Playlist

La playlist della settimana #39

– “Iermaminei” è il primo singolo del “Crêuza de mä” di Eleonora Bordonaro. Ezio Noto ci racconta di “Tataìna” e del bene e del male
– I Green Day tornano sulle barricate in vista delle presidenziali americane. Le ex “riot grrrl” Sleater-Kinney nelle nebbie del dolore
– La collaborazione che non ti aspetti: Mumford & Sons con Pharrell Williams. Un nuovo singolo di Jesus and Mary Chain e il ritorno dei Gossip

“Iermanimei”, Eleonora Bordonaro

Primo singolo dell’atteso album Roda di Eleonora Bordonaro. Un progetto che ha coinvolto un’intera comunità, quella di San Fratello, centro montano dei Nebrodi, unico per la natura, la lingua, le trombe, i Giudei. «Un paese che è una roccaforte di originalità, nata dalla commistione tra popoli e superbo isolamento», racconta l’autrice. «Roda è dei sanfratellani che mi hanno fatto dono di parole, pensieri, sentimenti e pezzi di vita; arroccati in un territorio naturale selvaggio tra il bosco che li protegge e il mare, eterna minaccia. Per la creazione di questo disco è stato necessario un villaggio intero che mi ha incoraggiata con racconti, suggerimenti, e perché no, rimproveri, lungo questi quindici anni di ricerca». 

Iermanimei, il cui testo è una poesia di Biagio Guerrera, tradotta dalla poetessa sanfratellana Benedetta Mondello, nasce da un incontro notturno con un cavallo bianco proprio nel bosco di San Fratello. E Roda è un disco di incontri, fra due mondi, antico, ancestrale e ostico quello di San Fratello e dei suoi Giudei e moderno, attuale, elettrico ed elettronico, quella dell’artista di Paternò. Atmosfere da banda con echi brasileiri. Un “Crêuza de mä in gallo-italico. 

“Tataìna” Ezio Noto feat. Disìu

Comincia come una celebrazione religiosa, prosegue come una marcia funebre grottesca, esplode come un potente blues-rock per chiudersi con un organo e una voce spettrale da film horror. Ezio Noto con il suo canto graffiante e duro teatralizza l’interpretazione di questo singolo che prelude al ritorno discografico del cantautore agrigentino di Caltabellotta insieme con la sua variegata banda dei Disìu. «La canzone è un pretesto per fare capire che il male non è sempre dove indica la massa, dove il padrone vuole che si posi», spiega l’autore. «Tataìna era un sordomuto che veniva a Caltabellotta da Palermo o da un altro mondo per barattare il “murgo”, il fondo dell’olio, per fare sapone. Aveva un enorme tatuaggio ed era indicato come il male assoluto, l’uomo nero. Invece, era innocuo, buono. E io lo contrappongo alla Chiesa di quel tempo che invitava a votare per la Dc di Ciancimino e Salvo Lima».

“Giacomo”, La Municipàl

“Da quando è nato Giacomo Milano non mi fa più schifo, da quando è morto il rock’n’roll io mi sento più cattivo», canta Carmine Tundo de La Municipàl con quella vena di malinconia che attraversa tutte le canzoni della formazione di Galatina, Salento. Sulla copertina del singolo i Ciclopi di Acitrezza. 

“The American Dream Is Killing Me”, Green Day

Che si tratti di girare per la East Bay nei primi anni Novanta con inni per la generazione fluida, o di riempire le canzoni di contenuti politici trasformandole in discorsi alla nazione, è sempre stato abbastanza chiaro da che parte della storia si trovano i Green Day. Ma dove siamo adesso? Se il predecessore del 2020 Father Of All Motherfuckers è stato un’esplosione acuta di pop-punk giovane, stupido e da jukebox, evitando la politica e un troppo ovvio attacco a Trump a favore di un’esplosione di rock’n’roll, il quattordicesimo album del trio, intitolato Saviors è più meditato, proiettato in pieno clima elettorale. Sin dall’iniziale The American Dream Is Killing Me, dove Billie Joe Armstrong dipinge una terra divisa tra Black Lives Matter e il picchetto bianco: “Il mio Paese sotto assedio, su proprietà privata”. Quello spirito attraversa il disco, in particolare sulla title track che fa risuonare un campanello d’allarme per “renderci tutti credenti”.

