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La playlist della settimana

Lucinda Williams esce dall’incubo e abbraccia Bruce Springsteen. Eric Clapton orchestrale d’annata. Le straordinarie voci di Daniela Pes e  di Fatoumata Diawara. Emidio Clementi e Corrado Nuccini traspongono in musica il capolavoro letterario di Sam Shepard “Motel Chronicles”. Il divertente e riflessivo samba ambientalista di Tony Canto. Il ritorno di John Lydon con i PiL. I singoli di Ilaria Pilar Patassini, Baustelle e Nina Zilli. Fabio Tiralongo è il John Coltrane di Avola. Eddie Sheran ospite “live” domenica a “Che Tempo Che Fa” su Rai3

“New York Comeback” Lucinda Williams feat. Bruce Springsteen e Patti Scialfa

Lucinda Williams ha condiviso i dettagli di un nuovo album e pubblicato il suo primo singolo New York Comeback, registrato con la collaborazione di Bruce Springsteen e di Patti Scialfa, come corista. È la prima anteprima del nuovo album Stories From A Rock n Roll Heart, in uscita il 30 giugno. L’album arriva dopo che la Williams ha dovuto imparare di nuovo a suonare la chitarra e a camminare di nuovo dopo un grave ictus, mentre anche la sua casa a Nashville è stata danneggiata da un uragano poco prima dell’inizio del lockdown. Parlando del suo ictus nel 2021 in un’intervista a Rolling Stone, la Williams ha detto: «Un’ambulanza è venuta a prendermi e abbiamo detto loro di non accendere la grande sirena. Non volevamo allarmare i vicini o altro. Ma hanno messo la sirena». Williams ha trascorso una settimana nell’unità di terapia intensiva dove i medici hanno scoperto un coagulo di sangue sul lato destro del suo cervello, che ha colpito il lato sinistro del suo corpo. È stata quindi trasferita in un centro di riabilitazione per iniziare un trattamento terapeutico della durata di un mese. «Cammino con il bastone e loro mi guardano e vedono quanto sto bene. E poi devo fare esercizi per mani e braccia. Si tratta davvero di riguadagnare forza, mobilità e libertà di movimento».

“Carme” Daniela Pes

Primo estratto da una delle migliori produzioni discografiche uscite quest’anno. Classe 1992, nata in Gallura, una formazione jazzistica alle spalle che le consente una assoluta libertà compositiva, fra le peculiarità che rendono Daniela Pes una personalità atipica rispetto alla scena attuale c’è sicuramente l’utilizzo della voce come strumento e il lavoro sulla dimensione testuale: in Spira, l’artista sarda canta infatti in una lingua che non esiste (ancora). Antiche parole galluresi, frammenti di termini italiani, vocaboli totalmente inventati sono le molecole organiche di una lingua inedita in cui i versi sono svincolati dalla metrica e le parole non sono veicolo di un concetto, bensì puro suono, come grani di un rosario fonetico articolato, inaccessibile dal punto vista razionale ma inebriante dal punto di vista emotivo. Composte alla chitarra e con il software Ableton nell’arco di tre anni – un periodo di tempo in cui si è sviluppato un profondo e costante confronto con IOSONOUNCANE, produttore dell’album – le sette tracce di Spira si sviluppano come flussi sonori più che come brani e sembrano disegnare la musica di un rituale sciamanico celebrato in un remoto e allucinato futuro per evocare nuove divinità ctonie. È una Sardegna ancestrale, selvaggia, misteriosa, magica.

“Layla” Eric Clapton & Orchestra

La Royal Albert Hall è come una seconda casa per Eric Clapton a Londra. Dal suo debutto nella storica venue con gli Yardbirds nel 1964, Clapton si è esibito lì oltre 200 volte, più di qualsiasi altro artista. Clapton detiene anche il record della più lunga serie di concerti nella venue. Lo stabilì nel 1990 con 18 concerti, per poi superarlo l’anno successivo con 24. Sono stati fra gli spettacoli più grandiosi della carriera di Clapton. Ogni serata prevedeva l’esecuzione di un set che ripercorreva l’intera carriera con tre diverse formazioni: una rock band, una blues band e un’orchestra sinfonica diretta da Michael Kamen. Per celebrare quella serie di concerti da record, Clapton pubblicò 24 Nights nell’ottobre del 1991. Il doppio album live e la videocassetta riscossero un grande successo, ma comprendevano solo una parte di quello che era stato filmato e registrato. Warner Records vuole dare ai concerti l’importanza che meritano con The Definitive 24 Nights. Questo cofanetto in edizione limitata include quasi sei ore di musica dal vivo e 35 registrazioni inedite. La raccolta seleziona le esibizioni di Clapton all’Albert Hall del 1990-91 utilizzando le migliori performance delle serate rock, blues e orchestrali per creare dei concerti completi per ciascun genere. Tutti i materiali audio e video inclusi in The Definitive 24 Nights sono stati accuratamente restaurati ed ottimizzati dal team di Clapton, composto da Simon Climie (produzione audio e missaggio), dal produttore Peter Worsley (Slowhand at 70 e The Lady In The Balcony) e dal regista David Barnard (The Lady In The Balcony). The Definitive 24 Nights sarà disponibile in cofanetti in edizione limitata di 6CD o 8LP dal 23 giugno.

