L’ex voce dei Led Zeppelin in estate in Italia con la sua nuova band Saving Grace nata fra una pinta e l’altra suonando nelle birrerie del Regno Unito. «Nei concerti vorrei ricreare l’intimità dei luoghi che ho frequentato e in cui mi sono esibito durante la mia giovinezza». «Descriverei il sound del gruppo come una musica dall’anima psichedelica»
Le sue imprese con i Led Zeppelin ed i Band of Joy, le sue collaborazioni con Jimmy Page e Alison Krauss, senza dimenticare ovviamente il suo leggendario lavoro da solista, lo hanno reso una star globale che rivaleggia con artisti del calibro di Mick Jagger, Freddie Mercury o Jim Morrison, ma Robert Plant rimane decisamente un uomo delle Midlands. Se non si esibisce o non ascolta musica, ci sono buone possibilità che si goda una pinta nel suo locale o guardi i suoi amati Wolves. E questo ci porta alla sua ultima avventura musicale, Saving Grace, iniziata come una jam nel pub locale.
«È una rivoluzione musicale sotto copertura, undeground», dice Plant in una intervista all’Express & Star. «Stavo viaggiando in tutto il mondo, ma quando sono tornato volevo davvero continuare a cantare, e ho trovato The Swan a Stourport».
Stourport-on-Severn, ridente cittadina di meno di 20mila anime nella contea del Worcestershire. Qui il chitarrista Matt Worley gestisce The Swan, pub con una forte tradizione musicale, dove Plant è stato visto cantare insieme al chitarrista Rob Tennant dei Seisdon nel 2016. Ed è stato lì che l’ex voce dei Led Zeppelin ha visto esibirsi la cantante Suzi Dian e il batterista Oli Jefferson, come così come il chitarrista Tony Kelsey, musicisti nei quali Plant ha individuato i compagni giusti per costituire una band. «Suzi e Oli godevano già di una grande stima in questo settore», dice. «Ognuno qui ha la propria storia e la propria reputazione, questo è molto importante».
Saving Grace suona un tipo di musica lenta e piena di sentimento, prendendo in prestito largamente dalla musica folk americana del XIX secolo, con effetti sonori psichedelici. Plant ammette che è un suono difficile da etichettare. «Molte persone lo chiamano “Americana”, ma sicuramente non lo è», spiega. «Lo descriverei come una musica dall’anima psichedelica».
Inizialmente sembrava un modo per riempire i vuoti tra un tour e l’altro, ma pian pianino, girando nei pub del Regno Unito, fra una pinta e l’altra, quello che era nato come un incontro fra amici al pub stava prendendo le forme di un progetto. Tanto che Plant registra il nome “Saving Grace” e si lancia in un tour europeo con la sua nuova band che sarà in Italia a cavallo fra agosto e settembre con questo calendario: 26 agosto Arena Alpe Adria di Lignano; 28 agosto Sferisterio di Macerata; 30 agosto Teatro Antico di Taormina; 1 settembre Locus Festival di Bari; 3 settembre Teatro Romano di Ostia Antica; 5 settembre Teatro Arcimboldi di Milano; 6 settembre Piazza Dei Signori di Vicenza.
«I luoghi sono importanti», tiene a sottolineare. «Vorrei ricreare l’intimità dei posti che ho frequentato e in cui mi sono esibito durante la mia giovinezza. Quando ero bambino andavo al Dudley Town Hall, Stourbridge Town Hall o Coventry Town Hall, e potevi vedere i Rolling Stones e tutte le altre band di quel livello. Oggi, se sei una grande band come gli Stones, suoni a Wembley, è tutto molto diverso. Sarà molto ben organizzato, molto professionale, ma non c’è quell’interazione con il pubblico».
