Immagini

“Mama Mercy”, docu-film fatto con due cellulari

– In anteprima al Torino Film Fest l’opera prima di Alessandra Cutolo realizzata allo Spin Time, il palazzone a specchi di Roma nel quale vivono 400 persone provenienti da una ventina di Paesi diversi
– «È uno spazio importante, autogestito», spiega Peppe D’Argenzio degli Avion Travel, docente di musica pop e rock al Conservatorio di Pescara e autore di alcune musiche del film
«Molti brani sono nati come un progetto in laboratorio: il mood è malinconico, in sintonia con la storia. Il merito del film è quello di ricostruire le dinamiche di sopravvivenza della gente che vive nello Spin Time»

In fondo alla Prenestina, a Roma, dove finisce la strada, c’è un vecchio albergo abbandonato e occupato da tempo. Un enorme palazzone tutto specchiato nel quale vivono circa 400 persone, di cui 100 bambini, provenienti da una ventina di Paesi diversi. Africani in maggioranza. 

«È uno degli edifici occupati nella capitale. C’è quello storico di Piazza Vittorio e questo che chiamano Spin Time», spiega Peppe D’Argenzio, sassofonista degli Avion Travel e componente della multietnica Orchestra di Piazza Vittorio. «È uno spazio importante, autogestito. Ospita anche un auditorium e la redazione di Scomodo. La scorsa settimana è venuto a visitarla il regista Ken Loach, a Roma per presentare il suo film The Old Oak, che parla di immigrazione».

«Lo Spin Time salì agli onori della cronaca quando venne l’Elemosiniere del Papa per far riattaccare la corrente elettrica», continua D’Argenzio. «Il Comune di Roma intende acquistarlo, ma la proprietà ha respinto l’ipotesi d’accordo perché preferisce riaprire l’albergo in vista del Giubileo 2025».

Una scena del documentario-film “Mama Mercy”

Questo ex hotel 4stelle, nel quale sono confluite, negli anni, centinaia di famiglie provenienti da ogni Sud del mondo, con il loro carico di attese, dolori, bambini, è lo sfondo dell’incrocio ricco, tragico e gioioso di destini raccontato dal docu-film Mama Mercy, del quale D’Argenzio, con la collaborazione di Pino Pecorelli, bassista dell’Orchestra di Piazza Vittorio, ha scritto alcune musiche. «Non mi va di parlare di colonna sonora, anche perché vengono usate altre musiche», tiene a precisare il musicista campano, ormai di base a Roma. «Sia il film come le musiche nascono da progetti di laboratorio, con la partecipazione a titolo gratuito di molte persone. E sai come accade, ti chiedono un pezzo, poi ne escono tre. Il nostro compito è stato quello di rielaborare strumentalmente pezzi vocali nati in laboratorio. Che, in alcuni casi, si sovrappongono. Il mood è malinconico, in sintonia con la storia».

Mama Mercy, opera prima di Alessandra Cutolo, sarà presentato in anteprima oggi al Torino Film Festival. È un docu-film, «la cui storia è costruita attraverso episodi avvenuti realmente», spiega D’Argenzio. «Gli attori non sono professionisti e il merito del film è quello di ricostruire le dinamiche di sopravvivenza della gente che vive nello Spin Time». 

La regista Alessandra Cutolo

Protagonista è Mama Mercy, una donna che ha troppi figli e un marito che l’aiuta poco. Ogni giorno confonde i suoi passi con quelli intrepidi e affannati di decine di altre mamme occupanti: etiopi, sudanesi, marocchine, che con fatica cercano di dare un futuro dignitoso ai figli. Il sogno di Mama Mercy sarebbe avere una stanza in più, e permettere alla sua famiglia di “allargarsi” rispetto ai pochi metri quadrati che le sono stati assegnati. Il palazzone è una città nella città in cui solidarietà, competizione, miserie e nobiltà si intrecciano. Un giorno Mama Mercy si reca presso la sede di Lotta comunista, gruppo politico che offre sostegno e buoni pasto alle famiglie in difficoltà. Ha solo bisogno di un pacco di pannolini, ma quelli dell’organizzazione le affidano anche i buoni destinati a tutti gli occupanti per portarli all’ex Hotel per la redistribuzione.

