Interviste

Teatri lirici e antichi, la doppia sfida di Giorgia

Aveva pensato di ritirarsi, poi lo scatto d’orgoglio: il ritorno a Sanremo, il debutto come attrice con Rocco Papaleo, un nuovo disco e adesso un tour in due versioni. Venerdì 5 maggio al Vittorio Emanuele di Messina, il 16 luglio nella cavea di Siracusa. «Ho dovuto riportare il vecchio repertorio al suono del nuovo album. Sarà un’alternanza di elettronico e acustico». Echi del passato in armonia con il presente nello show. La dedica a Franco Battiato

«Avevo pensato di ritirarmi. Mi dicevo che forse quello che dovevo fare lo avevo fatto, non volevo insistere. Anche cantare mi sembrava difficile, non sapevo più quale fosse lo stile». Per Giorgia Todrani, la cosa più complessa da fare era trovare una strada «decente», in particolare per essere onesta nei confronti del pubblico: «Non è facile rimettere insieme i pezzi, quando vai sul palco è un grande atto di coraggio secondo me: o dai qualcosa di diverso o è meglio tacere».

L’occasione giusta non poteva che essere il ritorno all’Ariston, dopo ventidue anni dalla sua ultima partecipazione quando, con il celebre brano Di sole e d’azzurro, si era classificata seconda: era il 2001, edizione numero 51 del Festival di Sanremo. Per certi versi, è stata una grande scommessa per l’artista, ma con il senno del poi, non se ne pente: «Sono stata coraggiosa, una matta. Amadeus ha una capacità persuasiva che fa paura, è stato bravo perché mi ha fatto notare come potevo vivere questa esperienza grazie al bagaglio che mi portavo dietro», racconta. «Ho rincontrato il pubblico mettendomi in discussione, ed è anche una grande occasione alla mia età avere modo di ricominciare da zero, è molto stimolante. Ovviamente mi sono appoggiata anche sull’affetto delle persone, avevo questo bonus ed è stato fondamentale».

Quindi lo scatto d’orgoglio alla boa dei 50 anni. E, dopo Sanremo, il debutto sul grande schermo come «musa di Rocco Papaleo» nel film Scordato, l’album, Blu, dal suono contemporaneo e internazionale con il quale cercare il suo nuovo “centro di gravità permanente”, e adesso il ritorno sui palchi di tutta Italia con il tour Blu live, con una doppia sfida: il calore intimo del teatro lirico in primavera e l’apertura dei grandi spazi in estate. Venerdì 5 maggio sarà al Teatro Vittorio Emanuele di Messina (resi disponibili ultimi posti) e il 16 luglio al Teatro Greco di. Siracusa. 

«Ho dovuto riportare il vecchio repertorio al suono del nuovo album, in alcuni pezzi sono facilitata, alcune cose ci stanno ad essere asciugate. Cercherò di creare una dimensione da club, guardando negli occhi il pubblico. Sarà un’alternanza di elettronico e acustico. Con me sul palco anche Andrea Faustini e Diana Winter. Le location mi impongono una certa pulizia di suono, cantare nei teatri lirici, dopo tanti anni di palazzetti, suonare in spazi dove sentirò tutto sarà incredibile. Cercherò di misurare tutto, e anche questa sarà una meravigliosa avventura».

Anticipato dal singolo Normale e contenente il brano presentato in gara al Festival di Sanremo, Parole dette male, l’album contiene alcune perle tra cui, Se, della quale Giorgia è autrice del testo e della musica. «Mi è venuta per grazia divina mentre litigavo con pianoforte e computer. È il mio nuovo modello di ballad 2.0. Ho scritto molte canzoni dai tempi di E poi, ma molti non mi considerano una cantautrice».

Perché non suona in pubblico il pianoforte?

«Perché mi vergogno, non lo faccio in modo impeccabile. Sono una secchiona… Se è figlia della malinconia del lockdown e di quel senso di isolamento, disagio, angoscia nel periodo clou della pandemia da Covid».

Ho sempre avuto fiducia nel genere umano, artefice di bellezza, solidarietà, arte, sviluppo tecnologico, ma ad un certo punto mi sono sentita vuota, disorientata, delusa. Penso che la colpa stia nell’incapacità di usare la parte spirituale di ciascuno di noi

Giorgia

Il primo brano dell’album è Meccaniche celesti, un aperto riferimento a Franco Battiato.

«Stavo finendo di scrivere questa canzone quando è morto Battiato: l’ho completata quel giorno stesso citando le “meccaniche celesti” del suo Segnali di vita, brano che mi ha segnato. Non possiamo non domandarci se facciamo parte di qualcosa più. Ho sempre avuto fiducia nel genere umano, artefice di bellezza, solidarietà, arte, sviluppo tecnologico, ma ad un certo punto mi sono sentita vuota, disorientata, delusa. Penso che la colpa stia nell’incapacità di usare la parte spirituale di ciascuno di noi».

I fan come hanno accolto le sue nuove scelte musicali? 

«Oggi ho l’esigenza di soffermarmi sulle parole più che sulle note. Ho deciso di cantare meno, non mi interessa più dimostrare quello che so fare. Ho detto basta coi virtuosismi: io mi sono pacificata. A questa età se devi cantare tutto un repertorio così per due ore e mezza è complicato. Dal vivo esco dai binari, ho questo istinto, ma sulle cose nuove sarò più interprete che cantante virtuosa. Le canzoni adesso le sento di più, con l’intensità che puoi dare col tuo vissuto».

La musica sta cambiando.

«Ho cercato il mio posto tornando alle origini, alla black music che mio padre mi obbligava ad ascoltare da piccola e alle sonorità r&b. Ho dovuto provare molto il pezzo scritto da Mahmood, è un modo di cantare serrato che ho dovuto imparare. Alle nuove generazioni viene naturale questa modalità. Per me è una piacevole evoluzione. Non disdegno neanche l’autotune, non per intonare ma solo come leggero effetto, riverbero».

Nello spettacolo echi del passato in armonia con il presente: Gocce di memoria è il primo brano, poi continua la narrazione sul pentagramma della sua avventura di artista cavalcando attraverso evergreen come E poi, attraversando brani costruiti più nel solco puramente pop, come Io fra tanti, fino a eseguire un medley con Please don’t stop the music di Rihanna.

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