“Portavo il ghiaccio a Nina Simone” Emidio Clementi e Corrado Nuccini

Enormi dinosauri di gesso in una prateria deserta. Moquette di velluto che puzzano di disinfettante. Uccelli morti schiantati sull’asfalto. La voce di Nina Simone che mirava alla gola di un pubblico bianco. I solchi fangosi lasciati dalle ruote di un trattore. Una ragazzina che rincorre un pezzo di cellophane in uno spiazzo deserto. Queste, e tante altre, sono le immagini che popolano l’universo fatto di parole e di musica di Motel Chronicles, il nuovo album di Emidio Clementi e Corrado Nuccini. I due artisti emiliani – di nascita, nel caso di Nuccini, o di adozione per quanto riguarda Clementi – traducono e trasportano in musica alcuni estratti dell’omonimo capolavoro letterario dello scrittore, attore e drammaturgo Sam Shepard, premio Pulitzer per il teatro nel 1979 e autore della sceneggiatura del film Paris, Texas di Wim Wenders. Con questo disco, Emidio Clementi e Corrado Nuccini completano una trilogia musicale e letteraria iniziata con Notturno Americano, in cui ripercorrevano l’America urbana del primo ‘900 descritta da Emanuel Carnevali, e proseguita con i Quattro Quartetti di T.S.Eliot. Un album che dipinge un affresco di vita crudo e disilluso, di quel realismo schiacciante che proprio nell’assoluta – apparente – mancanza di poesia trova il suo potente lirismo. Dieci istantanee di un’America spietata e crepuscolare, in una nuova traduzione inedita a opera di Emidio Clementi.

“Massa Den” Fatoumata Diawara feat. -M-

Massa Den è un’ode all’amore, una canzone potente che unisce la voce e la chitarra di Fatoumata Diawara ai suoni unici di Matthieu Chedid (in arte -m-), musicista e compositore francese con cui l’artista africana ha già collaborato per l’album Fenfo. Si legge nelle note al brano: «L’amore è libero, l’amore non può essere imposto a qualcuno. Lasciate che coloro che si amano stiano insieme. Chi ha turbato l’uomo che il mio cuore e la mia anima hanno scelto? Chi parla alle spalle del mio amante? È lui che porta sulle spalle la speranza di una nazione. Non fatevi coinvolgere da Mansaden, il figlio del re, il principe e l’uomo che amo!». Anche se canta in bambara – la lingua del Mali – con questa canzone Fatoumata Diawara riesce a far immergere l’ascoltatore nel suo personale universo eclettico che, tra radici mandinka e influenze afrobeat, jazz, pop, elettroniche e persino hip hop, le è valso due nomination ai Grammy. Una sintesi che si riflette anche nell’album, London Ko, che già nel titolo combina i nomi di una metropoli occidentale come Londra con quello della capitale maliana Bamako. Spiega Fatoumata Diawara: «Per me, London Ko significa aprire la mente. Rappresenta anche il legame di Damon Albarn (co-produttore dell’album, nda) con la musica maliana». Il titolo, un neologismo coniato dalla stessa cantante, si riferisce a un continente immaginario che unisce l’Africa e l’Europa. Pur mantenendo le tradizioni, la musica di Fatoumata Diawara offre una visione profetica di ciò che l’Africa può fare. L’artista inventa uno spazio e un tempo alternativi in cui è possibile diventare padroni del proprio destino. Posizionando se stessa come protagonista di un mondo futuro, con questo album Fatoumata Diawara entra di diritto nel novero delle grandi voci dell’afrofuturismo.

