– L’ottimo EP d’esordio del cantautore siciliano dalla sorprendente vocalità, ma Amadeus l’ha bocciato a Sanremo Giovani. Canzoni nel solco di un indie-pop di buona fattura
– «Beatrice? Ne ho tante. Tutto quello che mi circonda diventa fonte di ispirazione». Mengoni, Dalla e Ed Sheeran fra i punti di riferimento dell’artista che nel 2019 ha vinto il Cantagiro
Sul trofeo che conquistò nel 2019 nella quarta vita del leggendario Cantagiro ci sono raffigurati i volti di «Massimo Ranieri, Lucio Battisti, Gianni Morandi, Lucio Dalla… tutti i vincitori delle passate edizioni», racconta con un pizzico di orgoglio Simone Romano. Il riccioluto e barbuto cantautore lentinese non si sarebbe mai aspettato di tenere fra le mani quel premio con la sua canzone I miei quadri: «Non dovevo partecipare, mi sono iscritto all’ultimo momento e mi sono ritrovato ad alzare la coppa».
Se negli anni d’oro del Cantagiro, i Sessanta, la vittoria spesso era indice della popolarità di un artista, oggi la manifestazione musicale è una semplice passerella per giovani promesse. Che, spesso, tali restano anche dopo. Quel trofeo è diventato un soprammobile in bella mostra in casa di Romano, nella campagna di Brucoli.
«Dopo quella esperienza nel 2020 registrai un altro singolo, The al limone, poi l’arrivo della pandemia… Decisi così di fermarmi un po’, perché avevo bisogno di concentrarmi di più su me stesso e sulla musica. Trovare quel “quid” in più che mi distinguesse dagli altri. Cominciai a scrivere tanto».
Quattro anni dopo, il risultato è Fuori di me, ottimo EP d’esordio del musicista siciliano. Sarebbe dovuto uscire in febbraio, ma il sogno Sanremo non si è realizzato e, quindi, la pubblicazione è stata anticipata. «Avevo inviato la canzone che dà il titolo al lavoro alla commissione che seleziona i brani per Sanremo Giovani», rivela. «Non è andata. Non è tanto una questione di qualità, ma di gusto personale di chi sta dall’altra parte della scrivania», commenta un po’ ingenuamente Simone Romano. che si autoproduce e pubblica i suoi lavori con il contributo di NuovoImaie e non gode della forza e delle garanzie che offre una major.
Eppure, il suono di Fuori di me è molto in linea con il mood sanremese. Piuttosto che la title-track, forse avrebbe avuto maggiori possibilità sia per l’orecchiabilità sia per il testo la morbida ballata Dante: “Per me sei come Beatrice ed io son sempre stato Dante”. Non è la Divina Commedia, ma è un pezzo abbastanza ruffiano.
Una Beatrice non ce l’ha, dice Simone, per poi correggersi: «Sì, ne ho tante di Beatrice. È difficile averne una sola». Che potrebbe essere un invito alla poligamia o alla promiscuità, invece fa riferimento alla Musa Beatrice, alla fonte di ispirazione: «Prendo spunto da tutto quello che gira intorno a me». E Fuori di me è un disco per quattro quinti autobiografico: «Le prime quattro canzoni rappresentano tutto quello che ho vissuto nella mia vita fino ad oggi, sono scaturite da emozioni, sensazioni. Le incanalo dentro di me e, quando sono pronte per nascere, escono fuori in modo spontaneo: in mezz’ora, massimo un’ora, le ho scritte. Poi, ovviamente, c’è tutto il lavoro di limatura, arrangiamento… 1953, l’ultimo brano dell’EP, è meno autobiografico, ed è legato alla mia esperienza nel musical Actor Deisu Padre Pio, di Attilio Fontana, con il quale sono stato in tour fra Puglia e Campania».
Fuori di me sono cinque quadretti schizzati di colori acquerello. Musicalmente le canzoni sono in linea con l’imperante e omologante indie-pop. Con il rischio di essere confuse fra le decine di proposte che escono ogni giorno sulle piattaforme di streaming. La voce è molto educata («studio canto da nove anni con il Maestro Paolo Li Rosi», suo complice in diversi progetti artistici), le melodie sono accattivanti, manca tuttavia quel “quid” in più che andava cercando dopo la vittoria al Cantagiro.
«Ho pensato diverse volte a questo aspetto», ammette Simone. «Però ritengo che questa cosa la dovresti fare nel momento in cui hai bisogno di crearti e costruirti un personaggio. Io penso di essere una persona sincera e vera in quello che faccio. Sicuramente cerco quel tassello in più perché voglio sempre migliorarmi. Nello stesso tempo ti dico che io sono cresciuto con l’indie-pop, l’ho sempre cantato e mi è venuto automatico allinearmi con questa tendenza. Certamente punterò sempre ad avere una mia personalità e crearmi una identità più riconoscibile, però non ti nego che mi piace questo mondo e voglio continuare su questa lunghezza d’onda».
La musica italiana risuona nelle cuffiette di Simone, con una predilezione particolare per Marco Mengoni e Lucio Dalla, a sottolineare l’equilibrio fra presente e passato del cantautore lentinese. Unica eccezione straniera è Ed Sheeran, «che mi ha dato la voglia di suonare uno strumento: ho guardato un suo concerto su YouTube e vederlo sul palco con la sua chitarra mi ha impressionato e stimolato. Oggi suono piano, chitarra e basso». Il rosso inglese potrebbe essere un punto di riferimento per i prossimi concerti di Simone Romano, che la scorsa estate ha aperto quelli di Morgan, Dolcenera e lo spettacolo Emozioni di Mogol. «Finora mi sono esibito da solo sul palco, ora sto valutando più formule per essere più versatile». Con il sogno di imboccare la strada che lo porti a Sanremo. «Bisogna sempre puntare in alto», è la sua filosofia. «Sono uno di quelli che non si accontenta mai e che ha bisogno di alzare l’asticella. Sono arrivato all’obiettivo di fare della musica la mia professione, adesso guardo avanti».