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Nduduzo Makhathini, musica e ritualità

– Il pianista zulu in concerto in trio giovedì 1 febbraio a Catania e l’indomani a Palermo. Artista eclettico e visionario, capace di far convivere nella sua musica il cristianesimo e l’animismo, le ferite dell’Apartheid e la memoria precoloniale, Abdullah Ibrahim e John Coltrane
– In scaletta brani tratti dall’album ispirato dalla filosofia Ntu, «il luogo in cui risiede la nostra totalità, attraverso il quale siamo connessi a tutto. È la nostra essenza spirituale che è intoccabile perché è tutto e tutto è con/in essa»

Musica e ritualità per il pianista Nduduzo Makhathini sono sempre stati indissolubilmente legati. Infanzia in Sud Africa, è cresciuto sulle rigogliose e aspre colline di Gungundlovu, un paesaggio suburbano in cui musica e pratiche rituali erano legate in simbiosi. È importante notare che lo Zulu, il codice guerriero africano, dipende profondamente dalla musica per la motivazione e la guarigione. Questa simbiosi profondamente radicata è la chiave per comprendere la visione di Makhathini. Anche la chiesa ha avuto un ruolo nella comprensione musicale di Makhathini, poiché da giovane saltava di chiesa in chiesa alla ricerca solo della musica. È questa fase della crescita ha determinato la sua preferenza per il gospel e i leggendari artisti del jazz africano, per poi avvicinarsi al jazz americano ed alla scoperta di John Coltrane e McCoy Tyner. 

Da quando è apparso come tastierista negli Shabaka And The Ancestors, la sua ascesa è stata inarrestabile e In the Spirit of Ntu, il suo secondo album su Blue Note (che il New York Times ha nominato uno dei “migliori album jazz del 2020”), lo conferma: questo intrigante artista ha ancora molto da dire. Jazz emozionante e spirituale che si esalta soprattutto dal vivo. Inserendo nel progetto una serie di concetti come “ritmi minori e maggiori”, “mobilità guidata”, “ascolto attivo” e “ritualismo”, Makhathini attinge al suo background nelle tradizioni Zulu.

«Sto approfondendo queste idee cosmologiche come un modo per situare il jazz nel nostro contesto», spiega. «Sono arrivato a capire la mia voce di pianista attraverso A Love Supreme di John Coltrane. Come qualcuno che ha iniziato a suonare jazz molto tardi, avevo sempre cercato un tipo di suono che potesse rispecchiare o evocare il modo in cui la mia gente ballava, cantava e parlava. Tyner lo ha fornito e lo fa ancora in modi significativi». Makhathini cita anche i pianisti jazz americani tra cui Andrew Hill, Randy Weston e Don Pullen come influenze significative. Un artista eclettico e visionario capace di far convivere nella sua musica il cristianesimo e l’animismo, le ferite dell’Apartheid e la memoria precoloniale, Abdullah Ibrahim e John Coltrane.

Il talentuoso pianista sudafricano propone una miscela di maturo post-bop e correnti jazz africane profondamente radicate. Una musica al tempo stesso cosmica e terrena, ancestrale e contemporanea: un concentrato di spiritualità e amore per le radici del popolo Zulu, un insieme di mistica contemporaneità, tradizioni religiose, insinuanti cantilene ed appaganti esperienze emotive. Caratterizzate da una fusione di ritmi complessi, armonie articolate e melodie coinvolgenti, le sue composizioni offrono all’ascoltatore un’esperienza musicale unica. 

Nei concerti che terrà giovedì 1 febbraio al Teatro Metropolitan di Catania e l’indomani, venerdì 2 febbraio, al Golden di Palermo sarà accompagnato da una band composta da alcuni dei giovani ed entusiasmanti musicisti: il sudafricano Zwelakhe Dumas Bell Le Pere al contrabbasso ed il cubano Francisco Mela alla batteria.

In scaletta i brani del suo album In The Spirit of Ntu, ispirato a Ntu, un’antica filosofia africana da cui nasce l’idea di Ubuntu, ovvero quella dimensione etica che vede nella collettività e nel mutuo soccorso la chiave di una corretta esistenza. Il disco può essere considerato una summa della musica di Makhathini e celebra l’Unità dell’Essere in stretta comunione con la Natura. «Ho sentito davvero il bisogno di riassumere tutto ciò che ho fatto finora» afferma il musicista sudafricano. Che aggiunge «Ntu è il luogo in cui risiede la nostra totalità, attraverso il quale siamo connessi a tutto. È la nostra essenza spirituale che è intoccabile perché è tutto e tutto è con/in essa».

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