Storia

Olivia Dean superstar senza pubblicare un album

Ambasciatrice di Chanel a 16 anni, artista rivoluzionaria nel 2021 per Amazon, ha un tour europeo “sold out”. «Durante la pandemia ho girato l’Inghilterra su un pulmino giallo suonando per chiunque». Nelle sue canzoni, dallo stile colloquiale fra Sade e Lauryn Hill, scorre la Londra più reale 

Non sono Jon Landau che il 22 maggio 1974, due settimane dopo aver assistito allo show di Bruce Springsteen all’Harvard Square Theatre, Cambridge, pubblicò sulle pagine della rivista “The Real Paper” l’articolo “Growing Young with Rock and Roll”, un interessantissimo spaccato del panorama musicale di quegli anni, noto principalmente per la famosa citazione: «Ho visto il futuro del rock and roll e il suo nome è Bruce Springsteen». Ma a riportarmi all’articolo di Landau è l’esibizione che Olivia Dean ha registrato lo scorso novembre alla Gaîté Lyrique di Parigi per ARTE Concert Festival e che da una settimana continuo ad ascoltare incantato e ammirato. 

“Growing Young with Soul Jazz” ho pensato vedendo questa cantante e compositrice di 24 anni, parafrasando il titolo del pezzo di Landau. Un’altra stupenda voce che si aggiunge a quel fermento d’oltre Manica che si è sviluppato sotto la fioca luce di piccoli club fra jazz, funky, soul, per conquistare i palchi dei più importanti festival. 

Olivia Lauryn Dean, 24 anni

Olivia Dean è la classica bellezza acqua e sapone. Non si trucca, i suoi capelli sono raccolti in due treccione ricce, una figura minuta. Unico vezzo due anelli d’oro che penzolano dalle sue orecchie. È una di quelle persone che non deve fare alcun minimo sforzo per sembrare bella. Così è la sua musica, semplice, pura, senza trucchi, come si faceva una volta: batteria, basso, tastiere e una voce, limpida, calda, colloquiale. Conquista senza ricorrere a effetti speciali, trasgressioni, urla, provocazioni, puntando sulla bellezza e il talento. 

A 16 anni Olivia Dean è stata ambasciatrice di Chanel, «ma non mi sono mai vista davvero nel mondo della moda, a volte può sembrare piuttosto elitario e un po’ pretenzioso», commenta. «Tuttavia, trovarmi in prima fila alla sfilata di Chanel è stato molto interessante. È stata un’esperienza fantastica per osservare la gente». Che Olivia è abituata a scrutare da quando era alle elementari, cantando Tomorrow dal musical Annie. È cresciuta a Walthamstow, un popoloso borgo nel distretto londinese di Waltham Forest, a circa dodici chilometri a nord-est del centro di Londra. Padre inglese e madre giamaicano-guyanese, entrambi così grandi fan della leggenda dell’hip hop statunitense Lauryn Hill che hanno chiamato la loro figlia Olivia Lauryn Dean. «Mia madre era una grande fan di Lauryn Hill, quando ero nella sua pancia lei la ascoltava. Il suo spirito scorre dentro di me».

Olivia cita spesso Lauryn Hill come una delle sue più grandi influenze, insieme a artisti del calibro di Carole King, Aretha Franklin, Paul Simon, Joni Mitchell e Amy Winehouse. È cresciuta frequentando cori gospel e corsi di teatro musicale, e ha ottenuto il suo primo lavoro come cantante a soli 17 anni, nel gruppo dei Rudimental, la band di batteria e basso di Hackney. «Ero appena uscita dal college e il mio primo spettacolo è stato a Budapest davanti a 17.000 persone!», si stupisce ancora.

Due anni dopo, galvanizzata da questa esperienza, intraprende la carriera solista pubblicando il primo singolo Reason to Stay e, poco dopo, il suo EP di debutto, Ok, Love You Bye, la cui title track rimane uno dei suoi successi più popolari, con oltre 17 milioni di stream su Spotify. Il suo stile colloquiale è molto londinese, fra Sade e Lauryn Hill. E Londra scorre anche nei suoi testi con molto realismo. Influenzati, probabilmente, dall’impegno politico della madre Christine, diventata la prima vice leader nera di un partito politico in Europa, il Women’s Equality Party. «Sono orgogliosa del lavoro che svolge mia madre: è stata una grande ispirazione per me per tutta la vita». Altre canzoni parlano di crescita, femminilità e anima.

Olivia Dean ha pubblicato una dozzina di singoli e qualche EP, e non sembra ansiosa di realizzare il suo primo album. Allo studio preferisce il palco. E i suoi concerti registrano il tutto esaurito. Alcune settimane fa, al suo primo show londinese da headliner al Koko di Camden i biglietti sono andati esauriti in un minuto. Vista l’alta richiesta, ha deciso di aggiungere un appuntamento in più nella capitale, questa volta alla Roundhouse, andato esaurito altrettanto rapidamente.

La sua ossessione per i concerti e le esibizioni potrebbe essere legata alla siccità che la pandemia ha portato con sé. La prima stagione dei festival di Olivia Dean doveva essere l’estate del 2020, ovvero la prima estate di restrizioni per il lockdown. L’anno che avrebbe dovuto dare il via alla sua carriera ha finito per rallentarla drasticamente, ma non ha lasciato che ciò le impedisse di esibirsi comunque, ovunque potesse. «Non sono un’artista da TikTok. Amo il contatto con il pubblico. Odio così tanto i social media, quindi la pandemia è stata un duro adattamento perché era come se sparissi nell’abisso. Dovevo riformulare il modo in cui fare le cose. Volevo andare di porta in porta suonando concerti per la gente, ma poi l’idea è esplosa e abbiamo pensato: “E se avessimo un furgone?”. Ed è quello che abbiamo fatto». 

Olivia non voleva aspettare per portare il suo spettacolo in tournée, così ha noleggiato un furgone giallo brillante e ha viaggiato per tutto il Paese esibendosi per chiunque l’avrebbe ascoltata. «Ho tenuto questi spettacoli casuali anche davanti a dieci persone in una pozza lasciata dalla marea a Margate o per cinque persone in un ristorante di gamberi». Un anno dopo è stata nominata l’artista rivoluzionaria del 2021 da Amazon. 

Il dopo pandemia per lei si annuncia pieno di sorprese e traguardi: un tour europeo all’insegna del “sold out”, che la porterà in Germania, Olanda, Belgio, Francia, oltre che nel suo Paese, e con il suo album di debutto in arrivo ha pubblicato la “shy love song” UFO. «È nata da una conversazione davanti a una tazza di tè con Matt Hales (co-sceneggiatore e produttore)», spiega Olivia. «Stavamo scherzando su come l’amore sia un “problema sexy” da avere e abbiamo pensato che sarebbe stato divertente provare a metterlo in una canzone. Volevo che fosse intimo ed esistenziale e quindi l’abbiamo mantenuto semplice con chitarra e vocoder. È una timida canzone d’amore, pensieri che normalmente terrei per me ma che sto imparando a condividere».

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