 aprile.

«Il concerto prevede l’esecuzione dal vivo dell’intero album celebrato e di hit degli anni successivi», anticipa. Si ascolteranno Bimba se sapessiMercy BocùNight, e poi Un sabato italianoItaliani mamboL’astronave che arrivaIl Garibaldi Innamorato ed altri successi cari al pubblico eseguiti con una big band composta da Caputo (chitarra e lead vox), Fabiola Torresi (basso e voce), Alessandro Marzi (batteria e voce), Paolo Vianello (piano), Alberto Vianello (sax), Luca Iaboni (tromba) e Lorenzo De Luca (sax alto).

«È come il mio primo album mi abbia inseguito fin qui e venga oggi apprezzato, e considerato attuale, da persone che non erano ancora nate quando uscì», osserva Caputo che oggi vive in Francia dopo la lunga parentesi americana. «Trovo anche buffo che, nel corso di questi quarant’anni, in cui non è mancato chi abbia ostinatamente tentato di blindarmi negli anni Ottanta, io e Un Sabato Italiano abbiamo continuato a trovare un pubblico sempre caldo che continua ad arricchirsi di nuovi fan. Per non parlare delle molte tribute-band».

Nessuna nostalgia per quegli anni Ottanta che in tanti insistono a tirar fuori dalla naftalina. «Certo, una cosa mi manca di allora: i cantanti dovevano saper cantare. Però mi trovo più a mio agio nell’epoca digitale», dice Caputo. «Anche perché adesso posso fare dischi in autonomia: prima eri alla mercé della sala incisione, oggi fai da te».

Coerente con la sua ispirazione, Sergio Caputo osserva che «in questi tempi, nei quali la musica è spesso usa e getta e troppo basata sui personaggi», il destino gli ha regalato «il privilegio» di poter salire su un palco e cantare storie ad un pubblico che le considera parte della propria vita.

In questi tempi, nei quali la musica è spesso usa e getta e troppo basata sui personaggi, il destino mi ha regalato il privilegio di poter salire su un palco e cantare storie ad un pubblico che le considera parte della propria vita

Sergio Caputo, 68 anni

«Le case discografiche, cadute nella trappola dello streaming, sono continuamente costrette a produrre cose nuove da una parte, ma dall’altra vedono la loro esistenza futura legata al “catalogo” e ai successi intramontabili di artisti che hanno fatto storia e dei quali acquisiscono in blocco i diritti e i master sapendo che i classici non tramonteranno. Voglio dirlo, ci sono dentro anch’io, e dopo un lungo pezzo di strada percorsa da “indie”, ho affidato ciò che possedevo del mio catalogo indipendente alla Sony sapendo che lo avrebbe gestito molto meglio di me in futuro. Ora, in occasione del quarantennale di Un sabato italiano, con la Sony, metteremo insieme un cofanetto. Ci sarà il remake fatto in occasione del trentennale con la big band più alcuni inediti e probabilmente un “back to the future”: un bel vinile». 

I messaggi del pubblico sono sorprendenti. «I più belli arrivano da persone che mi raccontano di aver superato un periodo buio ascoltando le mie canzoni. Ne ho pubblicate circa duecento, ma l’album Un Sabato Italiano continua ad essere amato in modo particolare. Oggi posso dire che mi sopravviverà, ed è una grande soddisfazione».

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