Interviste

L’ultimo “girone” dei Litfiba

Piero Pelù e Ghigo Renzulli tornano assieme per il tour dell’addio. Anche se il primo sogghigna: «Di sicuro i cinquant’anni li festeggeremo…». Una scaletta di successi e di canzoni contro la guerra nel concerto del 23 luglio alla Villa Bellini di Catania

Piero Pelù è morto? E allora viva Piero Pelù. Esanime, sicuramente deceduto, poi riesumato e messo in vasca da bagno nella identica posizione del giacobino Jean-Paul Marat nel celeberrimo quadro di David che lo ritrae appena assassinato per mano di Charlotte Corday in piena Rivoluzione francese, nel 1793. Gioca con lo humour più nero la Cineteca che ha inaugurato al Mic un’installazione stupefacente, “Piero Pelù/ Marat”, nella quale il frontman dei Litfiba è trasformato in un manichino cinematografico iperrealista.

“Piero Pelù/ Marat”, il frontman dei Litfiba è un manichino cinematografico iperrealista esposto al Mic di Milano

Pelù-El Diablo, invece, è vivo e vegeto. Semmai sono i Litfiba sull’orlo di fare la fine della star del rock più volta riesumata da una famiglia di addetti alle pompe funebri per salvarsi dal fallimento nella sgangherata commedia nera I cassamortari di Claudio Amendola. El Diablo è tornato, infatti, per L’ultimo girone dei Litfiba. Il tour dell’addio. Anche se, come insegna James Bond e come dimostrano band come Rolling Stones, Eagles e Kiss, non bisogna mai dire mai. 

Dopo 42 anni, Piero Pelù e Ghigo Renzulli, “nemiciamici” nei Litfiba, si ritrovano assieme sul palco per mettere il sigillo a una storia di tira e molla che ha rappresentato l’avventura rock più importante che l’Italia abbia avuto. E lo faranno salutando i fan con l’ultimo giro di giostra, un “ultimo girone” per l’Italia che il 23 luglio fa tappa in Sicilia alla Villa Bellini di Catania. 

«È bello che dopo 42 anni, un’esperienza come la nostra, poliedrica e variegata, abbia anche il coraggio di dire che questo sarà l’ultimo giro che faremo assieme per salutarci alla grande», commenta Pelù. «Il fatto che sia l’ultima tournée ci sta dando una carica pazzesca: sarà una bomba atomica. Non c’è mai stata tanta energia sul palco come questa volta».

Siamo stati dei pionieri del rock espresso in lingua italiana. I nostri riferimenti erano mediterranei, etnici e anglosassoni. Ovviamente l’anima rock collettiva è mutata oggi. Il rock è fatto anche di parole, di idee. Non ne rintracciamo tante

Piero Pelù

Innovativi, provocatori, impegnati, divertenti, esagerati, i Litfiba hanno avuto una influenza enorme sulla diffusione del rock in Italia. «All’epoca era inesistente», ricordano ridendo. «Da pionieri del rock espresso in lingua italiana, in una fase che seguiva al prog e al cosiddetto jazz-rock anni Settanta, era un buio totale. C’era solo il Festival di Sanremo. Poi, d’accordo, non possiamo dimenticare Edoardo Bennato e Pino Daniele, ma se parliamo di reale rock alternativo gli esempi sono pochi. Magari i Decibel di Enrico Ruggeri. Eppure, i nostri riferimenti erano mediterranei, etnici e anglosassoni. Ovviamente l’anima rock collettiva è mutata oggi. Il rock è fatto anche di parole, di idee. Non ne rintracciamo tante».

Neppure nei Måneskin, nuovi eroi del rock nazionale?

«Adoro i Måneskin, li seguo dai loro esordi e li andai anche a vedere a Firenze quando non avevano un seguito planetario», risponde Piero Pelù. «Mi hanno sempre stupito per la loro serietà. Noi alla loro età eravamo molto più selvaggi e sconvolti, anche se molto creativi, mentre loro sono ragazzi che hanno un approccio con la musica davvero serio: dovrebbero essere un esempio per le nuove generazioni».

Sarà stato difficile condensare quarant’anni di canzoni in una scaletta.

«Ne abbiamo preparate 42, quanti i nostri anni di vita, ma per scegliere i pezzi, tra 160 brani, c’è voluto un massacro. Ogni sera suoniamo una ventina di questi pezzi, molti dei quali storici, irrinunciabili. Abbiamo tenuto dentro tante cose diverse, per genere, per velocità, per argomento, era giusto in un concerto così importante toccare tutti i temi e gli stili musicali che hanno caratterizzato la musica dei Litfiba. Per forza di cose temi come la pace, la guerra, gli amici, la musica e la voglia di stare assieme, faranno parte di questa tournée. Quando due anni fa abbiamo iniziato a prepararla non ci saremmo mai aspettati di vivere quell’orrore che sta capitando in Ucraina: una canzone come Istanbul (che viene eseguita con un accenno a Yassassin di David Bowie, nda), scritta decenni fa, è ancora attualissima. E lo facciamo in uno show in cui a rappresentare tutto ci sono quattro grandi X che sono più potenti delle Z disegnati sui fottutissimi carri armati di Putin. Il rock’n’roll ha settanta anni di storia e resterà con noi, lui verrà presto dimenticato».

Ai vostri concerti accorrono tanti giovanissimi.

«È bellissimo avere ancora dei ragazzi che sono per la prima volta sotto un palco e godono della musica. Le piattaforme hanno ammazzato i dischi, ma la musica liquida ha fatto sì che tanti ti ascoltino per la prima volta. La rivoluzione è avvenuta, ne prendiamo atto e cerchiamo di viverne il meglio».

Ma è davvero il tour d’addio? In ogni caso continuerete a fare musica.

«Ognuno ha i propri progetti personali e continuerà per la propria strada. Non è detto comunque che non si possa suonare ancora assieme per qualche occasione speciale», risponde Ghigo Renzulli.

E Piero Pelù mostra il ghigno del Diablo: «Di sicuro i cinquant’anni li festeggeremo… ne mancano solo otto».

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