“Casa” Tony Canto

Divertente, ambientalista e brasileiro il nuovo singolo di Tony Canto. Lo stile musicale di matrice pop internazionale richiama il samba, l’immancabile chitarra classica, suonata dallo stesso artista messinese, e le percussioni fanno da anima del brano e accompagnano il testo scritto prevalentemente in italiano, arricchito da espressioni inglesi e portoghesi. Tony affida alla musica, che è da sempre riconosciuta come linguaggio universale, un messaggio di unione tra tutti i popoli e della non appartenenza ad una specifica parte del globo. «Gli animali da sempre e per sempre conoscono l’armonia e i loro versi antichi evocano vita e rispetto, loro non sanno cosa siano le nazioni né le religioni, esistono e convivono», commenta Tony Canto. «L’essere umano è il cortocircuito esistenziale, adatta l’ambiente a se stesso e se migra viene fermato da altri uomini. Il mondo è casa. L’amore è l’unica casa possibile. Una guerra in un luogo è una guerra in tutto il mondo».

“Niagara” Ilaria Pilar Patassini

A quattro anni di distanza dal suo ultimo lavoro, la cantautrice ed interprete romana torna sulla scena musicale con un brano dove la canzone d’autore si arricchisce di jazz e Sudamerica, anticipando l’uscita del nuovo disco di inediti. Il titolo del brano prende spunto dalla celebre performance dell’acrobata Maria Spelterini, prima donna che nel XIX secolo riuscì ad attraversare su una fune le cascate del Niagara ripetendo più volte il percorso. La canzone si espande in maniera elegante e malinconica diventando di fatto una riflessione ampia che parte dalla fine di un amore per arrivare all’epocale rivoluzione di rivedere sia concetto di fallimento che quello di liberazione da quel carico mentale che è stato fino adesso appannaggio femminile. «Maria Spelterini è stata una funambola italiana ed è stata la prima e forse l’unica donna ad aver attraversato le cascate del Niagara, nel 1876», spiega Ilaria Pilar Patassini. «Un attraversamento impossibile si direbbe, una performance fortissima e fortemente simbolica: nelle relazioni, nelle dimensioni familiari e lavorative le donne cercano di tenere insieme tutti i pezzi, preservare gli equilibri, il ruolo ancillare, conciliare l’inconciliabile. Siamo funambole del quotidiano non perché – come erroneamente si dice – siamo “naturalmente multitasking” ma perché la società fino a questo momento ce lo ha imposto. Diventa necessario quindi imparare a lasciare andare, cambiare punto di vista sul concetto di “fallimento”, arrivare a percepire di non volerla più una fune abbastanza lunga che colleghi le due sponde perché, anche se ci si sente precipitare, alla fine “la verità è semplice / non scivola / ma resta in piedi”». Anche il videoclip ripercorre il tema del fallimento e della ricostruzione. Girato in un cantiere edile senza attività, in una casa a metà e dentro una piscina vuota – entrambe in attesa chi dell’acqua chi di nuove mura – il video vuole trasmettere la sensazione di come la fine coincida sempre con l’inizio. 

“Penge” Public Image Ltd

Ha appena perso sua moglie Nora Forster a causa del morbo di Alzheimer, ma John Lydon ha deciso di continuare. L’ex Sex Pistols ha confermato l’arrivo di un undicesimo album in studio dei PiL, quasi otto anni dopo l’uscita di What The World Needs Now. Intitolato End of the World, il disco è stato scritto e registrato nel 2018 durante il tour per il quarantennale dei PiL. Comprende tredici nuove canzoni tra cui Hawaii, svelata in occasione della partecipazione del gruppo alle preselezioni dell’Eurovision. Una «lettera d’amore» dedicata alla moglie, ma anche un omaggio a «tutti coloro che stanno attraversando un momento difficile con la persona che per loro conta di più», aveva commentato il cantante. Sulla scia dell’annuncio è stato pubblicato un nuovo singolo, Penge, accompagnato da un videoclip in cui possiamo vedere la band lavorare sul brano in studio. Un titolo «epico» che ha «qualcosa di vichingo, di medievale», lo descrive Lydon, e che apre l’album. I PiL hahanno anche confermato un tour europeo di 38 date.

