L’attrice comica in Sicilia con lo spettacolo “Samusà”, un racconto autobiografico che comincia e finisce in quel Luna park dove è cresciuta. È come «un giro sulle montagne russe e confonde più di una passeggiata tra gli specchi deformanti». In gennaio il debutto da protagonista al cinema nel film “Tre di troppo” insieme con Fabio De Luigi
Circo, teatro, tv e adesso cinema. Il nuovo anno per Virginia Raffaele comincerà infatti debuttando sul grande schermo come protagonista accanto a Fabio De Luigi nel film Tre di troppo.
«È una commedia, ma c’è anche una parte di romanticismo e soprattutto c’è nel mio personaggio una evoluzione emotiva che mi è piaciuto molto interpretare. È la storia di una coppia che non vuole figli, poi succede qualcosa che cambia tutto, è un film per famiglie, anche molto sarcastico sul mondo dei bambini».
Nel frattempo, messa in stand by la televisione («ma ci tornerò presto»), l’attrice comica ha ripreso il tour nei teatri con lo spettacolo Samusà, che in questi giorni sarà in Sicilia: il 17-18-19 dicembre al teatro Metropolitan di Catania; il 20-21-22 dicembre al teatro Biondo di Palermo. Un racconto autobiografico che comincia e finisce in quel Luna park dove è cresciuta.
Nata nel 1980 a Roma, Virginia Raffaele viene da una famiglia di circensi con tanto di nonna (Preziotti) acrobata e cavallerizza: il Luna park del quartiere romano Eur fondato negli anni Cinquanta proprio dai nonni e fulcro per decenni del divertimento della capitale è stata per molti anni la casa di Virginia. Esperienza che ha segnato le sue scelte professionali successive. Dopo il diploma teatrale assaggia le assi del palcoscenico (partendo dai classici, le Nuvole di Aristofane), studiando danza classica e moderna. La tv prende forma grazie a Pippo Baudo – ma sono davvero tutti figli suoi? – che la chiama a Domenica in per fare la gag della voce meccanica, ovvero inciampi verbali voluti. La vera svolta arriva con Mai dire Grande Fratello (2009) della Gialappa’s. È lì che fa le sue prime imitazioni: Giusy Ferreri, ma anche Federica Rosatelli (transitata per 29 dimenticabili giorni nella casa del “Grande Fratello” 9) e Cristina Del Basso (99 giorni nella stessa casa).
Virginia Raffaele raccontava qualche tempo fa: «Io non ho mai voluto fare l’imitatrice, non amavo fare le imitazioni. Mi hanno convinto i tre della Gialappa’s». E meno male che non voleva fare le imitazioni. Le parodie della criminologa Roberta Bruzzone a Quelli che il calcio e di Belén Rodriguez e Ornella Vanoni nel programma di Victoria Cabello Victor Victoria nel 2011 hanno fatto la storia, così come quelle di Sabrina Ferilli, tra il burino e il glamour, e di Carla Fracci, snob étoile sul palco nazionalpopolare dell’Ariston, mentre Donatella Versace è il trionfo della plastica e dell’arroganza: «Sanremo è come la moda: prendi roba a caso, la metti insieme e speri vada bene».
Tutti i suoi personaggi vengono riassunti nel 2017 nel primo programma tutto suo in tv, Facciamo che io ero, in onda su Rai2, e poi nello spettacolo teatrale Performance, una sorta di antologia sue più popolari maschere/imitazioni.
Samusà è, invece, uno spettacolo vero e proteiforme che ha il carattere peculiare e la sapienza artigianale di un regista come Federico Tiezzi, le scene astratte di Marco Rossi, i costumi strepitosi di Giovanna Buzzi. E soprattutto ha una storia, che è la “madeleine” proustiana di Virginia Raffaele: il LunEur, il luna park romano dove è nata e cresciuta negli anni Ottanta. Lo stesso titolo è preso dal gergo dei giostrai romani: «Vuol dire silenzio. Fuori Roma si dice sambosà. È un gergo di parola e di spettacolo, in cui si seminano parole un po’ qui un po’ là, per non farsi capire dagli altri».
E lo spettacolo è il racconto basato sui ricordi. Due ore trascorse fra le giostre, le attrazioni e le persone di un luna park. «Sono nata e cresciuta dentro un luna park, facevo i compiti sulla nave pirata, cenavo caricando i fucili, il primo bacio l’ho dato dietro il bruco mela. Poi il parco ha chiuso, le giostre sono scappate e adesso sono ovunque: le attrazioni sono io e siete voi. Tutto quello che siamo diventati stupisce quanto un giro sulle montagne russe e confonde più di una passeggiata tra gli specchi deformanti».
Le memorie si confondono con la fantasia visionaria di Virginia Raffaele, l’allucinata Patty Pravo, la pazza che non crede alla scienza (alla faccia dei No Vax in platea), il soprano che non sa la Carmen e, molto più notevoli, Giorgia Maura la piccola nichilista e Donata l’anziana al telefono, omaggio evidente a Franca Valeri, ognuna intervallate dalle gag dei tre acrobati. Su tutto emerge la qualità della performer, la disciplina nel linguaggio del corpo, nell’uso della voce, l’artista padrona di sé. Della Virginia popolare restano Vanoni, Ferilli, Fracci, Belén, che ironicamente alla fine tornano per reclamare vita, come i personaggi pirandelliani, accanto alle altre, un posto in questa piccola commedia umana che sfida la coscienza più della risata.