Interviste

The Niro, cantautore con chitarra e matita a tracolla

L’artista romano da mercoledì 12 ottobre impegnato in un lungo tour nei locali in Sicilia e Calabria. L’inedito racconto del drammatico dietro le quinte della sua esperienza a Sanremo nel 2014. Oggi si è scoperto anche talentuoso disegnatore. «La musica accompagna i miei ritratti: è un modo per creare un mondo a 360 gradi dove immergere le persone e condividere le mie sensazioni e le mie emozioni». In scaletta molti inediti accanto ai brani più conosciuti. «Il mio legame con la Sicilia è molto forte da quando presi parte al decimo Tributo a Francesco Virlinzi»

Dallo scorso marzo, la mattina, dopo il caffè, le prime cose che prende sono un pennarello bianco e un cartoncino nero e comincia a disegnare. «Fino ad allora non avevo mai preso una matita in mano», giura. «Ho cominciato per gioco, mettendo i bozzetti sulla pagina “Illustri illustrazioni” di Instagram». Sei mesi dopo Davide Combusti ha tre mostre in corso, a Cesena, Milano e Roma e le sue opere sono molto richieste. Molto probabilmente non solo per l’originale tratto, tutto storto e impreciso, molto pop. E neanche per i soggetti, «mi ispiro al design italiano: la bicicletta Graziella, la Vespa, la Lambretta, il Ciao, la tv Brionwega, il barattolo della Nutella», spiega. Una parte del successo è certamente legato al nome d’arte con il quale Davide Combusti è più conosciuto: The Niro. Il musicista romano, classe 1978, emerso agli inizi del Duemila, che ha diviso il palco con artisti del calibro di Tom Hingley degli Inspiral Carpets, Deep Purple, Lou Barlow, Badly Drawn Boy, Amy Winehouse. Il cantautore con tre promettenti album che nel 2014 ha sfiorato la vittoria a Sanremo Giovani con la canzone 1969 per poi scomparire dai radar.

«Il Festival mi doveva cambiare la carriera, invece sono rimasto nella nicchia… Magari ci ritorno», ride. «Ho un nuovo brano fortissimo!». Che, per questa eventualità, non sarà fra i tanti inediti che The Niro presenterà, accanto ai suoi brani più noti, nel lungo tour che si appresta a intraprendere fra Sicilia e Calabria: s’inizia il 12 ottobre dal Boozer di Catania, per passare l’indomani allo Sharaba di Barcellona Pozzo di Gotto e continuare il 14 al Sottosopra di Giardini Naxos, il 15 al Mug di Comiso, domenica 16 al Sonica di Siracusa, il 17 al Bolazzi di Palermo per poi oltrepassare lo Stretto e trasferirsi in Calabria a Catanzaro (19), Palmi (22) con altre due soste in via di definizione.

Francesco Virlinzi

Con il Sud e, in particolare, con la Sicilia Davide Combusti ha uno stretto legame. Accadde a un concerto di Carmen Consoli a Londra nel 2007, da lui aperto, che The Niro fu notato da un manager della Universal, che lo mise subito sotto contratto nel catalogo internazionale della casa discografica. E con l’etichetta ViceVersa ha pubblicato il terzo album The Ship nel 2012. «Un legame che si è rafforzato quando nel 2010 partecipai al X Tributo a Francesco Virlinzi», ricorda. «Conobbi Nica Midulla Le Pira, la mamma di Francesco, e Simona Virlinzi, con le quali la frequentazione è continuata oltre il Tributo. Sono come una seconda famiglia. Ancora oggi, a distanza di dodici anni, ci sentiamo al telefono, ci raccontiamo i nostri problemi e la prima persona che ho chiamato per avvisarla del mio arrivo in Sicilia è stata Nica».

Tornando a Sanremo. Cosa accadde? Tu venivi dall’indie rock, la tua partecipazione disorientò te e i tuoi fan? Perché sei scomparso per quattro anni?

