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Non brucia il filmato su Mario Venuti

Né docu, né film, il tentativo di Daniele Gangemi di raccontare la carriera dell’ex Denovo si rivela un lungo, didascalico, noioso, (auto)celebrativo e presuntuoso monologo, privo di una seria documentazione

Non è un biopic e nemmeno un docu-film Qualcosa brucia ancora che Daniele Gangemi ha dedicato a Mario Venuti e che dopo Taofilm Fest è stato proiettato all’Ortigia Film Fest di Siracusa. È un lungo, noioso, (auto)celebrativo e presuntuoso monologo che qualsiasi regista, senza per forza essere Giuseppe Tornatore, avrebbe reso più divertente e interessante. Sin dal titolo che cita quello di una canzone dell’artista catanese in cui si esalta il sesso solitario. Ma non è soltanto l’aspetto onanistico a rendere poco azzeccato il titolo, dal quale si può anche arguire che quel fuoco che ardeva ai tempi dei Denovo si è spento e oggi è rimasto un tizzone fumante, nulla più. Tanti altri titoli avrebbero meglio rappresentato il protagonista, da “L’ultimo romantico” a “Grandimprese” o “L’officina del fantastico”.

Mario Venuti è l’assoluto protagonista del filmato. Assiso sulla poltrona di casa, racconta la sua vita e la sua carriera. Senza aggiungere nulla di nuovo a quanto già si conoscesse o fosse stato scritto. Il parlato è infarcito di insignificanti “camere car”, ovvero sequenze registrate per le vie deserte e sporche della periferia di Catania. Mancano le voci di tutte le persone che hanno avuto un ruolo importante nella sua carriera: da Tony Carbone all’amiconemico Luca Madonia e al manager storico Francesco Fracassi, e poi Francesco Virlinzi, Carmen Consoli, Nuccio La Ferlita, Pippo “Kaballà” Rinaldi, Tony Canto, Seba. 

Daniele Gangemi, a sinistra, e Mario Venuti, al centro, intervistati ieri sera all’Arena Logoteta ospiti dell’Ortigia Film Festival

Non c’è stata alcuna ricerca di materiale di repertorio, filmati o foto d’epoca: soltanto una inutile serie di titoli di articoli di quotidiano (e lo dico a mio danno, essendo quasi tutti scritti da me). Eppure, si potevano chiedere alla Rai le immagini dei Denovo ospiti di Renzo Arbore nel 1985 a Quelli della notte, nel corso della quale presentarono dal vivo Niente insetti su Wilma. Successivamente i Denovo furono invitati ad esibirsi per un’intera settimana all’interno della storica trasmissione televisiva DOC. Di quella esperienza resta una videocassetta, edita dalla Fonit Cetra Video, contenente una versione live di Grida. O ancora le registrazioni della band etnea a “Sanremo rock”, oppure quando debuttarono in gara all’Ariston nel 1988 con Ma che idea, per non parlare di quelle, meno lontane, della reunion, sempre a Sanremo, nel 2008, nella serata dei duetti per A ferro e fuoco. Sarebbe bastato consultare YouTube per trovare immagini del famoso festival di Bologna del 1982, quando i Litfiba vinsero sulla band catanese. E certamente Nica Midulla, la mamma di Francesco Virlinzi, sarebbe stata lieta di mettere a disposizione foto e filmati realizzati dal figlio scomparso. 

Insomma, sarebbe bastato un po’ più di impegno ed esperienza. Daniele Gangemi, che si autodefinisce un «appassionato di musica» e che è stato fulminato da Mario Venuti sul set del video Silenzio al silenzio, è invece caduto nell’errore nel quale scivolò anche il grande Michelangelo Antonioni, quando realizzò il clip di Gianna Nannini, Questo amore è una camera a gas, ricorrendo a banalissime soluzioni didascaliche per riempire il vuoto di documentazione e di idee. La sua aspirazione, ha annunciato, sarebbe adesso quella di portare Qualcosa brucia ancora nelle sale, ma lo svuotamento dell’arena Logoteta dove è stato proiettato per l’Ortigia Film Festival non è certamente un buon segnale.

1 Comment

  • Carmen Luglio 23, 2022

    Ho visto anch’io il filmato, mi sono annoiata e sentendo i commenti di chi mi stava vicino non sono stata l’unica

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