“Milano è la metafora dell’amore” Baustelle

I Baustelle amano Milano: diciotto anni dopo Un romantico a Milano – ancora oggi tra le loro canzoni più amate – la band composta da Francesco Bianconi, Claudio Brasini e Rachele Bastreghi torna a parlare della città dove vivono nel brano che ha fatto da apripista all’album Elvis. La nuova canzone restituisce una fotografia nitida dell’hinterland milanese: la metropoli di Milano, la sua frenesia e la fauna che la abita viene catartizzata dal linguaggio poetico che unisce pregiudizi e verità in una descrizione sensoriale, tangibile e cinematografica. Milano, qui cantata con irriverenza e allegria dalla band, è la città in cui perdersi, è un’esperienza da voler tatuare sulla propria pelle. «Avevamo bisogno da un po’ di scrivere una canzone così: sfrenata e libera come il rock and roll, senza inibizioni e forse anche un po’ senza senso. E poi che dire, Milano, anche nelle sue contraddizioni, ci intriga e seduce da sempre» raccontano i Baustelle a proposito del nuovo brano.

“Eyes Closed” Eddie Sheeran

Eddie Sheeran ospite in esclusiva a Che Tempo Che Fa di Fabio Fazio domenica 16 aprile su Rai3. Il cantautore dei record, con 91 miliardi di streams, più di 65 milioni di album venduti nel mondo, 4 Grammy, 7 Brit Awards e 8 Billboard Awards, si esibirà live con Eyes Closed, singolo già #1 nel Regno Unito, che anticipa il nuovo album “-” (Subtract), in uscita il prossimo 5 maggio, l’ultimo della sua era decennale di “album matematici” e il più intimo e personale, capace di offrire al pubblico un ritratto vulnerabile e onesto del grande artista britannico.  Il significato di Eyes Closed è ben rappresentato nel video ufficiale diretto da Mia Barnes, nel quale si vede Ed far serata in giro seguito da un mostro blu, che rappresenta la metafora del dolore. Ed non è in grado di scacciarlo, ovunque vada, ricordandogli il vuoto che è rimasto nella sua vita. Per capire meglio la canzone dobbiamo fare un passo indietro nel tempo: Ed l’aveva scritta qualche anno fa e inizialmente voleva essere un brano di rottura, ma il testo ha cambiato completamente significato dopo che l’artista ha subito una perdita dolorosissima – quella del suo migliore amico Jamal, morto improvvisamente – che lo ha portato a rivisitare e re-immaginare il pezzo.

“Raila” Fabio Tiralongo

È il brano che dà il titolo all’album di debutto del sassofonista (sax tenore e soprano) Fabio Tiralongo ed è l’antico nome di Avola, la città “esagonale” del Siracusano dove Tiralongo è nato e cresciuto muovendo i primi passi di musicista nella banda, una terra ricca di storia, bellezze e contrasti che ha ispirato le composizioni di questo lavoro. Sei brani originali più uno standard (It could happen to you) tracciano un territorio in cui poliedricità ritmica e stilistica riflettono una musicalità fresca e ispirata, rispettosa di un’estetica che pone l’eleganza, il senso della frase e la costruzione del dialogo fra i suoi asset principali. «Credo che ricordare e raccontare le proprie radici sia fondamentale per la costruzione di un percorso artistico solido», ha dichiarato il musicista in un’intervista al magazine “Comunicarti”. «Ispirato tanto dai miti di sempre, come Coltrane, quanto dalla musica popolare, mediterranea e celtica, e dal vissuto, ho quindi composto sei tracce che raccontano un percorso di vita. La settima, invece, arrangiamento di It could happen to you, vuole essere uno stimolo alla contaminazione: questa improvvisazione libera, infatti, riconosce ciò che è stato e si “lancia” verso il domani che verrà».

“Innamorata (F____U!)” Nina Zilli

Dopo aver rivelato il sesso del bambino in diretta televisiva a Felicissima Sera, lo show di Canale 5 condotto da Pio e Amedeo, ora Nina Zilli torna a mostrare il pancione nel videoclip del suo ultimo singolo. Per l’occasione, la cantante sembra realizzare finalmente i sogni dei suoi fans, convolando a nozze con il suo amato Danti. Il video mette in scena il matrimonio perfetto della coppia, con tanto di Articolo 31 che vestono i panni di testimoni, e Katia Follesa e Le Donatella che impersonano le damigelle della sposa alle prese con la sfida del lancio del bouquet. Immancabile, come si poteva immaginare, anche Alvin, che per l’occasione veste i panni del prete che celebra il matrimonio. «Il brano ha tutti quei riferimenti super Motown che piacciono a me, che caratterizzano la mia musica da quando ho iniziato», racconta Nina Zilli. «C’è tutta la parte vintage che mi rappresenta, negli arrangiamenti, nel modo di scrivere. Questo è un pezzo molto divertente che mi ricorda le atmosfere anni Sessanta, traslate però nella modernità. Inoltre, si sente anche l’influenza dell’urban, delle produzioni di Danti».

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