Robert Anthony Plant è nato il 20 agosto 1948 in una famiglia di musicisti. Suo padre, anche lui Robert, aveva suonato il violino da giovane, prima di concentrarsi sulla sua carriera di ingegnere civile e crescere una famiglia. Era anche un pittore, un hobby che ha ripreso al suo pensionamento. Ma il talento musicale del giovane Robert potrebbe anche provenire da nonno, Robert Shropshire Plant, fondatore e leader della Vono Revo Works Band, nella zona di Dudley Port nel Black Country. Vono, il produttore di letti, e Revo, specializzato in apparecchiature elettriche, erano i principali datori di lavoro nel Black Country del dopoguerra, e in quei giorni suonare in una banda di ottoni era un’importante attività di svago per gli operai.
«Erano una band piuttosto seria e rinomata, conosciuta anche come Dudley Port Drinking Band», ricorda Plant. «Suonava il trombone, poi il violino nella buca dell’orchestra accompagnando i film muti, e qualche volta anche il pianoforte. Ho molte foto di mio nonno e suo padre nelle loro band».
Elvis Presley è stata la colonna sonora della sua infanzia negli anni Cinquanta. «Quando ero bambino, a Natale mi nascondevo dietro le tende di casa e cercavo di essere Elvis», ha detto in un’intervista del 1994. «C’era una certa atmosfera tra le tende e le portefinestre, c’era un certo suono lì per un bambino di 10 anni. Ho sempre voluto essere un po’ simile a lui».
Ha frequentato la King Edward VI Grammar School di Stourbridge, ed è stato durante la sua adolescenza che il suo gusto musicale si è diversificato, sviluppando una forte passione per il blues, in particolare per Willie Dixon e Robert Johnson. All’età di 15 anni, è salito sul palco per la prima volta, sostituendo il cantante in una band chiamata The Jurymen. Il gruppo aveva sede al pub The Bull’s Head in Pedmore Road, Lye, ed era tenuto dal nonno del chitarrista John Dudley. Plant ricorda una performance con i Jurymen a Swadlincote: «Ho guardato il pubblico negli occhi e ho incontrato quelli di una bionda. Da quel momento, ho capito cosa volevo fare».
Dopo aver lasciato la scuola, Robert ha fatto un tirocinio di due settimane per diventare contabile, prima di decidere che la vita in ufficio non sarebbe stata per lui. «Sono uscito di casa a 16 anni e ho iniziato la mia vera educazione musicale, passando da un gruppo all’altro, approfondendo la mia conoscenza del blues che aveva un peso e valeva la pena ascoltarlo».
Il pub Seven Stars a Stourbridge divenne una grande attrazione per il giovane Robert Plant quando organizzava serate folk e blues. Una formazione locale chiamata The Delta Blues Band si esibì lì e non passò molto tempo prima che Robert convincesse questi musicisti molto più anziani a lasciargli suonare alcune canzoni con loro. La band in stile mod suonava nell’area di Walsall e sarebbe diventata la prima di diverse band in cui avrebbe suonato prima di unirsi ai Crawling King Snakes, attraverso i quali entrò in contatto con John Bonham, che sarebbe diventato il batterista dei Led Zeppelin.
La sua vita è cambiata per sempre nel 1968 quando l’ex chitarrista degli Yardbirds Jimmy Page era alla ricerca di un nuovo cantante. La prima scelta Terry Reid rifiutò di aggregarsi al gruppo, suggerendo a Page di andare a un concerto in un istituto di formazione per insegnanti a Birmingham, dove Plant cantava in una band chiamata Hobbstweedle. Page ha ricordato di essere rimasto ipnotizzato dall’estensione vocale di Plant mentre cantava Somebody to Love dei Jefferson Airplane, e non si spiegava il perché un tale talento non avesse già avuto successo. «Ho subito pensato che ci fosse qualcosa che non andava in lui dal punto di vista della personalità, o che fosse impossibile lavorare con lui, perché non riuscivo proprio a capire perché, dopo che mi ha detto che cantava già da qualche anno, non era ancora diventato un grande nome», ha detto Page in una intervista. «Così l’ho portato a casa mia per un po’ soltanto per dargli un’occhiata, e siamo andati molto d’accordo».
Plant si mostrò immediatamente interessato all’offerta di Page. Con Bonham alla batteria, il nome di New Yardbirds fu subito abbandonato e la band divenne Led Zeppelin.