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Max Casacci: faccio suonare la natura e le città

Il co-fondatore e chitarrista dei Subsonica venerdì 9 dicembre al Centro Zō di Catania con un doppio live comprendente i due capitoli del progetto “Earthphonia”. Un viaggio musicale, senza strumenti, dal ventre del vulcano ai trasporti pubblici suonanti, da Alfio Antico a Monica Bellucci. «In anteprima eseguirò “The Sound of Balatelle”, il brano realizzato con i ragazzi della cooperativa sociale Prospettiva di San Giovanni Galermo» 

Max Casacci, instancabile sperimentatore sonoro, viaggiatore acustico e co-fondatore, oltre che chitarrista, dei Subsonica, dal 2011 si diverte a trasformare rumori in musica. La prima volta fu per la Biennale di Venezia coi suoni della fornace del vetro di Murano, proseguendo con rumori urbani. Poi cinque anni fa a Gozo, isola vicino a Malta, trovò alcune pietre sonore, che se percosse rispondevano con note. Allineando le registrazioni, scoprì che erano intonate tra loro come un’orchestra. Mise un video su YouTube e Michelangelo Pistoletto gli chiese un filmato con la musica dei suoni dei fiumi di Biella.

Da lì, complice anche il lockdown, si sviluppò il progetto Earthphonia, che alla fine dello scorso novembre si è arricchito di un secondo capitolo, Urban Groovescapes (Earthphonia II). Il primo è un racconto visionario, un viaggio che interpreta la natura estraendo da essa melodie e ritmo. Si parte dal ventre della madre terra, del vulcano – Strombolian Activity – per librarsi nell’aria, tra gli uccelli e la biodiversità del Delta del Po – Delta – scivolando sull’acqua del torrente Cervo di Biella e sulla roccia di un’antica scogliera di Gozo – Watermemories e Ta’cenc – sfociando nell’oceano – Oceanbreath – ascoltando il suono delle radici di una foresta – Roots Wide Web – spiando le api nell’oscurità dell’alveare – The Queen – e, infine, planando sulle montagne – Terre Alte.

Max Casacci, chitarrista e co-fondatore dei Subsonica (foto di Paolo Ranzani)

Il secondo capitolo, invece, è realizzato con i suoni delle città: rumori di trasporti pubblici che “imparano” a suonare, colpi di racchette da tennis e attimi di cocktail bar si trasformano in ritmi da dancefloor. L’insieme diventa un live speciale in due parti che l’artista torinese presenterà venerdì 9 dicembre al Centro Zō di Catania: il primo set Earthphonia, alle ore 21 in Sala verde, sarà un viaggio tra i suoni della natura, mentre il secondo set, dalle ore 22.30 in Sala grigia, avrà una matrice più clubbing e sarà incentrato sull’album Urban Groovescapes

“Urban Groovescapes”

Ma quale relazione può esserci fra la natura e la città, principale fonte di inquinamento?

«La relazione l’ho voluta mantenere nel titolo di Urban Groovescapes aggiungendo Earthphonia II. Perché uguali dal punto di vista concettuale: entrambi sono realizzati senza strumenti, con la trasposizione di suoni», spiega Max Casacci. «Le città che racconto attraverso i loro suoni sono immaginarie. Già la copertina va a scardinare quell’idea di città alienante e degradante. L’idea di città di questo progetto è quella che estrae ritmo e colori dagli stimoli della quotidianità, giocando a proiettarli in un immaginario dancefloor. Non lo spazio alienante, grigio e che spesso viene descritto, ma una città che gioca a ripensarsi e che qui, idealmente, danza sui suoni di un groove-set dilatato, ampio e spazioso».

Lei ha creduto tanto in questa idea di città migliore da buttarsi nella mischia politica alle recenti elezioni comunali.

«Ho cercato di dare il mio contributo attivo per creare una città migliore, fondando una lista civica che potesse diventare una dimora per intelligenze e progettualità che non riescono a trovare risposte nei partiti tradizionali. Con un orientamento di sinistra e determinati valori. Sono entrato anche in una circoscrizione, nelle dinamiche della vita amministrativa. Tutto si è interrotto quando ho constatato che la attività politica era inconciliabile con quella artistica. Perché non avrei più potuto fare interviste alla Rai, visto anche che in Italia si vota in ogni momento. E come avrei potuto portare avanti il mio lavoro da solista e quello con i Subsonica? Così ho fatto un passo indietro. Convinto che la disaffezione verso la cosa pubblica possa cambiare e che le nuove generazioni possano ritrovare interesse a una vita più partecipativa».

