– Contestata dal pubblico dell’Ariston la vittoria del rapper napoletano insieme con Guè, Luche’ e Gigi D’Alessio. Angelina Mango, al secondo posto, avrebbe meritato il premio per aver commosso con l’omaggio al padre Pino. Terza Annalisa, quarto l'”italiano vero” Ghali, quinto Alfa che ha sorpreso in duetto con Roberto Vecchioni
– Nel confronto generazionale, i veri “big” emozionano: Roberto Vecchioni, Riccardo Cocciante, Gianna Nannini strappano la scena ai giovani colleghi. È più una serata karaoke che di cover, in pochi cercano di offrire una rilettura originale. Mahmood e Dargen D’Amico i più audaci
– Angelina Mango commuove cantando una canzone del padre. Loredana Bertè e Gianna Nannini riportano il rock sul palco dell’Ariston. Il Salento da villaggio turistico di Alessandra Amoroso. Rispuntano i Jalisse
Le quinte del Teatro Ariston erano stracolme ieri sera: ben 172 artisti fra cantanti, musicisti e ballerini. Era una delle serate più attese, quella dei duetti e delle cover, che precede la finalissima di sabato e premia il primo vincitore. Tra i fischi e le proteste del pubblico del teatro Ariston, Geolier ha vinto la quarta tappa del Festival, sulla base del voto della sala stampa, delle radio e della giuria popolare. Seconda Angelina Mango che avrebbe meritato la vittoria con il commovente omaggio al padre. Terza Annalisa, quarto Ghali e quinto Alfa, che in coppia con Roberto Vecchioni ha emozionato cantando “Sogna ragazzo sogna”.
Da questa indicazione, s’intuisce che si va a una sfida a due fra Geolier, forte del sostegno del voto popolare, e Angelina Mango, sostenuta invece dalla sala stampa e dalla giuria delle radio. Terzo incomodo potrebbe essere Annalisa. Oggi, per la finale, sarà il televoto a scegliere la Top5 finale, che sarà poi sottoposta al giudizio di Televoto (34%), Sala Stampa, Tv e Web (33%) e Radio (33%).
Le nostre pagelle
Come nelle edizioni precedenti, lo spettacolo si rivela una spensierata serata di karaoke. In pochi cercano di offrire una versione originale. E gran parte dei giovani in gara scompaiono davanti a “giganti” della musica nazionale e internazionale.
– Sangiovanni: “Farfalle” e “Mariposas” con Aitana
Autoreferenziali. Con ritmi reggaeton ripropongono il loro doppio successo italo spagnolo: lei viene da Operacion Triunfo e lui da Amici. È la Champion’s League dei talent. Un duetto in stile Eurovision. 2
– Annalisa: “Sweet Dreams (Are Made Of This)” con La Rappresentante Di Lista e il Coro Artemia
Introduzione gospel, poi partono riff alla tastiera e ritmo. Il confronto con Annie Lennox degli Eurythmics è impari. Manca di profondità. Né le viene in soccorso la voce di Veronica Lucchesi, la cantante de La rappresentante di lista, che ha comunque il merito di aggiungere un po’ di teatralità. 4
– Rose Villain: medley Gianna Nannini con Gianna Nannini
Le due anime di Rose, quella melodica e quella più rock, prendono forma attraverso il repertorio di Gianna. Le due artiste si riecheggiano bene, alchimia al femminile. Con “Scandalo” e “Meravigliosa creatura”. Il climax con “Sei nell’anima”. Si sfiora però l’effetto karaoke. 5
– Gazzelle: “Notte prima degli esami” con Fulminacci
Due romani per la canzone di Antonello Venditti tutta ambientata a Roma. Il pubblico accompagna l’esecuzione illuminando con i telefonini la platea dell’Ariston. Interpretazione minimalista, quasi sussurrata, senza le variazioni vocali dell’autore. Moscia. 4
– The Kolors: medley Umberto Tozzi con Umberto Tozzi
