Storia

Manuel Agnelli, rocker duro e impuro

«Me ne sono andato dalla tv, per non diventare il cartonato di me stesso, un pupazzo», dice presentando il suo album da solista. Troppo tardi, quando è ormai più famoso per essere stato il “coach” dei Måneskin, piuttosto che il leader degli Afterhours

Era il 2009 quando gli Afterhours, punta di diamante dell’indie rock nazionale, disorientando i propri fan, decisero di presentarsi al Festival di Sanremo. Era la seconda edizione della rassegna condotta e curata da Paolo Bonolis. E destò sorpresa e curiosità vedere il nome della band di Manuel Agnelli, rocker duro e puro, accanto a nomi come quelli di Al Bano, Iva Zanicchi, Povia e dell’esordiente Marco Carta che vinse, per scomparire presto dalle scene.

Gli Afterhours motivarono la loro partecipazione al Festival adducendo una causa nobile. «Partecipare a Sanremo significa per noi proseguire coerentemente con il discorso di veicolazione della nostra musica anche al di fuori del nostro ambiente naturale», spiegò Manuel Agnelli. «Alcuni anni fa avevamo organizzato un festival, “Tora! Tora!”, che avrebbe aiutato la scena a riconoscere se stessa e prendere coscienza di sé, a strutturarsi e a superare le stupide barriere estetiche e stilistiche che dividono la musica e che sembrano ancora dipendere dall’antico retaggio di un paese diviso in comuni e contrade. Il progetto sarebbe servito anche a far conoscere ad un pubblico più vasto l’esistenza di una scena fertile e ricchissima di talento, sfruttando mezzi di comunicazione esterni al nostro ambiente. Con lo stesso spirito affrontiamo il Festival di Sanremo. Per una scelta di estrema libertà oltre che per obiettivi di promozione e comunicazione. Perché vogliamo avere il diritto di portare la nostra musica ovunque senza barriere, ghetti e imposizioni da parte di nessuno». 

Il brano con il quale gli Afterhours furono in gara, Il Paese è reale, divenne anche il titolo di una raccolta realizzata per promuovere musicisti indipendenti ancora underground. Insomma, un’operazione per puntare i riflettori anche verso quella zona poco illuminata dai mass media di una scena musicale nazionale che, tuttavia, rispecchiava il Paese reale. In quell’album figurano Paolo Benvegnù, Marco Parente, Dente, Cesare Basile, A Toys Orchestra, Reverendo, Calibro 35, Il Teatro degli Orrori, Roberto Angelini, Beatrice Antolini, Zu, Zen Circus, Marco Iacampo, Mariposa, Settlefish, Disco Drive, Marta sui Tubi, Amerigo Verardi.

La prosecuzione della storia è davanti agli occhi di tutti. A raccogliere i frutti di quel progetto fu soltanto Manuel Agnelli. Degli altri attori non protagonisti alcuni sono spariti, altri sono rimasti nell’underground (chi per scelta e chi non), altri hanno seguito le orme del frontman degli Afterhours, come gli Zen Circus (Sanremo 2019) o Roberto Angelini, alla guida della band di Propaganda Live su La7. 

Al contrario, il bel Manuel dai capelli lunghi si lasciava sedurre dalle abbaglianti luci della televisione. E, nel 2016, divenne complice di quei talent show condannati dal mondo dal quale proveniva. Giudice a XFactor su Sky Tv. Per scegliere e sfornare, ma soprattutto illudere giovani, mandati allo sbaraglio per vivere quei quindici minuti di celebrità che Andy Warhol prevedeva per tutti. Per qualcuno, forse, diventati sei mesi o un anno, ma sempre a tempo determinato (fatte rarissime eccezioni). 

Un periodo definiamolo “commerciale” o “pop”, durante il quale il nostro eroe cerca di mantenere l’allure del rocker di razza, conducendo tra il 2018 e il 2019 la trasmissione Ossigeno su Rai3, dove propone artisti e musiche alternative. La tradizionale foglia di fico. Perché, nel frattempo, continua a fare il giudice esperto e severo, a commuoversi all’ascolto di qualche acerba voce adolescenziale, a battagliare con Fedez o Emma, a fare l’alternativo a tutti i costi tingendosi i capelli e mostrando il petto nudo da cinquantaseienne in forma sui palchi di XFactor e di Sanremo. Un brand, un marchio, piuttosto che un rocker.

«Almeno Manuel Agnelli per un po’ di tempo si prenderà un po’ di soldi. Più tu sei estraneo a quel mondo più diventi significativo per quell’ambiente nella misura in cui sei disposto ad entrarci», ha commentato Giovanni Lindo Ferretti, centrando il punto: i soldi.

Adesso Manuel Agnelli torna all’ovile e cerca di riprendersi il ruolo di “guru” rock con un album solista, intitolato evangelisticamente Ama il prossimo tuo come te stesso. «Per questo me ne sono andato dalla tv, per non diventare il cartonato di me stesso, un pupazzo», spiega. Troppo tardi, quando è ormai più famoso per essere stato il “coach” dei Måneskin, piuttosto che il leader degli Afterhours. Troppo tardi dopo aver dichiarato alla rivista Elle nel 2016: «In tv ho lasciato venir fuori il modo in cui mi rapporto davvero con le persone: sono me stesso…». 

Adesso, il figliol prodigo afferma: «Non so fare canzoni paracule, non faccio musica per il consenso che oggi sembra essere l’unica cosa che conta. Vedo ragazzi che scrivono per fare numeri, una catena di montaggio», insiste. Troppo tardi, quando si è stati per cinque anni seduti nella giuria di un talent show. 

Pinocchio o Diabolik? Lo aspettiamo a Sanremo. Anche se lui dice di averlo già vinto con i Måneskin… 

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