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Tommaso Paradiso: la canzone non è un algoritmo

– Dopo il blitz nel pub, il musicista romano torna “live” a Catania sabato 2 dicembre per presentare il nuovo album “Sensazione supenda”. Nessuna nostalgia dei Thegiornalisti
– «Prima l’album era leggenda, oggi siamo nell’epoca dello streaming, del singolone, delle operazioni fatte a tavolino in cui non vedo più il pensiero dell’artista»
– «Molti mi dicono che i due anni di stop a causa del Covid mi hanno rallentato, e qualcosa deve essere sicuramente successo. Però sono contento lo stesso». «Sanremo non è fatto per me»

L’anno scorso, con il primo album da solista dopo l’addio ai Thegiornalisti, si era scoperto un cowboy dello spazio (Space cowboy) alla ricerca della musica che avrebbe voluto ascoltare lui stesso, un disco dal sapore analogico. Oggi, con Sensazione stupenda, secondo album da cantautore, pubblicato lo scorso ottobre, Tommaso Paradiso cerca una sintesi tra le sue due anime. 

«Siamo arrivati a un incrocio fatale: quello tra la parte organica della musica che era espressa in Space Cowboy, suonato in acustico, e la parte con i sintetizzatori, che fa parte del sound di Sensazione stupenda. Acustico e synth: sono le due anime che confluiscono in me e quando faccio un disco vado sempre in crisi», racconta l’artista romano che ha da poco tagliato il traguardo dei 40 anni. «A volte faccio fatica ad unirle». 

Da una parte, spiega, in lui vive la tradizione classica, quella dello sgabello, dell’approccio intimista, che deriva dal filone anglosassone, «gli Oasis, i Blur, ma sono anche fanatico della musica anni Ottanta con i suoni celestiali dei primi synth. Chi per primo è riuscito a metterli insieme è stato Bruce Springsteen».

Sensazione Stupenda prova a ripercorrere quella traccia. Tredici brani, scritti da Paradiso (tranne Amore Indiano che vede la collaborazione con Francesco Bianconi) nel suo stile intimo e quotidiano per raccontare attimi di vita, gioie e dolori, colti nella loro semplicità. «È il manifesto di ciò in cui credo, delle storie che ho vissuto, della mia estetica, della mia poetica, di ciò che sono diventato e di ciò che sono stato. Con queste canzoni sto dando tutto me stesso». 

Ma non c’è nostalgia nelle parole di Tommaso, né ci sono rimpianti, forse solo il timore di vivere un’epoca che poco si addice a certe attitudini. «Oggi viviamo in un frullatore: l’algoritmo scandisce la notizia del giorno, tutto viene consumato velocemente», ammette. «Ed è il dramma di chi fa musica: ci metti due anni per fare un disco e magari dura un giorno. Prima l’album era leggenda, oggi siamo nell’epoca dello streaming, del singolone, delle operazioni fatte a tavolino in cui non vedo più il pensiero dell’artista. Ma nonostante questo non mi reputo un passatista, uno che guarda solo al passato anche se sono nato con alcuni valori. Anzi».

Valori che per l’artista si traducono ancora in «album, cinema, musica, cantautorato, accordi, melodia. Certo, a guardarmi intorno mi trovo in difficoltà, ma non è affar mio andare contro una certa musica che va. Ho 40 anni, il mio gusto è bello che formato: non credo che cederò a “featuring” con i trapper. Sono riconoscibile per quello che sono, sono Tommaso Paradiso, rimarrò Tommaso Paradiso e morirò Tommaso Paradiso. Del resto, sia chiaro che non mi sento tale, ma i grandi artisti hanno sempre scavalcato le mode, magari introiettandole, ma le hanno superate». 

Artista tutto d’un pezzo, dunque, e rimane fermo anche sulla sua posizione riguardo al festival di Sanremo. «Sono fan. Lo guardo. Lo commento. Faccio il tifo. Ma non sono un concorrente da gara canora, non è il mio. E avendo fatto la gavetta vera, non mi sono mai cimentato neppure con i talent: sono portato a esprimermi con il pubblico», ribadisce.

Con l’uscita del nuovo album, Paradiso – dopo un’anteprima nei pub – tornerà a suonare live nei palasport con il tour Tommy 2023, che sabato 2 dicembre farà tappa al PalaCatania. Ci saranno i nuovi brani e i successi ottenuti con i Thegiornalisti, da Completamente a Riccione, passando per Felicità Puttana. E a proposito del periodo con la band, finito in modo burrascoso con gli altri due componenti, nessun rammarico: «Sono molto contento del presente e guardo a quel momento con molta allegria, se avessi dubbi o nostalgia mi sarei chiuso a riccio, ma non è così». Forse solo il Covid è riuscito a mettergli il bastone tra le ruote, fermandolo nel momento dell’apice. «Io sono un inguaribile ottimista e il mio cervello ha già spazzato via tutto quello che è successo. Molti mi dicono che i due anni di stop mi hanno rallentato, e qualcosa deve essere sicuramente successo. Però sono contento lo stesso. Qualcosa mi ha tolto, ma come a tutti».

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