Un tris d’assi – “Ti amo”, “Tu” e “Gloria” – al quale manca la quarta carta per diventare un poker, ovvero l’autore. La voce di Umberto Tozzi non è quella di una volta e spetta a Stash portare al traguardo il medley. Restiamo in ambito karaoke. Si chiude con una autocitazione: “Questa non è Ibiza”. 5
– Alfa: “Sogna, ragazzo, sogna” con Roberto Vecchioni
Un ragazzo del 2000 e uno del 1943. Archi e pianoforte. Vecchioni emoziona dalla prima nota. Piacevole il contrasto col timbro di Alfa, che sul finale fa un parlato pop-rap. Altra roba. Commovente. «Bravi, bravi», urla il pubblico dell’Ariston in piedi. 10
– Bnkr44: “Ma quale idea” con Pino D’Angiò
Sono i Bnkr44 a reggere quello che fu un rap ante litteram, mentre Pino D’Angiò si limita a ripetere “Che idea” e ad accennare a qualche passo di danza. Lo rendono più veloce e più hip hop. Un pezzo che suona ancora attualissimo e un giusto riconoscimento a un artista sfortunato. 6.5
– Irama: “Quando finisce un amore” con Riccardo Cocciante
Il confronto con un gigante. Con grazia ed umiltà. Cocciante al pianoforte. Irama in piedi. Luci rosse. Clima drammatico da noir anni Settanta. L’interpretazione grintosa e carica di pathos dell’autore rende piccolo piccolo Irama.. 7
– Fiorella Mannoia: “Che sia benedetta” e “Occidentali’s Karma” con Francesco Gabbani
Nel 2017 il secondo si inginocchiò ai piedi della prima, nella finalissima a due, come a chiedere scusa per aver vinto il Festival. Adesso si scambiano le canzoni di quella finale. Comincia Fiorella con Gabbani al piano. Poi mano nella mano, per scatenarsi nelle danze con la scimmia che balla. Anche qui generazioni a confronto. Si chiude con lui di nuovo in ginocchio davanti alla Mannoia. Divertente. 7
– Santi Francesi – “Hallelujah” con Skin
Nulla a che vedere con le versioni dell’autore, Leonard Cohen, e del suo massimo interprete, Jeff Buckley. La voce degli Skunk Anansie sovrasta quella del Santo Francese. Crescendo finale. Se fosse XFactor sarebbe un abbinamento sbagliato. Il pubblico apprezza. 5
– Ricchi e Poveri: “Sarà perché ti amo” e “Mamma Maria” con Paola & Chiara
Il pop leggero e ballabile di ieri è ancora oggi moderno e coinvolgente. “Sarà perché ti amo”: strofe in spagnolo e ritornello in italiano. “Mamma Maria” cantata in platea. Danzano tutti. Non si è percepita la presenza di Paola e Chiara. 5
– Ghali – medley “Italiano vero” con Ratchopper
Attacca in arabo con “Bayna”, incrocia il Corano, La Mecca e la Nuova Italia e in “Cara Italia”, dove si chiede «quale sia la differenza tra sinistra e destra», mentre l’alieno dirige l’orchestra. Chiude con Toto Cutugno per ribadire di essere un “Italiano vero”. Grazie Italia, grazie mamma. Il messaggio è chiaro: figlio della Tunisia che ha cercato fortuna altrove , cresciuto nella periferia di Milano, è lui la nuova Italia. 7
– Clara: “Il cerchio della vita” con Ivana Spagna e il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino
Forse era il sogno di Clara cantare il “Re Leone” con un coro di bambini e Ivana Spagna che fa il vibrato. Effetto Disney, molto tradizionale. 4
– Loredana Bertè: “Ragazzo mio” con Venerus
Loredana Bertè punta sull’eclettico e tenebroso Venerus per aggiornare la canzone di Luigi Tenco nell’arrangiamento di Ivano Fossati. Falsa partenza per un incidente tecnico. Rilettura rock, potente e aggressiva. 8
– Geolier: medley “Strade” con Guè, Luche’ e Gigi D’Alessio