Ho lavorato con i ragazzi della cooperativa sociale Prospettiva di San Giovanni Galermo. È un lavoro che mi piace, pensa che a 18 anni insegnavo musica al Riformatorio di Torino. Conoscere o entrare in contatto con situazioni difficili mi interessa. Ho chiesto ai ragazzi di registrare i suoni della loro quotidianità e quelli che secondo loro contraddistinguono Balatelle

Max Casacci, musicista torinese
Max Casacci

Sia nel primo sia nel secondo album la Sicilia si ritaglia un ruolo: ci sono Stromboli e Alfio Antico in Strombolian Human Activity su Earthphonia, mentre i “rumori” di Balatelle, quartiere difficile di Catania, si ascoltano in Urban Groovescapes.

«Nel primo caso sono stato io a cercare la Sicilia. Ho cercato io Alfio Antico per costruire un duetto fra l’uomo e il vulcano. Alfio lo conoscevo artisticamente. Mi era piaciuto molto l’album Antico prodotto da Colapesce e Mario Conte e mi aveva fatto da colonna sonora durante una vacanza trascorsa alle Eolie, proprio a un passo da Stromboli. Poi, un giorno, ho scoperto sulla mia pagina Facebook che c’erano dei “like” messi da Alfio Antico. Gli ho scritto, dicendogli che ero onorato di aver lui tra i miei follower. Ho scoperto, allora, che era il figlio Mattia a mettere i “like”. Da lì è nata una amicizia e la collaborazione. La figura di Alfio ha un valore ancestrale, dà il senso di continuità fra l’uomo e la terra. Nel suo registro ci sono suoni futuribili. Era perfetto». 

«Nel caso di The sound of Balatelle è stata la Sicilia a cercarmi. È nato in un laboratorio organizzato dal Centro Zō. Ho accettato l’invito di Sergio Zinna e ho lavorato con i ragazzi della cooperativa sociale Prospettiva di San Giovanni Galermo. È un lavoro che mi piace, pensa che a 18 anni insegnavo musica al Riformatorio di Torino. Conoscere o entrare in contatto con situazioni difficili mi interessa. Ho chiesto ai ragazzi di registrare i suoni della loro quotidianità e quelli che secondo loro contraddistinguono Balatelle. Mi hanno inviato il materiale e il pezzo ha preso forma, venerdì mattina lo completeremo in tutti i dettagli. Purtroppo, il brano non riuscirà a entrare nel vinile di Urban Groovescapes. Andranno i dieci brani che ci sono su Spotify. Ma il progetto è un work in progress, già la prossima settimana usciranno altri brani di Urban in forma mixtape. A breve uscirà un altro pezzo costruito con il rumore dei binari del tram. The Sound of Balatelle lo eseguiremo comunque in anteprima dal vivo venerdì 9».

E Monica Bellucci come rientra nella città immaginaria di Urban Groovescapes?

«Una diva è calzante in uno spazio urbano, perché la città è un luogo di legami immateriali e di relazioni, in cui le star sono un punto di convergenza. L’idea mi è venuta lavorando alla colonna sonora del documentario su Anita Ekberg, The Girl in the Fountain, nel quale Monica Bellucci interpreta la leggendaria attrice svedese della Dolce Vita. Ho avuto quindi l’occasione di realizzare dei temi con la sua voce. Lei si è incuriosita, poi si è lasciata prendere dall’entusiasmo. Le ho inviato i link con i provini del progetto e, così, ci siamo trovati a tu per tu a realizzare Anita/Club (A Diva: Monica Bellucci). Ho preso una diva per disincarnarla e trasformarla in una voce. È un altro tassello importante dello spazio urbano che non è composto solo da tram, autobus, ma anche da riti collettivi, come lo sport, dalla folla, da oggetti, personalità, celebrità, conflitti».

“Earthphonia”

Quanto c’è in questi due lavori del concetto di “ambient music” inventato da Brian Eno?

«Non c’è un legame diretto con la “ambient music”, anche se Brian Eno da quando ho 20 anni è la mia stella polare, il mio musicista di riferimento. Più che un chitarrista, un guitar hero, io sognavo di fare l’uomo dietro le quinte, il produttore».

Con il doppio set dal vivo di Max Casacci, torna al Centro Zō di Catania, dopo la lunga sosta dettata dalla fase critica della pandemia, la rassegna “Partiture” dedicata ai linguaggi più innovativi e sperimentali della musica. «Un contenitore variegato che abbraccia un vasto ambito musicale: dall’organico strumentale all’elettronica, dall’ambient music alla colonna sonora», spiega Sergio Zinna, direttore artistico di Zō Centro Culture Contemporanee e ideatore di “Partiture”. «Una manifestazione che promuove autori e compositori contemporanei che, nella loro personale ricerca artistica, propongono nuovi linguaggi musicali, sconfinando in ambiti di nuove tecniche compositive ed esecutive, avvalendosi di organici tradizionali o strumentazioni non convenzionali».

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