Interviste

«Musicisti siciliani, contiamoci e uniamoci»

Il sondaggio lanciato da Giuseppe Strazzeri, titolare di Mhodì Music Company, «per raccogliere consigli e suggerimenti» al fine di ridare ossigeno al settore. Un’idea nata dalle richieste di alcuni artisti ai quali l’imprenditore catanese ha spalancato la strada su Spotify. L’obiettivo di creare una sorta di PugliaSounds
Giuseppe Strazzeri

«Per il momento è soltanto un sondaggio per capire il punto di vista dei musicisti, raccogliere consigli e suggerimenti. Poi vedremo se riusciremo a fare qualcosa». Giuseppe Strazzeri, titolare di Mhodì Music Company, introduce così l’iniziativa lanciata online per la creazione di un Consorzio musicale siciliano (https://mhodi.com/comusi). Una serie di domande indirizzate a tutti i protagonisti del settore musicale – arrangiatori, autori, band, compositori, cantanti, distributori, editori musicali, interpreti, musicisti, orchestre, organizzatori eventi, produttori discografici, tecnici del suono, studi di registrazione – con il fine di trovare punti in comune «per dare ordine ed unione tra gli artisti, sulle orme dei validi progetti di altre regioni Italiane, e per riportare economia nel settore musicale».

«In molti mi hanno avvisato che è una causa persa, che tutte le altre volte che si è tentato di portare avanti progetti simili dopo due riunioni è finito a niente», racconta Strazzeri. «So benissimo che è difficile mettere insieme i musicisti, per vie delle diffidenze e delle gelosie che nutrono tra di loro. Ma io non lo sono, io do supporto a livello discografico e questo mi pone in una posizione diversa rispetto a iniziative precedenti».

La Mhodì Music Company

Catanese, Giuseppe Strazzeri ha creato una società che abbraccia diverse attività della produzione musicale: possiede una etichetta discografica, si occupa della distribuzione di artisti anche internazionali e fa scouting online. Insomma, è il talent scout di un tempo, che, invece di girare per locali, naviga nel mondo virtuale alla ricerca di proposte valide e moderne. «Se sento qualcosa che mi piace mi fermo. L’ultima scoperta è una band giapponese, The Game Shop, che fa del buon rock. E poi riceviamo tante demo». 

Alcuni dei musicisti curati da Mhodì: il contrabbassista Nello Toscano e i pianisti Ketty Teriaca e Raffaele Genovese

In scuderia la Mhodì ha una trentina di artisti, «e altri ne abbiamo su licenza». Fra gli ultimi ingressi, Ketty Teriaca, pianista catanese e docente del Conservatorio Scarlatti di Palermo, autrice dell’album Da lontano di fresca pubblicazione, e il pianista siracusano Raffaele Genovese che il prossimo 24 febbraio pubblicherà un singolo «che si distacca dal jazz per avvicinarsi a un tipo di musica ambient, una sorta di Ludovico Einaudi con una spruzzata di elettronica». 

La “strategia del singolo” adottata da Strazzeri si è rivelata vincente per alcuni musicisti in catalogo. Il contrabbassista Nello Toscano è sulla soglia del milione di stream con il brano Clouds e va forte anche Remember to remember, l’album di cover registrato da Claudio Cusmano con Toscano e Enzo Zirilli. «Il segreto? Tanto lavoro», sorride il titolare di Mhodì. «Ho la possibilità di contattare i curatori delle playlist di Spotify e Apple e di far loro sette proposte al mese. Poi decidono loro se approvarle e come promuoverle. Nello Toscano è entrato in una playlist con più di 2 milioni di ascoltatori. Visto che il brano aveva un riscontro importante, è stato inserito in altre 27 playlist ufficiali e in più di 270 personali. Adesso Nello è riconosciuto da Spotify come un artista affermato e viene proposto per le playlist di successo».

Alcuni anni fa avevo chiesto al Comune di Catania la possibilità di ristrutturare piazza Lupo. Mi chiesero 5mila euro al mese. Non solo lo avrei recuperato a spese mie, mi chiedevano anche l’affitto… 

Giuseppe Strazzeri

È dagli scambi di pareri con alcuni musicisti della sua scuderia che è nata l’idea di un Consorzio musicale siciliano, libero da legami con «una politica chiacchierona e priva di idee culturali», si lamenta Strazzeri. «È anche un modo per creare nuovi spazi per la musica. Alcuni anni fa avevo chiesto al Comune di Catania la possibilità di ristrutturare piazza Lupo. Mi chiesero 5mila euro al mese. Non solo lo avrei recuperato a spese mie, mi chiedevano anche l’affitto… Oggi piazza Lupo è un centro sociale…». 

La Catania spenta degli anni Duemila

Piazza Lupo è l’emblema di una Catania che sognando Seattle e Case rock si trova ferma agli anni Novanta, sorpassata in creatività e vitalità da Palermo, oggi città molto più aperta per situazioni musicali e nuovi talenti. «Ed è anche per risvegliare Catania dal letargo che ho lanciato questa iniziativa, che è rivolta a tutti i musicisti», conclude Giuseppe Strazzeri. «Ripartiamo da zero, intanto contandoci. E se ci sono i numeri, vediamo se vale la pena metterci attorno a un tavolo e capire se anche in Sicilia si possa creare qualcosa di simile a quella struttura che da anni funziona bene in Puglia».

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