Hip hop lento, melodico, un po’ gangsta e un po’ hardcore, che sa di vita vera e di Napoli. Dal fondo, nel terzo atto, entra Gigi D’Alessio per un inserto neomelodico. Il duetto funziona ma è troppo breve. 7
– Angelina Mango: “La rondine” con Il quartetto d’archi dell’Orchestra di Roma
Si confronta con papà Pino sulle arie di un suo classico, ricantandolo con sottofondo di archi. Si riascoltano le sfumature mediterranee della voce di Mango con la leggera spinta ritmica della figlia. Sembra un dialogo con lui mentre sussurra i versi. E si mostra sotto una luce inedita. Più melodica, intensa e profonda. L’emozione è tangibile. Grande prova d’interprete. Lunghissimo applauso del pubblico dell’Ariston commosso 10
– Alessandra Amoroso: “Le radici ca tieni” e “Karaoke” con Boomdabash
World music salentina amplificata da ballerini in scena. Trasmettono voglia di ballare con il tormentone “Karaoke”. Si calano nel clima villaggio vacanze portato a Sanremo dalla coppia Amadeus-Fiorello. 5
– Dargen D’Amico: omaggio a Ennio Morricone con BabelNova Orchestra
Le note morriconiane del film “La leggenda del pianista sull’Oceano” introduce un medley di brani di Dargen ,“Modigliani” e “Dove si balla” . È accompagnato dalla nuova edizione della ex Orchestra di Piazza Vittorio. Un po’ di coraggio nell’offrire una lettura diversa. In chiusura, ribadisce la richiesta di un cessate il fuoco. 8
– Mahmood: “Come è profondo il mare” con Tenores di Bitti
Uno dei capolavori di Lucio Dalla, del quale si ascolta anche la voce e il fischiettato, reinterpretato alla maniera di Mahmood e dei Tenores di Bitti. Folk sardo, sfumature etniche, pop cantautorale, tutto insieme, esempio riuscito di world music. Mahmood si conferma maniacale nella ricerca del sound vocale giusto. Anche in questo caso il messaggio è chiaro: recupero delle radici e difesa dell’ambiente. 9
– Mr.Rain: “Mary” con Gemelli Diversi e le Farfalle Olimpiche
Messo da parte il pop che lo ha portato al successo, Mr. Rain torna al suo primo amore, rappando con i Gemelli Diversi. Nel finale l’autocitazione con “Supereroi”. Reprise sugli applausi. 4
– Negramaro: “La canzone del sole” con Malika Ayane
Vanno sul sicuro i Negramaro: una delle canzoni più popolari di Lucio Battisti e la voce di Malika Ayane a intrecciarsi con il falsetto di Giuliano Sangiorgi. Eleganza e raffinatezza, ma senza emozionare. 5
– Emma: medley Tiziano Ferro con Bresh
Piuttosto che al Festival di Sanremo, sembra di essere a XFactor. Qui l’accoppiamento funziona. Ma anche in questo caso si preferisce puntare sul sicuro, sulla musica di successo. Più audacia signori! 4
– Il Volo: “Who wants to live forever” dei Queen con Stef Burns, chitarrista di Vasco Rossi
La canzone ben si adatta alle atmosfere barock del trio. Loro ci mettono le voci barocche, Stef Burns la chitarra rock. Un po’ confusionari. 4
– Diodato: “Amore che vieni, amore che vai” con Jack Savoretti e Filippo Timi
Filippo Timi recita i versi seduto in proscenio introducendo la canzone di Fabrizio De André. Diodato, chitarra acustica, canta sfiorando il falsetto, portando la canzone nel suo territorio. Savoretti entra nella seconda strofa con un timbro rasposo. Poi le voci si incastrano e la ballata si apre in un’orchestrazione classica per un finale struggente e potente. 9
– La Sad: “Lamette” con Donatella Rettore
Una canzone pseudo-punk per una trash band. Siamo a Carnevale e ogni scherzo vale. 2
– Il Tre: medley Fabrizio Moro con Fabrizio Moro
