Storia

Steve Wynn: non sono solo, suono col pubblico

Il cantautore e chitarrista californiano venerdì 20 gennaio in concerto al centro Zō di Catania. «Ogni volta che vado in un tour come questo avrò cinquanta o sessanta canzoni scritte su un pezzo di carta. E quella diventa la mia scaletta. La cambio ogni sera, qualunque cosa sembri adatta per la serata. Accetto richieste, improvviso, provo nuove idee, racconto storie vere e inventate!»

Con quattro decenni di tour al suo attivo, Steve Wynn ha attraversato pagine importanti della storia del rock americano. Dall’apertura dei tour dei R.E.M. e degli U2 nel 1982 come frontman dei Dream Syndicate all’essere nella house band della Rock and Roll Hall of Fame nei tre giorni precedenti l’All Star Game della Major League Baseball 2019 come membro del supergruppo The Baseball Project (con Scott McCaughey , Peter Buck , Mike Mills e Linda Pitmon), il sessantaduenne cantautore e chitarrista californiano avrebbe storie da raccontare per giorni. Con il suo imminente acoustic tour house in Italia, che venerdì 20 gennaio, farà scalo al centro Zō di Catania, forse Wynn condividerà queste storie e altro mentre sceglierà le canzoni da suonare con la sua chitarra acustica fra le quattrocento del suo repertorio. 

«Ogni volta che vado in un tour come questo avrò cinquanta o sessanta canzoni scritte su un pezzo di carta. E quella diventa la mia scaletta. La cambio ogni sera, qualunque cosa sembri adatta per la serata. Accetto richieste, improvviso, provo nuove idee, racconto storie vere e inventate!», spiega il musicista che a Catania è venuto più volte, sia con la band dei Dream Syndacate sia in coppia con Chris Cacavas. «Ogni sera scopro nuove cose, specialmente durante gli spettacoli da solista. È come se stessi suonando con il pubblico. L’interazione, la conversazione, è fra me e il pubblico. In un certo senso raccolgo quello che fanno le persone, quello che dicono, quello che qualcuno dice tra una canzone e l’altra. Generalmente tendo a parlare molto sul palco durante i concerti da solista, quasi tutte le sere, cosa che non faccio molto ai concerti delle band». 

Finito il tour italiano, Steve Wynn in marzo nel Regno Unito tornerà in tour con i Dream Syndicate i quali celebrano i quarant’anni dell’album d’esordio The Days of Wine and Roses con un cofanetto celebrativo di quattro cd. Quell’album, pubblicato nel 1982, fu accolto dalla critica con grande entusiasmo, ma tutto quello che venne dopo non eguagliò i risultati di quell’uscita iniziale: la band si sciolse e Wynn cominciò a fare album da solista ed a lavorare con i Miracle 3, nella band Gutterball e altre collaborazioni. Soltanto nel 2012 i Dream Syndacate si sono riformati, alternati però progetti solisti o ad altre collaborazioni, come con i Baseball Project con i quali Wynn darà alle stampe un nuovo lavoro in giugno e andrà in tour in estate.

La definizione più usata per descrivere The Dream Syndicate negli ultimi anni è stata che occupano uno spazio sonoro in cui «i Velvet Underground incontrano i Crazy Horse». In Ultraviolet Battle Hymns and True Confessions, l’ultimo lavoro della band pubblicato lo scorso anno, l’enfasi è tornata nella scrittura di Wynn e in brani come Hard to Say GoodbyeTrying to Get Over, la sua sensibilità poetica e melodica ricorda Lou Reed.

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