“Untidy Creature”, Sleater-Kinney

Poche band hanno mantenuto una coerenza nei loro valori come Sleater-Kinney durante i loro trent’anni di carriera. Formatesi durante il movimento Riot Grrrl, la loro musica è sempre stata una testimonianza del femminismo e una portavoce dei movimenti anti-establishment. Come il tempo in cui hanno cantato «ci saranno sempre concerti in cui le donne vengono violentate?» (#1 Must Have nel 2000). O su Cambot Rock quando si scagliavano contro il patriarcato: «Da quando lo scetticismo è non americano? Il dissenso non è tradimento, ma parlano come se sia lo stesso». Le Sleater-Kinney sono una band la cui musica, status politico ed ethos sono rimasti coerenti fin dall’inizio.

Tornando tre anni dopo il loro progetto psych-rock Path of Wellness, pubblicato durante il lockdown, il loro undicesimo album Little Rope è un disco simbolo di dolore, sofferenza e crescita. Nel 2019 l’ex batterista, Janet Weiss, ha lasciato la band ed è stata successivamente sostituita da Angie Boylan. Tre anni dopo, Brownstein ha ricevuto la notizia catastrofica della scomparsa di sua madre e del suo patrigno in un incidente d’auto. I testi minacciosi sono sparsi in tutto l’album e aleggiano come una fitta nebbia.

“Good People”, Mumford & Sons feat. Pharrell Williams

La collaborazione che non ti aspetti: i Mumford & Sons hanno unito le forze con Pharrell Williams per Good People”, il primo brano del gruppo dal 2019. I Mumford & Sons – Marcus Mumford , Ben Lovett e Ted Dwane – hanno registrato la canzone con Pharrell a New York e Parigi. Per l’occasione hanno arruolato i Native Vocalists, un coro vocale di sei elementi proveniente dagli Stati Uniti e dal Canada proveniente dalle tribù dei nativi americani delle Grandi Pianure settentrionali.

La collaborazione è nata dopo dieci anni di amicizia tra i musicisti. L’estate scorsa, i Mumford & Sons hanno ritrovato Pharrell al suo festival, “Something in the Water”, a Virginia Beach. «Ho sempre pensato che il loro suono fosse interessante e che l’estetica fosse altrettanto valida», ha detto Pharrell. «Ed ero molto curioso di sapere come sarebbe stato lavorare con loro, c’era come un effetto valanga di curiosità e se potessi anche essere un valore aggiunto». Il frontman Marcus Mumford ha aggiunto dell’influenza gospel sulla canzone: «Abbiamo parlato di come il cambiamento non avviene senza prima una rivelazione. Ed entrambi ne avevamo esperienza».

“Chemical Animal”, Jesus and Mary Chain

Entro la fine dell’anno, i Jesus and Mary Chain, il duo spesso imitato e mai duplicato dei fratelli scozzesi Jim e William Reid, torneranno con il loro nuovo LP Glasgow Eyes. Sarà il primo album dei Mary Chain in sette anni e il secondo da quando si sono riuniti nel 2007. Hanno già pubblicato il singolo assolutamente stupefacente Jamcod, seguito adesso da una nuova jam chiamata Chemical Animal.

Se Jamcod ha fatto rivivere la ferocia di alcune delle migliori canzoni dei Jesus and Mary Chain, Chemical Animal mostra un lato diverso della band. È un drone vorticoso allo stesso tempo inquieto e meditativo, e i testi incentrati sulla droga ritornano su un tema che è stato una costante del duo: “Mi riempio di sostanze chimiche per nascondere la merda oscura che non mostro”. C’è molta chitarra, ma in realtà è più una canzone sequenziata che una canzone per chitarra. 

“Real Power”, Gossip

A novembre, i Gossip di Portland hanno annunciato Real Power, il loro primo nuovo album in dodici anni, e hanno condiviso Crazy Again. Oggi pubblicano la title-track, scritta dalla leader della band Beth Ditto sulla scia delle proteste di Black Lives Matter.

«La canzone parla di quanto sia fantastica la nostra città e di come si è presentata davvero», ha detto Ditto riguardo a Real Power. «Il sistema era in fase di riorganizzazione e stavamo costringendo le persone a fare i conti con esso in un momento in cui riunirsi potrebbe letteralmente farti ammalare, durante una pandemia. Questo è il vero potere: le persone si uniscono e prendono le decisioni per scendere in piazza».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *