Disco

«Torniamo nei club, da dove siamo partiti»

– Colapesce e Dimartino presentano l’album “Lux eterna beach”, in uscita il 3 novembre, e il tour che partirà il 23 novembre per essere in Sicilia il 13, 14 e 15 dicembre
– «È un disco libero e variegato. Ci sono Battiato, Battisti, Flaming Lips, Tame Impala, Cure, Cocteau Twins, ma anche il prog, svisate con il sitar e brani che rompono un po’ la forma canzone»
– Fra le tracce un inedito di Ivan Graziani, “I marinai”, donato dal figlio Filippo e alcuni brani dal contenuto politico. «Vogliamo riportare la forma canzone a un livello narrativo che poteva avere negli anni Settanta». «Gli artisti prendano posizione»
– «Ci piacerebbe un inno adatto ai ragazzi che non si ritrovano in quello di Mameli, ma, soprattutto, non si ritrovano nell’Italia che gli abbiamo consegnato. La politica ha perso forza. Per avvicinare i giovani non serve TikTok, servono politiche sociali che li aiutino»
La copertina dell’album

Un primo singolo dal titolo lunghissimo alla Lina Wertmüller, La luce che sfiora di taglio la spiaggia che mise tutti d’accordo, per un brano di oltre sei minuti, come si facevano un tempo, contro le convenzioni, le regole imposte da Spotify, dai social. Una canzone manifesto, una dichiarazione d’intenti, un vero e proprio inno alla libertà artistica con il quale Colapesce e Dimartino annunciavano il ritorno discografico. 

Poi un secondo singolo, Ragazzo di destra, sfacciatamente battistiano e dal tema che va in senso opposto al vento politico che soffia in Italia. Due antipasti diversi di Lux eterna beach, l’album che Colapesce e Dimartino fanno uscire il 3 novembre, specchio di un disco «libero e variegato», come sostengono i due autori.

«È un disco molto libero», commenta Colapesce. «Ci siamo presi una libertà massima sia in scrittura che in fase di produzione e di arrangiamento. È un disco molto variegato. Battiato resta un punto di riferimento, Battisti un mito. In un anno di lavoro abbiamo inseguito una forma di canzone d’autore decisamente italiana, ma con arrangiamenti che guardano a Flaming Lips o Tame Impala. Talvolta ha dei tratti quasi prog alla Goblin o Banco del Mutuo Soccorso. Anche il dream pop dei Cocteau Twins e Scott Walker per quanto riguarda la parte di archi. E, nella title track, c’è molta Plainsong dei The Cure. Ci sono brani che rompono un po’ la forma canzone, delle tracce di sei minuti e mezzo oppure delle svisate con il sitar. Insomma, ci siamo divertiti tantissimo a farlo e siamo molto felici perché pensiamo sia più organico anche rispetto alle cose che abbiamo fatto in passato e più coerente anche dal punto di vista sonoro».

La spiaggia della luce eterna, spiegano, c’era già nel film La primavera della mia vita: «Avevamo messo un easter egg, un indizio: era il nome della spiaggia su cui noi due ci trovavamo a fare una discussione sull’idea di fare un disco libero». In questo luogo surreale, dechirichiano, «abbiamo immaginato si muovano i protagonisti che abbiamo messo in campo nell’album: un capomastro, un anestesista, un ragazzo di destra, Ivan Graziani…».

Ivan Graziani si ascolta nel brano I marinai. È un inedito. «Quando il figlio Filippo ci ha suggerito quel pezzo e ci ha passato la bobina originale di fine anni Ottanta abbiamo avuto un colpo al cuore», commenta Colapesce. «Abbiamo a lungo riflettuto se davvero potessimo completare il brano, strofe sue, ritornello nostro: la famiglia Graziani ha promosso l’esperimento ed eccoci cantare con Ivan. Ci sono versi attualissimi, cose come “Mi guadagno il pane come tutti fanno, per ogni figlio che è rimasto in mezzo al mare”. C’è un pescatore che chiede scusa al pesce perché lo pescherà. C’è una sorta di panteismo finale che ci piace molto: “Il cielo, il vento, il mare siamo noi”».

Quello che sembrava l’incontro fra due amici si è tramutato in una premiata ditta che sforna dischi, realizza film, fa tour e frequenta studi televisivi e festival. Una coppia di fatto ormai stabile?

«Non ci precludiamo nulla», replica Antonio Dimartino. «L’idea di fare cose insieme deriva dal fatto che in questo momento ci troviamo a fare delle cose insieme piacevolmente, ma non escludiamo che tra un anno potremmo fare ognuno di nuovo ritorno alla propria carriera. Il nostro rapporto non è basato su un contratto, ma sul fare cose che ci piacciono e ci divertono».

Antonio Dimartino e Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce

E all’insegna del divertimento è il tour che partirà il 23 novembre dall’Estragon di Bologna. «Torniamo nei club, dove abbiamo cominciato, dove ci siamo formati e dove abbiamo formato le nostre carriere da solisti», sottolinea la parte palermitana del duo. «Fare i club insieme per la prima volta è sicuramente una cosa che ci piace perché ci consente di esprimerci con più libertà e più tranquillità». In Sicilia hanno scelto i Candelai a Palermo, dove si esibiranno mercoledì 13 e giovedì 14 dicembre, mentre a Catania saranno ospitati da Land – La Nuova Dogana venerdì 15 dicembre. «Sul palco saremo in sette», annuncia l’altra metà, quella siracusana, della coppia. «Presenteremo tutto il nuovo album ed eseguiremo anche la colonna sonora del nostro film, La primavera della mia vita Cose da pazzi, scritta per la serie The Bad Guy».

E Sanremo?

«Il festival è stato uno spartiacque. Il primo ha ridato vita all’album I mortali, il secondo è stato un’altra cosa. È l’unica manifestazione musicale in Italia che può dare una svolta a un artista. Ci ha aiutato tanto, però l’aspetto che ci piace sottolineare è che tanta gente a cui sono arrivate Musica leggerissima o Splash, che all’inizio sembravano qualcosa di leggero, a un certo punto ha tratto un significato, e quindi ha compreso anche la nostra essenza di cantautori, di autori di canzoni».

Come nel caso di alcuni brani del nuovo album Neanche con Dio, o Considera, nella quale confessano di non aver mai imparato l’inno nazionale, o la stessa Ragazzo di destra. 

«Ogni canzone è politica, ma Ragazzo di destra è una canzone sulla paura, quella che porta ad alcune politiche regressive, quella che proviamo anche noi che vorremmo saper reagire sempre diversamente», tiene a precisare Lorenzo Urciullo, in arte Colapesce.  «Nel disco c’è molta voglia di prendere la canzone non come un pretesto per prendere per forza una posizione ma per parlare di politica, per riportare la forma canzone a un livello narrativo che poteva avere negli anni Settanta. All’epoca i cantautori intervenivano sulle scelte della società, del Parlamento. Vogliamo dire la nostra perché è giusto farlo in questo momento. Il cantautore ha diverse forme per potere manifestare la propria posizione, non per forza politica ma anche etica e sociale. Negli ultimi anni è un potere che si è andato perdendo e le canzoni sono sempre più innocue». 

Chi ha più responsabilità in questo processo?

«Gli artisti, ma non solo», è l’analisi di Colapesce. «Per i giovani nati negli anni Novanta non deve essere stato facile vivere il ventennio berlusconiano, ma la crisi è diffusa ovunque». 

E su Considera Dimartino affonda il coltello: «Ci piacerebbe un inno nazionale pieno di parole d’amore, anche di sesso, anche sconcio, adatto ai ragazzi che non si ritrovano nell’inno di Mameli, ma, soprattutto, non si ritrovano nell’Italia che gli abbiamo consegnato. È la politica la prima ad aver perso forza. Per avvicinare i giovani non serve TikTok, servono politiche sociali che li aiutino».

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