«Fu un periodo traumatico per me, ma non a causa del Festival. Quando arrivai a Sanremo, avevo il pensiero altrove: a casa avevo lasciato mia madre morente e il mio produttore, Gianluca Vaccaro, aveva scoperto di essere gravemente malato. Però, a portarmi lì era proprio la malattia di mia madre. Una malattia incurabile, scoperta l’anno prima. Mia madre mi aveva detto: “Mi spiace solo di non poterti vedere dal vivo”. “Non ti preoccupare, vado a Sanremo e mi potrai vedere in televisione”, le risposi. Ma non avevo in programma di partecipare al Festival. Da quel momento, da quando scrivevo e cantavo in inglese cominciai a usare la lingua italiana ed a fare produzioni più pop. Andare a Sanremo era una promessa a mia madre da mantenere. Puoi immaginare con quale stress e carico di responsabilità sono salito sul palco dell’Ariston. Mi venne perfino un febbrone per il nervosismo. È stato davvero un trauma. Per quello che c’era dietro al Festival, non per altro. Anzi, l’esperienza fu positiva. La casa discografica mi dava per eliminato al primo turno, invece sono arrivato in finale con una canzone difficile, per nulla sanremese».

Davide Combusti, in arte The Niro, artista romano, classe 1978

Un Ep nel 2018, tanti concerti nel mezzo e, finalmente, la rinascita con l’album omaggio a Jeff Buckey insieme con il chitarrista fuoriclasse Gary Lucas. Un ritorno agli eroi dei tuoi inizi?

«Tim Buckley più che Jeff è stato tra i miei modelli. Anche se inizialmente non conoscevo alcun cantautore. Io sono nato batterista, The Niro era il nome della mia band, e amavo i gruppi: Smiths, U2, Cure. Una sera, rimasto solo, perché i miei compagni non erano potuti venire, mi sono ritrovato a suonare e cantare con la chitarra. La ragazza con la quale stavo al tempo mi disse che somigliavo a Jeff Buckley. Da allora, rivolsi gli ascolti ai cantautori e cominciarono gli accostamenti dei critici a Buckley, Elliott Murphy. Io ho però sempre amato una scrittura poco semplice, gli autori un po’ sghembi, stralunati, ma pieni di idee ed emozioni. Penso che si possa essere pop anche senza stare nel branco».

Un disegno di The Niro

Oggi è molto più difficile, perché è cambiato il modo di ascoltare la musica. Si deve colpire l’attenzione nei primi trenta secondi, bisogna rispettare determinati algoritmi, entrare nelle playlist delle piattaforme streaming, si punta sui singoli piuttosto che sull’album…

«Penso che le cose cambieranno e che bisogna mantenere una coerenza di fondo. Magari mi rivaluteranno dopo la morte, come accade per i pittori… Bisogna avere coraggio e incoscienza per mantenere la barra a dritta. Io non ho mai promosso la mia musica su Spotify. Faccio concerti, lì porto i miei dischi e, adesso, i miei disegni. Inseguo il sogno romantico di suonare nei locali chitarra in mano. E poi vorrei scrivere colonne sonore».

Questo, del cinema, è un “vizietto” che coltivi da tempo…

«Di recente ho lavorato con il regista Francesco Colangelo in un episodio di una co-produzione internazionale intitolata Selfimania, e ho prestato la mia chitarra a Daphne Di Cinto che ha realizzato il cortometraggio Il Moro, incentrato sulla vita di Alessandro de’ Medici, il primo duca di Firenze afro-discendente. Ogni settimana torna da un Paese straniero con un nuovo premio. Al cinema è ispirata anche una serie di ritratti che mi è stata richiesta: Vittorio Gassman, John Belushi, Clint Eastwood. E la musica accompagna i disegni. Ai vernissage mi chiedono di portare la chitarra per fare qualche pezzo mio. È un modo per creare un mondo a 360 gradi dove immergere le persone e condividere le mie sensazioni e le mie emozioni».

Le date del tour:

12/10 Boozer, Catania

13/10 Sharaba, Barcellona P.G. (Me)

14/10 Sottosopra, Giardini Naxos (Me)

15/10 Mug, Comiso (Rg)

16/10 Sonica, Siracusa

17/10 Bolazzi, Palermo

19/10 Lido Paddy’s, Catanzaro

22/10 Officine Balena, Palmi (Rc)

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