Quel piccolo tesoretto in borsa rappresenta una tentazione irresistibile per la donna. Le si prospetta la possibilità di realizzare il suo sogno proibito e procurarsi una stanza in più per far crescere più decorosamente i suoi bambini. Attraverso un conoscente maneggione, cambia i buoni in soldi e torna verso l’ex Hotel. Sulla strada del ritorno, sul trenino giallo, viene però derubata della borsa. La donna è confusa, piena di sensi di colpa, non ha il coraggio di tornare a casa e affrontare la terribile situazione in cui si è ficcata. Prova a guadagnare tempo ma non riesce a tenere segreto il furto subìto e soprattutto la perdita di un valore economico che apparteneva a tutte le famiglie dell’ex Hotel. Viene sottoposta a una specie di processo da parte del Comitato che gestisce l’occupazione: avrà tempo solo 24 ore per recuperare il denaro o la sua famiglia sarà cacciata.

Peppe D’Argenzio, autore di alcune musiche del film

Da questo momento, per Mama Mercy comincia una piccola odissea metropolitana, nella disperata ricerca di recuperare il maltolto: un viaggio affannato e inconcludente tra le pieghe della città dei ricchi, armata solo della sua energia inarrestabile di madre in lotta per il futuro dei figli. Nel suo peregrinare incontra signore altolocate, parenti in difficoltà, ladri e ricettatori. Sarà proprio uno di loro, Nicola, ladro tossicodipendente sardo, proveniente da mondi e storie totalmente diversi, ad aiutarla a recuperare i soldi che salveranno la sua famiglia, trascinandola in un provvidenziale e grottesco furto di prosciutti.

Poche centinaia di euro che per le donne come lei possono fare la differenza tra la rovina e la salvezza. È così che la solidarietà tra perdenti riscatta i destini e unisce le persone semplici. Sullo sfondo la dignità della lotta – simboleggiata da quel palazzo occupato – e la speranza di un’Italia diversa che verrà: nelle mani delle donne e dei bambini che riempiono di vita, sogni e speranze il palazzo e il futuro.

«È un bel documento. È stato realizzato soltanto con due cellulari. Si avverte però il lavoro di Luca Bigazzi (recordman di vittorie al David di Donatello con sette statuette, nda) come direttore della fotografia. È stato lui a coordinare le riprese», commenta Peppe D’Argenzio al telefono da Pescara, dove insegna musica pop e rock al Conservatorio della città di D’Annunzio. «La prima a mettere il dipartimento di musica pop e rock», sottolinea il musicista che ha sempre mescolato la sua passione per il jazz con altre sonorità, dal rock alla world music, come nel caso dell’Orchestra di Piazza Vittorio.

«Per il momento l’Orchestra è in stand by, dobbiamo resettarci dopo due anni di fermo a causa della pandemia. C’è un disco pronto, ma prima dobbiamo superare questa fase di ragionamento», spiega. 

E poi c’è la Piccola Orchestra Avion Travel, la banda di amici con la quale si è formato ed ha raggiunto il successo, fino alla vittoria di Sanremo nel 2000. «Gli Avion ci sono e non ci sono. Questa estate abbiamo accumulato un po’ di date con la Grande Orchestra Avion Travel diretta da Angelo Valori. È stata una bella esperienza, anche perché mi è stato affidato il compito di coordinare gli arrangiamenti delle canzoni», racconta Peppe D’Argenzio. «Vorremmo riprenderla in inverno e, soprattutto, la prossima estate, ma, quando c’è di mezzo un’orchestra, tutto si complica a causa dei costi».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *