Disco

RedEmma, la new wave del jazz italiano

Il debutto discografico del trio emiliano “bassless” con “To Keep The Clouds Company”. Al dilagante “contemporary” oppongono un crossroad di contaminazioni: «La nostra musica è incentrata sulla improvvisazione, senza paletti di genere». Un album realizzato con il contributo della Regione Emilia sullo stile di PugliaSounds
La copertina del disco

Il nome del trio, RedEmma, è già tutto un programma. Fa riferimento a Emma Goldman, una anarchica e pre-femminista che visse a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento. E, nello stesso tempo, a un brano di Dave Douglas, trombettista che alla fine degli anni Novanta, mentre il jazz imboccava la via revivalista, un tempo guidata da Wynton Marsalis, virava verso una visione multiforme. Anarchica. O, meglio, libertaria. Ed è la caratteristica di questo trio emiliano “bassless”, RedEmma, formatosi nel 2019, al suo debutto discografico con To Keep The Clouds Company. Altro titolo esplicativo, omaggio a un poeta americano che racconta di un bambino che saliva sul tetto di casa per tenere compagnia alle nuvole e indicativo dell’inclinazione giocosa e creativa dei tre ragazzi emiliani, al secolo Matteo Pontegavelli (tromba), Michele Paccagnella (chitarra) e Giacomo Ganzerli (batteria). 

«La nostra musica è incentrata sulla improvvisazione, non ci mettiamo paletti di genere», spiega Giacomo Ganzerli. «Quando suoniamo dal vivo spesso non ci diciamo neanche la scaletta. Dopo l’introduzione si accenna al tema e poi si segue lo sviluppo. Ogni sera è un concerto diverso, può capitare che si basa soltanto su un brano».

Tre “young lions” studiosi, due formatisi al Conservatori, mentre Michele Paccagnella proviene dalla Middlesex University. In questi anni hanno maturato numerose esperienze attraverso concerti, session, prove, che hanno permesso loro di definire un suono personale ed elaborare un autentico progetto musicale. Per quanto irrequiete, frastagliate e multicolori siano le nove tracce di To Keep The Clouds Company, ognuna è comunque coerente tematicamente, emotivamente, ritmicamente o in qualche modo indica una destinazione comune. La capacità del trio di cambiare collettivamente direzioni e ruoli in un batter d’occhio mantiene i brani fluidi ed emozionanti. Un microcosmo della disposizione musicale dei RedEmma nel quale c’è una grande varietà. Dall’improvvisazione libera dell’iniziale Back and Forth ai ritmi africani di Afro, dalle chitarre rock di Breath al Blues, dalla melodia di Home al funk di 7, dalla rilettura di Waterfalls di Paul McCartney, più elettrizzante dell’originale, alla fusion della title-track, fino al singolo Arpeggi.

«È una musica di contaminazioni», commenta Matteo Pontegavelli. «Ciascuno di noi porta le proprie influenze, le proprie conoscenze, i propri ascolti. Che poi cerchiamo di condividere. Adesso, ad esempio, stiamo inserendo l’elettronica». 

«Io e Matteo abbiamo frequentato i seminari jazz di Correggio tenuti da musicisti che appartengono alla new wave italiana che tende a discostarsi dal mainstream, da quello che oggi è definito contemporary jazz», interviene Giacomo. «È un jazz con più libertà creativa. Non a caso, per il nostro debutto discografico, abbiamo chiesto la collaborazione di due musicisti che hanno tenuto quei seminari: Marcello Allulli al sassofono e Francesco Ponticelli al contrabbasso».

I RedEmma sono: Matteo Pontegavelli (tromba), Michele Paccagnella (chitarra) e Giacomo Ganzerli (batteria)

Resta da chiedersi perché tre ragazzi della generazione Z scelgano di dedicarsi alla musica jazz. «Perché costretti!», «Per sbaglio», scherzano e ridono. 

Giacomo: «Mio padre suonava e anche mio zio era batterista. A casa mia si ascoltava fusion. Da lì al jazz il passo è breve».

Matteo: «Papà era un trombettista affermato nel jazz. Fin da piccolo ho seguito la sua strada, suonando mainstream nelle Big band. Poi al Conservatorio mi sono avvicinato alla classica».

Michele: «Io vengo dal rock. Ma quando mi sono avvicinato alla Mahavishnu Orchestra ed al Miles Davis elettrico ho voluto approfondire il jazz. Ho, comunque, sempre cercato un crossover, un incrocio fra generi».

Michele e Giacomo insegnano in scuole private, Matteo ha uno studio di registrazione, ma tutti e tre vorrebbero vivere di musica. «Sappiamo che il jazz è un genere di nicchia, ma in Emilia ci sono molti club dove è possibile suonare». Inoltre, l’Emilia è una delle regioni che ha adottato il progetto di PugliaSounds. To Keep The Clouds Company è stato realizzato «grazie a un bando regionale che ci ha aiutati, finanziando il disco e il videoclip».

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