Intoppo iniziale anche per Il Tre, che ha subito interrotto l’esecuzione senza prendere a calci i fiori come reagì Blanco. Celebrativo nei riguardi di Fabrizio Moro. Urlano sguaiati entrambi. 3
– BigMama: “Lady Marmalade” con Gaia, La Niña e Sissi
Raggiunta dalle sue “sister”, BigMama si tuffa nel suo mondo fatto di r&B, infarcendola di mediterraneità, fra Napoli, Medio Oriente e Moulin Rouge. Ritmo, sensualità, trasgressione. Quattro bad grrrl. 7
– Maninni: “Non mi avete fatto niente” con Ermal Meta
Il discepolo con il maestro. Maninni si cala nel ruolo che fu di Fabrizio Moro e duetta con Ermal Meta sulle note della canzone che trionfò a Sanremo nel 2018. Testo ancora attualissimo: “Le vostre inutili guerre”. Unica variazione rispetto all’originale, il tappeto percussivo di bidoni. Da incoraggiare. 6
– Fred De Palma: medley Eiffel 65 con Eiffel 65
Aggiunge rap e freestyle alla disco dance della resuscitata band. Tutti mani in su. L’Ariston si trasforma in una discoteca. Festivalbar. 4
– Renga Nek: medley Renga Nek
Autoreferenziali, si cantano addosso. Karaoke. Con qualche difficoltà di Renga nell’interpretare i brani del socio. 3
La serata
I trattori sono rimasti alle porte di Sanremo. Sul palco dell’Ariston è arrivato soltanto il comunicato condiviso dalle varie anime della mobilitazione. Gli agricoltori hanno accettato di non salire sul palco pur di far conoscere i motivi della mobilitazione, mettendo a punto un documento unico affidato al direttore artistico. È stata così superata la difficoltà della Rai di trovare un unico interlocutore con cui confrontarsi, dopo le centinaia di email arrivate nei giorni scorsi all’organizzazione del festival, anche da singoli agricoltori, floricultori, produttori o piccoli gruppi, a dimostrare la frammentazione delle sigle e delle associazioni scese in piazza in tutta Italia a testimoniare il loro dissenso contro le politiche agricole europee.
«Chiediamo una legge chiara che garantisca la giusta distribuzione del valore lungo la filiera agroalimentare, con reciproci benefici per i produttori agricoli e per i consumatori», si legge nel testo integrale del “Discorso per Sanremo” degli agricoltori di cui Amadeus ha letto un estratto. «Senza agricoltura non c’è vita, non c’è sovranità alimentare, non c’è libertà. Chiediamo solo la possibilità di continuare a onorare gli insegnamenti dei nostri genitori e dei nostri nonni, che con rispetto, amore e dignità ci hanno portato a coltivare il valore della terra e di ciò che rappresenta, con il solo e unico obiettivo di lasciare un mondo migliore ai nostri figli».
Lorella Cuccarini è stata la co-conduttrice della serata. Ingresso danzante, e sul palco ha trovato come partner Amadeus e Fiorello con parrucca, e saluto al suo Pigmalione Pippo Baudo, che una volta qui a Sanremo era il sovrano assoluto. Ruolo svolto con sicurezza e disinvoltura da veterana.
Dopo 27 anni sono tornati a Sanremo i Jalisse, la cui vittoria con “Fiumi di parole” al Festival del 1997 non portò molto bene. Da allora bussano invano all’Ariston: nessun direttore artistico ha concesso loro l’opportunità di una rivincita. Per iniziativa di Fiorello, sono di nuovo qui per far risuonare la canzone con la quale salirono alla ribalta. A dirigerli ben due direttori d’orchestra: Beppe Vessicchio e Leonardo De Amicis.
In apertura, il guastatore Fiorello aveva teso un agguato stile “Cavallo pazzo” al suo amico, presentandosi con cappuccio e giacca a vento, come se fosse un manifestante. Stasera la finalissima.